“Pro” o “contro” l’IMU: il desolante panorama esistenziale dell’homo oeconomicus
di Enrico Galoppini - 06/09/2013
In tutto il parlare che si è fatto, per mesi, al riguardo dell’IMU, ovvero se rimandarla, ricalibrarla o addirittura abolirla, c’è un aspetto che è rimasto completamente ignorato dai vari commentatori.
Per forza di cose, i più, a seconda della rispettiva tifoseria di riferimento, hanno concentrato i loro sforzi nel far apparire l’altra parte (che, è bene ricordarlo, si trova nel medesimo governo dell’ammucchiata) come il colmo dell’incompetenza e dell’irresponsabilità. Così i pappagalli del PD hanno dato dell’“incosciente” al PDL, contrario all’IMU, mentre quelli del PDL hanno reiterato l’accusa al PD di voler “mettere le mani nelle tasche degli italiani”.
Da una parte, l’immagine di gente con la testa sulle spalle, coi libri mastri ben squadernati sul tavolo ed attentissimi a fare bene i “compiti per casa” (dati dai banchieri), dall’altra, quella di un partito che privo del senso del ridicolo si erge a paladino della “libertà”, compresa quella da una tassazione sempre più cinica e vessatoria.
Certamente una tassa sulla prima casa di proprietà è una cosa odiosa al massimo grado perché profondamente iniqua, ma è chiaro che le cose non stanno come le vogliono far sembrare i due partiti-fotocopia, in costante affanno per apparire alternativi l’uno rispetto all’altro e perciò costretti ad inscenare queste baruffe da avanspettacolo.
Purtroppo, però, la maggior parte della gente – che, va ricordato, non capisce assolutamente nulla di politica, e quindi di economia – ha percepito la questione come lotta all’ultimo sangue tra il “partito delle tasse” e quello ad esso contrario. Mentre in realtà nessuno dei due, pur sapendo esattamente come stanno le cose in materia di cosiddetto “debito pubblico”, ha la minima intenzione di smetterla con quest’assurda manfrina delle “manovre” alla ricerca di sangue fresco per mantenere in vita i vampiri che li hanno messi lì a far finta di governare.
Poi vi sono quelli che “si informano” perché leggono i giornali economici, sono “addetti ai lavori” eccetera, e per questo sciorinano tecnicismi incomprensibili (e fasulli) per i comuni mortali, dati e tabelle a (apparente) prova di contestazione, e le solite filastrocche sull’inflazione, i conti pubblici e, appunto, il “debito”, che tra l’altro pubblico non è affatto. Ecco, quelli, anche se danno l’impressione di capire qualcosa, non capiscono nulla come i suddetti esponenti della massa completamente a digiuno di ogni argomento politico ed economico, con l’aggravante che per il fatto di considerarsi “esperti” rappresentano quella massa critica, lo zoccolo duro di elettori, simpatizzanti e riproduttori di un sistema finanziario completamente fallace, anche per la loro capacità d’influenzare, con le loro opinioni “competenti”, un buon numero di persone in famiglia, sul lavoro ecc.
Vi è inoltre chi, in tutta questo tormentone sull’IMU e il famoso punto percentuale in più sull’IVA, ha individuato il segno d’una grave corruzione morale di una pretesa “classe dirigente” di cui dovremmo sbarazzarci al più presto. Il che è vero, ma non è ancora questo, a mio parere, il punto più interessante dell’intera questione.
Tutta quest’insistenza sull’IMU, sul "punto percentuale dell'IVA", sulle "accise", sul "caro vita", sulle "stangate" eccetera, insomma, tutta questa enfasi sul borsellino e sui risparmi degli italiani, dipinti di volta in volta come "furbetti", gente che non ce la fa più, infingardi e "bamboccioni", preparati ma costretti ad emigrare (tutto e il contrario di tutto, pur di mandarci in totale confusione), non fa che affossarci sempre più nelle piccinerie del "mondo".
Questi titoli d'apertura dei tg che da mesi, alternativamente, ci propongono "IMU sì, IMU no", Tares, Service Tax ed ipotesi le più strampalate e pretestuose su come dare "copertura" a questa o a quest'altra "manovra" (non basterebbero la sovranità monetaria?), producono un unico vero esito: quello d'intorbidire la mente e le coscienze di esseri che, piuttosto che elevarsi, sguazzano sempre nelle medesime ‘seghe mentali’ su qualche centinaio di euro da tirare fuori o meno, i quali, per carità, possono pesare, ma rischiano di diventare l'unico orizzonte esistenziale di una massa ridotta a concepirsi come mera riproduttrice delle sue funzioni più elementari, come quella di raccogliere la monnezza per poi pagare la tassa sui rifiuti.
Penso che nella storia umana non sia mai visto un abbassamento di questo livello. Intendiamoci, la maggioranza delle persone non ha mai brillato né per acume né per la volontà di staccarsi dalla palude della quotidianità, intesa nel suo senso più infimo. Ma almeno sapeva che esistevano delle “possibilità” per non finire completamente stupidi ed al livello delle bestie.
Con la democrazia e la sua illusoria “informazione” si è però pervenuti ad risultato inedito: tutti pensano che la loro “salvezza” deriverà da uno “spread” o da una valutazione di una “agenzia di rating”, mentre l’ansia monta all’idea che la benzina aumenterà o che le bollette, quest’anno, ci costeranno qualche euro in più.
La “crisi”, dunque, si rivela sempre più per quello per cui è stata pianificata e orchestrata, anche mediaticamente: uno stato d’animo collettivo, teso ad impantanare sempre più gli uomini nelle sabbie mobili della loro esistenza terrena nella misura in cui questa costituisce il soddisfacimento di esigenze materiali.
Cosicché il materialismo, da concezione ‘filosofica’ – peraltro irrealizzabile - per poche avanguardie anticlericali, diventa l’ideologia inconfessata e sovente inavvertita di tutti quanti, la cui felicità e la cui realizzazione, vien fatta dipendere da fattori che, in un mondo normale, occuperebbero l’importanza relativa che gli compete.