I missili degli USA non sfuggiranno ai radar russi
di Valentin Vasilescu - 06/09/2013
La Russia ha dimostrato di poter monitorare i missili da crociera lanciati dagli Stati Uniti contro la Siria, secondo Valentin Vasilescu.
Durante la giornata del 3 settembre, la stampa internazionale, citando RIA Novosti, riferiva che il ministro della Difesa russo Sergej Shojgu aveva detto al Presidente Vladimir Putin che il sistema di allarme missilistico russo aveva registrato, alle 06h16 GMT, il lancio un missile Sparrow dal centro del Mediterraneo, seguito da un altro missile Arrow 3. La rotta del missile puntava ad est, verso le coste del Libano, ma i missili infine cadevano in mare. In seguito, Israele ha ammesso che i missili erano suoi e che, senza informare nessuno, aveva deciso di condurre in collaborazione con la marina militare degli Stati Uniti, un test della missile Arrow della difesa antimissile israeliana (portata massima 145 km). In genere, questa informazione poteva essere ignorata, soprattutto quando sappiamo che la presenza navale russa nel Mediterraneo monitora costantemente la posizione e le attività di ogni nave da guerra statunitense, inglese, francese, turca e israeliana nella regione, grazie alla Prjazovie (SSV-201), la più potente nave da guerra elettronica della flotta russa.
Perché il Cremlino ha diffuso questa informazione ? E’ più che altro un avvertimento dato agli statunitensi. Vale a dire che non possono contare sul fattore sorpresa, quando lanceranno i loro missili cruise contro l’esercito siriano. La Russia ha infatti riposizionato i suoi satelliti da ricognizione sulla Siria e il Mediterraneo orientale, i cui dati vengono trasferiti al Centro Spaziale di Armavir (ad est di Novorossijsk sul Mar Nero, a 700 km dalla Siria). La dislocazione più probabile degli incrociatori lanciamissili degli Stati Uniti è a sud dell’isola di Creta, situata a 1000 km dalle coste della Siria. I missili da crociera tattici UGM-109 Tomahawk sono disposti nei lanciatori verticali VLS a bordo dei cacciatorpediniere statunitensi classe Arleigh Burke e dei sottomarini d’attacco statunitensi e inglesi. IlTomahawk viene espulso dal VLS da un motore-razzo che opera per 7 secondi bruciando combustibile solido, lanciando il Tomahawk a una quota di 1000 m, imprimendogli una velocità vicina alla velocità di crociera ed emettendo un forte impulso energetico sotto forma di calore rilasciato nell’atmosfera.
Il sistema di primo allarme russo include una rete di satelliti da ricognizione agli infrarossi in grado di rilevare il lancio dei missili, orbitando sul Mediterraneo orientale. L’impronta spettrografica agli infrarossi del lancio dei missili da crociera della marina degli Stati Uniti, viene immediatamente rilevata dai satelliti, e le coordinate del punto di lancio vengono immediatamente trasmesse al centro controllo missili balistici di Armavir. Il Centro Spaziale di Armavir ha un radar Voronezh-M che copre una distanza di 6000 km. Dopo il lancio iniziale, il missile da crociera distende le ali e attiva il motore turbofan per volare come un drone alla velocità di 700 km/h. Inoltre, l’inseguimento della rotta del missile viene eseguito dai satelliti militari Kondor, dotati di radar e posti su un’orbita circolare intorno alla Terra, alla quota di 500 km. L’area di osservazione del satellite è un fascio di di 1200 km (600 km in ciascun lato dell’asse della rotta).
Dopo la combustione del cherosene, gas caldo esce dal motore del missile da crociera, formando una traccia radar con la scia di ionizzazione, come la condensazione del vapore degli aerei, visibile ad occhio nudo nel cielo diurno. Dalla sua orbita, il satellite segue la traccia della ionizzazione, permettendogli di determinare la rotta del missile da crociera fino all’impatto con il bersaglio. Questi parametri vengono passati in tempo operativo al Centro Spaziale di Armavir e da lì, forse alle batterie missili del sistema di difesa antiaereo siriano.
Valentin Vasilescu, pilota dell’aviazione ed ex-vicecomandante della base militare di Otopeni, laurea in Scienze Militari presso l’Accademia di Studi Militari di Bucarest, 1992.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora