Alfano, il TAV e la sovranità
di Marco Cedolin - 25/09/2013
Il faccione di Angelino Alfano, capostipite della famiglia Addams, campeggia in prima pagina sul Corriere della Sera, agghindato con caschetto e gilet fosforescente (simboli di chi lavora duro) ritto in piedi dinanzi all'imboccatura del tunnel geognostico di Chiomonte, destinato a fermarsi 8 km più in là, anche se la maggior parte dei politici e dei giornalisti sono convinti che debba andare in Francia.
Ritto dinanzi all'imbocco del tunnel, con il faccione increspato da un sorriso bonario ed un codazzo di bestiario politico a fargli da claque, Angelino il grande rassicura mafiosi, intrallazzatori e mestieranti assortiti, affermando che "la TAV si farà, perchè è stata decisa da uno Stato sovrano". E si tratta di uno di quei rari casi in cui la bestialità esperita dall'oratore risulta essere talmente grande da mettere in secondo piano perfino l'argomento (il TAV) oggetto delle sue esternazioni.
Probabilmente infatti, con l'ausilio di soldati, gendarmi e magistrati, la mafia del tondino e del cemento qualche buco in Val di Susa riuscirà a farlo, pur senza metterci dentro una linea ferroviaria, tanto meno ad alta velocitá, ma.....
nessuno, neppure il padreterno, potrebbe dare a questo disgraziato paese anche solo la parvenza di uno stato sovrano.
L'Italia del 2013 non gode infatti di alcun tipo di sovranità, avendone svenduta ogni briciola, prima a Washington e poi a Bruxelles. Dall'economia alla politica estera, dal lavoro ai temi etici, dalla gestione dell'agricoltura a quella del circo mediatico, l'Italia del 2013 non ha il minimo spazio decisionale e l'unica cosa realmente sovrana risulta il genuflettersi dei camerieri politici, come il buon Angelino, di fronte al padrone, dopo avere mormorato yes Sir con gli occhi fissi a terra.
Se le questioni ( tanto il TAV quanto la sovranità) non fossero così drammatiche, di fronte alle parole di Alfano si potrebbe soltanto abbandonarsi ad una risata, fragorosa, dirompente e liberatoria.