Tutti spiati, le scuse di Obama non bastano
di Marcello Foa - 27/10/2013
Fonte: blog.ilgiornale.
Nessuno stupore, solo conferme. Chi ha gli occhi aperti e la mente sgombera dai pregiudizi sa da tempo che l’Amministrazione Obama non solo non è stata coerente, ma ha fatto l’opposto di quel che aveva promesso. Barack Obama assicurava lotta senza quartiere alle lobby finanziarie mentre la loro influenza è rimasta intatta se non è addirittura cresciuta. Idem per le lobby del Pentagono, ma è soprattutto in politica estera e nella lotta al terrorismo che il presidente un tempo piû acclamato del mondo ha mostrato il suo vero volto.
I ritiri da Afghanistan e Iraq sono risultati fittizi, l’appoggio a gruppi fondamentalisti sunniti in gran parte del Medio Oriente incomprensibile e foriero di un’instabilità permanente, le guerre ufficiali (Libia) e ufficiose (Siria) si sono risolte in un disastro umanitario senza vantaggi strategici. Sullo spionaggio che Obama ha superato ogni limite. L’America, a lungo simbolo di libertà, oggi viene vista come un Grande Fratello che non si limita a spiare potenziali terroristi, ma controlla tutti: cittadini americani, cittadini stranieri, premier e ministri di governi amici.
Si dirà: è lo spionaggio, bellezza. Certo, esiste da sempre. Ma su questa scala, con questa pervicacia, senza discriminare tra nemici dichiarati e veri amici non era mai accaduto. E Obama oggi appare tutto fuorché un uomo di pace e certo non meritevole di quel Nobel che, frettolosamente, gli fu dato sulla parola nel 2009. E il leader che doveva riscattare i valori e l’immagine dell’America assomiglia sempre di più al suo predecessore. Con un’aggravante: Bush, nella sua semplicità, era un uomo senza misteri, Obama il Vate che doveva condurre il suo popolo – se non il mondo – verso una nuova era di libertà, trasparenza e democrazia; quei valori che invece egli stesso, come rivela il Datagate, ha tradito.
Troppo grande la delusione. Stavolta le scuse, peraltro tardive e obbligate, non bastano.