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Con una decisione senza precedenti a livello nazionale, il Congresso degli Stati Uniti ha consentito qualche giorno fa la riduzione automatica dei fondi per il programma pubblico di aiuti alimentari (“food stamps”) destinati ad ampi strati della popolazione americana del tutto esclusi dalla “ripresa” economica teoricamente in atto. I tagli ammontano a ben 11 miliardi di dollari nei prossimi tre anni e sono scattati in seguito all’esaurimento dei fondi stanziati da Camera e Senato all’interno del pacchetto di stimolo all’economia approvato in seguito all’esplosione della crisi finanziaria del 2008.
Il programma di assistenza alimentare - ufficialmente denominato Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP) - era nato durante la Grande Depressione e garantisce oggi la possibilità di acquistare cibo a qualcosa come 48 milioni di americani a basso reddito o senza alcuna entrata.
I “food stamps” erano stati originariamente introdotti dall’amministrazione Roosevelt per far fronte ad una situazione di povertà dilagante sul finire degli anni Trenta del Secolo scorso e, in questi anni, sono tornati ad essere per molti un mezzo di sussistenza fondamentale alla luce delle conseguenze della nuova gravissima crisi del capitalismo americano e internazionale.
Nel solo anno fiscale da poco terminato, il governo federale ha così distribuito aiuti alimentari per quasi 75 miliardi di dollari e ogni americano ha ricevuto in media poco più di 134 dollari al mese. A testimonianza delle drammatiche condizioni in cui versano milioni di persone a causa della crisi economica, a tutt’oggi più del 15% della popolazione degli Stati Uniti beneficia dei “food stamps”. Secondo i dati dello stesso governo di Washington, addirittura, circa 7 milioni di americani contano sui “food stamps” come unica fonte di entrate.
A causa dei tagli entrati in vigore nel fine settimana, nei prossimi tre anni una famiglia composta da tre persone perderà 300 dollari all’anno in buoni alimentari. Soprattutto, la ferocia della classe politica d’oltreoceano farà in modo che a breve verrà deciso un ulteriore ridimensionamento di questa voce di spesa. Infatti, nell’ambito della nuova legge relativa al settore agricolo USA - visto che i “food stamps” sono gestiti dal Dipartimento dell’Agricoltura - i due rami del Congresso hanno già approvato separatamente altrettante misure che contengono altri tagli.
Particolarmente dura appare la versione della Camera a maggioranza repubblicana, il cui provvedimento prevede una riduzione dei fondi per 40 miliardi di dollari in dieci anni, escludendo 2 milioni di americani a bassissimo reddito dall’accesso ai programmi alimentari. Il pacchetto votato dal Senato a maggioranza democratica, invece, di miliardi di dollari per i “food stamps” intende tagliarne 4.
La notizia del ridimensionamento dei buoni alimentari è passata sotto silenzio su quasi tutta la stampa americana, impegnata al contrario a celebrare la recente decisione della Federal Reserve di continuare ad immettere sui mercati finanziari 85 miliardi di dollari ogni mese.
Tra i pochi giornali a dare un qualche rilievo alla notizia è stato il News Tribune dello stato di Washington, il quale ha ricordato come, nelle probabili intenzioni del Congresso, la riduzione dei benefit alimentari dovrebbe essere la conseguenza di un’economia in ripresa. Ciò conferma ancora una volta il divario incolmabile esistente tra la classe politica e la grande maggioranza della popolazione, dal momento che la prima misura i progressi economici del paese unicamente con i dati relativi all’andamento della borsa e ai profitti delle corporations, entrambi a livelli da record.
Oltre a riportare le drammatiche testimonianze di coloro che, spesso assieme ai loro figli di pochi anni, vedranno minacciata la propria sicurezza alimentare nell’immediato futuro, i reporter del News Tribune hanno poi evidenziato la gravità della situazione in stati come California e Texas, dove in cinque anni i beneficiari di “food stamps” sono aumentati di 2,5 milioni, ricordando inoltre che le stesse statistiche governative avevano già rilevato come l’SNAP raramente garantiva valori nutrizionali adeguati anche prima dei tagli.
Per la testata con sede a Tacoma, l’impatto della riduzione dei “food stamps” non si farà sentire soltanto su coloro che ne beneficiano, visto che alcuni studi hanno dimostrato come ogni 5 dollari spesi in buoni alimentari ne vengano generati 9 in attività economiche collegate.
La classe dirigente americana, dunque, non solo è del tutto insensibile ai bisogni elementari della popolazione americana in difficoltà ma ad essi risulta addirittura ostile, togliendo letteralmente il pane di bocca a milioni di poveri, disoccupati, madri single e disabili, mentre continua ad assicurare un flusso di denaro ininterrotto ai colossi dell’industria finanziaria.
I tagli ai “food stamps”, come è noto, giungono nel pieno di un vero e proprio assalto alla spesa pubblica destinata ai programmi sociali negli Stati Uniti. Proprio la settimana scorsa, tra l’altro, ha tenuto la prima seduta una speciale commissione del Congresso che ha l’incarico di trovare un accordo bipartisan sul debito federale e che potrebbe di fatto gettare le basi per lo smantellamento dei programmi pubblici di assistenza Medicare, Medicaid e Social Security.
Il 31 dicembre prossimo, infine, sempre tra l’indifferenza di politici e media ufficiali, cesseranno definitivamente anche i sussidi di disoccupazione addizionali stanziati a livello federale per far fronte all’interruzione avvenuta già da tempo in molti stati di questo genere di aiuti, gettando nella povertà altri milioni di americani senza la minima speranza di trovare un lavoro ben retribuito.