Un Paese di analfabeti, servi e pigiabottoni
di Antonio Serena - 20/11/2013
Fonte: Liberaopinione
Molti amici mi contestano quando dico che sono contrario alla riduzione del numero di parlamentari. La mia obiezione è semplice e netta: noi abbiamo oggi lo stesso numero di parlamentari che la nostra nazione esprimeva ai tempi di Giolitti, quando la popolazione italiana era grossomodo la metà. Mi irrita pensare che il grado culturale della stragrande maggioranza dei cittadini di questo Paese li porti a concludere che con questo tipo di operazioni si arrivi a ridurre il nostro debito pubblico e quindi a far ripartire la macchina dello Stato.
Mi irrita, ma non mi sorprende. Questo è pur sempre un Paese dove, come comprovato da qualificati studi recenti, 7 cittadini su 10 non sanno associare un numero ad un grafico; un Paese (qualcuno lo definì un “espressione geografica”) dove l’analfabetismo è diminuito solo perché viene accertato tramite autocertificazione.1
Sarò forse ingeneroso con la mia gente ma questa terra di disoccupati rassegnati, per difendere l’indipendenza della quale mio padre partì volontario nella Grande Guerra pur potendosene stare a casa, mi irrita, mi delude sempre più, mi ferisce profondamente.
Sì, è vero, il Parlamento è ridotto ad una mela marcia, piena zeppa di indagati, ladri, truffatori, disonesti e servi al servizio dei partiti. Lo affermo perché l’ho constatato di persona negli anni di una non brevissima esperienza. E’ un ricettacolo di falliti costretti ad obbedire ai partiti i cui capataz di turno, al momento delle votazioni più importanti, passano per i banchi a ricordare ai “rappresentanti del popolo” che se non voti come devi potresti non essere più candidato alle elezioni successive.
Tutto vero, ma il problema non è lì, non è nel numero di deputati e senatori, ma nel come adempiono al loro mandato; come non sta nei 5 o 10 mila euro percepiti da un parlamentare: pochi se fa il suo lavoro come dovrebbe; tantissimi se va a prostituirsi o a scaldare lo scranno. Il problema è che i partiti delle cosiddette destra e sinistra che fanno eleggere i loro uomini in parlamento con elezioni truffa sono guidati da personaggi incolori, senza idee, senza programmi, al servizio dei padroni del Bilderberg, della Banca Centrale Europea, del Fondo Monetario Internazionale.
Sono loro i nostri veri padroni, gli affamatori usurai della grande finanza internazionale che ci hanno ridotti in questo stato. E sono figli o figliastri di quei signori che si sono spartiti il mondo a Yalta nel 1945 e che vogliono che questo statu quo si perpetui in eterno. O accetti questo stato di cose, o finisci come Enrico Mattei, come Bettino Craxi, come Silvio Berlusconi. Gente di princìpi e idee diverse, tutti abbattuti, piaccia o non piaccia, quando si sono permessi di ribellarsi alle regole imposte dai vincitori alla fine della seconda guerra mondiale.2
Quando aprirà mai gli occhi questo popolo addormentato dalla potenza dei media?
1)Piero Angela, A cosa serve la politica, Mondadori, 2011.
2) Enrico Mattei, ex partigiano bianco, fautore della liberazione dell’Italia dalla schiavitù imposta dalle “7 sorelle” petrolifere, venne assassinato nel 1961 con una bomba piazzata nel suo areo; Bettino Craxi finì in esilio dopo la famosa polemica di Sigonella, quando volle affermare il diritto della nostra nazione alla sua sovranità; Berlusconi iniziò la sua discesa politica dopo il tentativo di accordo Eni-Libia-Gazprom che danneggiava gravemente gli interessi americani.