Lato A: l’elezione di Renzi alla segreteria di PD rappresenta senza dubbio una svolta rispetto al passato e un taglio netto con la vecchia nomenklatura postcomunista che ha avuto un ruolo decisivo nella sinistra moderata italiana. Ben venga, dunque, una ventata di modernità.
Lato B: non mi convince la caratura dell’uomo. E’ dotato di indubbie capacità dialettiche e di un certo fiuto per gli umori e le aspettative del pubblico. Ma è essenzialmente un affabulatore, motivato più dall’ambizione per il potere che dal desiderio di perseguire una visione del Paese. Non c’è sostanza, non c’è profondità, non c’è un disegno. L’opportunismo mediatico e dialettico è la sua arma principale e l’abilità di presentarsi per quello che in realtà non è, rappresenta un asset fenomenale nella politica di oggi. Ma non vedo neppure il germoglio di uno statista e, men che meno, il desiderio di percorrere alternative a quelle tipiche del “pensiero unico” dominante nei giornali, nei palazzi della politica italiana ed europea. Non a caso a sostenerlo è innanzitutto un quotidiano come “Repubblica”.
Come Obama, è un candidato da “Yes we can”, ma prima, in campagna elettorale, per motivare e spronare le masse. Abilissimo nel promettere, non nel mantenere. Se mai dovesse vincere le elezioni, non è difficile immaginarlo come uomo da establishment, pronto ad allinearsi ai poteri e alle lobbies che contano, pur di restare in sella.
Pensateci: non ha fatto nulla di memorabile come sindaco di Firenze e i tentativi di mantenere il doppio mandato (di sindaco e segretario Pd), la dicono lunga sull’indole e sul coraggio dell’uomo.
Ci vuole ben altro per risollevare l’Italia…
Renzi vi deluderà.