Previsioni per il 2014...
di Francesco Mario Agnoli - 02/01/2014
E' del tutto naturale, e difatti, come ci ricordano gli antichi lunari e ancora oggi il Barbanera (giunto alla 252° edizione) e Frate Indovino, avviene da tempo immemorabile, che a fine anno si tracci il bilancio dei dodici mesi appena trascorsi e si facciano le previsioni per i dodici che stanno per iniziare. Un po' meno naturale, ma anche questa è la costante da molti anni in qua, che le previsioni sul costo della vita, quindi sulle spese che i singoli cittadini e le famiglie dovranno sostenere nell'anno nuovo che gli si spalanca davanti, da Capodanno a San Silvestro, siano sempre al rialzo.
Una costante si è detto, che però appariva sopportabile anzi quasi normale negli anni delle vacche grasse, quando assieme ai costi salivano anche le entrate e anzi in misura tale da lasciare un margine alle spese non necessarie e al risparmio, ora più ora meno grande, ma comunque un margine. Assai meno naturale che i costi salgono mentre vengono meno i posti di lavoro e gli stipendi flettono o si azzerano sicché risultano in continua diminuzione le disponibilità dei cittadini, in moltissimi casi costretti a mettere mano ai risparmi dei tempi buoni fino quasi (o, troppo spesso, senza quasi) ad esaurimento.
In realtà il presidente del consiglio Enrico Letta twitta (adesso tutti twittano, dai Papi a Renzi) che nel 2013 le tasse sulle famiglie sono diminuite e che questa tendenza, che ispira e consolida la fiducia, continuerà anche nel 2014. Tweet confermato (esclusivamente però per il lavoro dipendente) dalla Cgia di Mestre, solitamente puntuale e tutt'altro che incline a fare sconti al governo.
Allora urge mettersi d'accordo. Difatti le associazioni dei consumatori annunciano invece una pioggia di rincari, che interesseranno un'infinità di settori: l'energia elettrica, i trasporti locali, la raccolta rifiuti, gli alcolici, il caffè, i distributori automatici, sicché il Codacons conclude che “i nuovi aumenti eleggeranno i cittadini italiani a più tartassati d'Europa”. A sua volta la Federconsumatori-Adusbef si spinge fino a quantificare il peso dei rincari per la famiglia media italiana nella non modesta cifra di euro 1.394.
Difficile per i non addetti ai lavori dire se e fino a che punto questi conteggi previsionali delle associazioni consumatori siano attendibili. Al momento l'unica cosa certa per quanto riguarda il settore direttamente o indirettamente pubblico dovrebbe essere che, mentre la bolletta del gas rimarrà ferma, aumenteranno quelle dell'acqua (sembra non in modo uniforme per tutti o per tutti i luoghi) e della luce. Quest'ultima come conseguenza di un aumento, pari allo 0,7% delle tariffe elettriche, a seguito dell'introduzione di un nuovo onere di carattere generale, denominato “Ae” e destinato a finanziare le agevolazioni concesse alle industrie con elevati consumi di energia (per questa voce l'aggravio sui bilanci familiari dovrebbe essere abbastanza modesto, partendo da un minimo-base di quattro euro annui a famiglia).
Importo modesto a parte e a parte anche un altro aspetto del problema, cioè fino a che punto sia condivisibile il sistema di addossare alla generalità degli utenti il costo dei benefici concessi ad una categoria, è legittimo chiedersi se nel suo tweet Enrico Letta ha tenuto conto di questo onere. In Italia vi è, difatti, un gran numero di balzelli, canoni, addizionali et similia. che vengono volentieri trascurati nel computo della pressione fiscale, ma ai quali comunque non si sfugge sicché pesano sul bilancio familiare e a volte, non appena fa comodo per la riscossione forzosa e l'imposizione di sanzioni (è il caso del cosiddetto “canone televisivo”), assumono il minaccioso volto del tributo.
In realtà poco importa il nome o il titolo per cui si paga. Ciò che conta è la sostanza e la situazione del cittadino non migliora se tasse e imposte calano, ma tutto il risparmio, e magari qualcosa in più, se lo mangiano, oneri vari, privilegi e sovvenzioni per questo e quello, canoni e addizionali. Allora non resta che augurarsi che le associazioni consumatori abbiano preso una cantonata e Letta non abbia fatto il furbo, ma sia stato onesto coi suoi trionfali tweet. Ridotte come sono dopo sette anni di crisi, ben poche famiglie italiane sarebbero in grado di reggere un ulteriore aggravio di 1.394 euro annui, un importo più o meno equivalente ad una mensilità di uno stipendio medio. Ovviamente per chi un lavoro e uno stipendio ce l'ha.