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Parole di speranza

di Simone Torresani - 06/01/2014

 


 

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Mi chiamo Simone Torresani e, da oggi, sarò uno dei collaboratori al dibattito  di questo blog,nella cui filosofia mi rispecchio da lungo tempo.Ho comunque deciso di inaugurare questo 2014(un anno nuovo gia' oberato dai vecchi e insoluti problemi) in modo particolare:in questo mio post d' esordio,infatti,non scriveroò né di economia,né di alternanze o alternative al sistema,né farò analisi filosofiche o socio-economiche.Semplicemente,condividerò con tutti voi una mia reale esperienza di vita,la quale si inserisce in pieno nella nostra comune visione del mondo:la mia testimonianza vuole essere una nota positiva,un inno all' ottimismo per farvi sapere che siamo nel giusto e che dobbiamo continuare col nostro dibattito e a tener alta la bandiera dei nostri ideali.

Ho passato la notte dal 31 dicembre al 1 gennaio camminando per le strade del monumentale centro storico di Cremona,la mia città,assieme ad una amica che non vedevo da un poco di tempo,Daniela,una ragazza di soli 23 anni ma dalla viva e profonda intelligenza, la quale ahimé in tali tempi grami non trova modo di sublimarsi.Mentre intorno a noi persistevano i segni decadenti di una chiassosa civiltà da versione "2.0" di Basso Impero,con le piazze semi vuote(non penso per il freddo..) e i soliti tristi eccessi vuoti e alcoolici,tipici della decadenza occidentale,Daniela mi parlava dei suoi problemi e di come,dopo aver pensato a lungo,è giunta a considerare l' ipotesi di ritornare, prima della fine del 2014,presso la sua famiglia in un piccolo paese del meridione,un borgo un poco isolato dalle grandi vie di comunicazione dove,però,persistono ancora i tratti di un vero senso comunitario e sono fortissimi i legami familiari.Considera questa una soluzione necessaria,in quanto-nonostante la giovane età- ha il presentimento dell' avvenire di tempi duri,difficili,in cui solo l' attaccamento alle proprie radici ,al proprio territorio,ai rapporti di consanguineita',faranno da scudo e da barriera.Questa ragazza si è trovata, o meglio si trova,a vivere in un ambiente atomizzato ed ostile,in un quartiere dormitorio di periferia che un tempo era una vera e propria "città nella città'",un fantastico microcosmo in cui ciascuno aveva un determinato ruolo e ci si conosceva..era un luogo,un vero "luogo" almeno sino agli anni Sessanta-Settanta.Poi,come da manuale del sociologo Marc Augé,con la "accelerazione della storia" verso la surmodernità, anche tale quartiere si e' trasformato in un "non luogo":le vecchie figure tradizionali che battevano le strade animate ora sono divenuti anziani,troppo anziani:chi è deceduto,chi è nella casa di riposo,chi si trascina giocando a briscola in un centro anziani comunale.I figli e i nipoti,dispersi in altre città,in altri quartieri;chiusi i vecchi negozi storici,interrate alcune rogge e canali che solcavano le vie;costruite obbrobriose palazzine di edilizia popolare oggi abitate da una babele di lingue, dialetti ed etnie,nazionali ed estere.Un quartiere periferico snaturato,senza punti di riferimento(a parte una parrocchia dove l’ attività principale pare sia quella dei funerali degli ultimi testimoni di un mondo che fu),una zona difficile,in cui le iniziative farlocche in salsa buonista del Comune o le patetiche idee di associazioni di volontariato sono solo un buco nell' acqua.Non si risolvono questi problemi innalzando case popolari,dando appartamenti prefabbricati,con ascensori cui,ad occhio,la manutenzione risale ai tempi di Bettino Craxi..Che in questo "non luogo" dove attualmente vive Daniela, parafrasando Shakespeare,"ci sia del marcio in Danimarca" lo si evince da una notizia di cronaca fresca:un uomo di neanche sessant' anni,disoccupato da tempo,è deceduto in casa per cause ancora ignote ma senz' altro legate alle sue condizioni socioeconomiche disastrose(pareva dormisse con cinque coperte,una brutta storia di tagli ,di bollette non pagate,di emarginazione).

Con la tipica ipocrisia tartufesca italica ed occidentale,il quartiere ha esposto striscioni per le vie(la mediatizzazione e il culto dell' apparire travalicano anche la vita) gridando "vergogna","dove eravate"?

Prima di tutto,la domanda andrebbe girata in :"dove eravate voi,popolo degli striscioni?" . A postare su Twitter?A fare foto su Instagram? Si scopre che "in molti,nel vicinato,sapevano"..già,sapevano ma poi nel concreto,il nulla.Tanto,basta mediatizzare nel rito postmoderno del quarto d' ora di celebrità warholiano l' indignazione trasformandola in coloriti slogan messi ai muri e ai balconi,per lavarsi la coscienza.

Non voglio ora tuonare troppo contro i miei concittadini.Questo è un quartiere difficile, come se ne trovano in tutte le città,sia nelle grandi che nelle piccole,è una storia che oggi sarebbe potuta succedere anche a Roma,Milano,Palermo..ma in una città di provincia,il tutto fa un certo effetto.Forse perché un tempo si associava la provincialità a un "buon vivere" che purtroppo oggi stiamo perdendo.

In questo marasma,in questo "non luogo" ,ben vengano allora le ragazze giovani come Daniela che,seppur nelle difficoltà,hanno saputo impiegare il loro tempo non gettandosi via con impulsi autodistruttivi,ma pensando con la propria testa,informandosi,giungendo a conclusioni che paiono banali ma che non lo sono: sono conclusioni che denotano una antica saggezza.Daniela non e' (attualmente) una antimodernista,non conosce il pensiero di Massimo Fini,però ha saputo usare la "solitudine positiva"(come aveva scritto Francesco Lamendola in un bellissimo articolo sulla solitudine,pubblicato sul sito d' Arianna) per leggere in sé stessa e per ritrovarsi.E si ritroverà,senz' altro,ripartendo dalle sue origini.Certo non partirà domani,quindi io avro' ancora la fortuna di vederla.Ma noi siamo d' accordo che nessuna distanza intaccherà la nostra conoscenza,la nostra amicizia.Useremo intelligentemente i mezzi moderni per restare in contatto e poi nessuno conosce il futuro..una volta stabilizzatasi e ritrovatasi,lei potrebbe anche ritornare.Perche' Cremona è la sua seconda casa,anche qui ha radici.Daniela sta affrontando la vita senza l' assillo di fughe esistenziali in paesi esteri o esotici,ma conscia del suo essere e delle sue profonde radici.Daniela,ti ringrazio per avermi fatto passare una notte di San Silvestro speciale:abbiamo camminato per la città,riso,scherzato,parlato intensamente,le ore sono letteralmente volate e abbiam fatto le 3,20 del mattino che eravamo ancora lì,a parlare,a confidarci..e mai un secondo di quella notte è stata noia.Credo di aver passato uno dei San Silvestro più belli ed interessanti della mia vita.E ho voluto condividere,come buon auspicio per il 2014,queste mie riflessioni,queste mie piccole esperienze di vita con tutti voi.Fin quando nella massa ci saranno ancora delle persone come Daniela,allora credo che nulla sia perduto.Ė da questa gente, da una persona come questa, seppur estetista disoccupata,che dovremo ripartire quando la baracca dei folli andrà al collasso.