La dittatura
di Lorenzo Parolin - 08/01/2014
Il martello pneumatico demolisce che è un portento, ma chi vuol costruire deve deporlo.
Le cavallette sono insetti innocui, ma quando sono tante, dove passano lasciano il deserto.
I lupi sono animali che vivono in società, ma solo per cacciare meglio; essi hanno mangiato anche le pecore contate, vigilate, protette. Dove agiscono questi tre “signori” è impossibile avere crescita.
Il nostro mondo ha inventato numerosi meccanismi per regolare la convivenza, in particolare esso ritiene che la “democrazia”, il “mercato” e la “laicità” siano i suoi figli più illustri. Io li ho guardati e riguardati, ma, più del lupo, della cavalletta e del demolitore io non vi ho scorto. Contrariamente a quanto tutti credono, essi non sono la soluzione dei problemi, ma il problema stesso.
Il libero mercato abbatte tutte le barriere ed opera un coordinamento addirittura sull’intero globo, favorendo chi produce a prezzi inferiori e a qualità superiore. Sembra una grande opportunità di sviluppo per i più volonterosi, una sfida ad armi pari per tutti, invece, i ricchi hanno capito che il mondo povero è un’immensa riserva di manodopera disposta a fabbricare i prodotti tipici del benessere a prezzi esigui e a comperarli a prezzi elevati. Allora investono capitali in quelle nazioni, istruiscono la manodopera il minimo indispensabile, tengono accuratamente nascosti i segreti tecnologici ed intascano guadagni esagerati. I lavoratori manifestano pure riconoscenza verso chi dà loro da vivere, sia pur miseramente e lavorando, e non si accorgono che il mercato dà loro quattro soldi e poi glieli strappa uno alla volta, come si fa con le penne dei polli, affinché non gridino troppo.
Il popolo dovrebbe investire ogni sua risorsa in istruzione e in cose utili, invece, abbagliato dal mito del progresso, abbandona le sue tradizioni e sperpera i magri guadagni in banalità e frivolezze, rimanendo ignorante e povero.
È vero che il prodotto interno lordo delle popolazioni sfruttate aumenta del 5-10% all’anno, ma l’utile va a finire nelle tasche dei capitalisti e ad aumentare il valore delle azioni delle loro industrie, perciò, quando investiamo in borsa sulle grandi multinazionali, non facciamo che dare mandato a sfruttare i poveri che vi lavorano.
Attraverso il libero mercato, noi Occidentali siamo come uno stuolo di cavallette che visitano le sudate coltivazioni dei paesi poveri e vi lasciano un paesaggio invernale.
Qualcuno dirà: “Piuttosto che muoiano di fame è meglio così”. Ma si potrebbe anche pagarli onestamente e non disorientarli con la nostra cultura mortifera.
Ogni giorno assistiamo alla fusione di grosse aziende, di banche e di assicurazioni per formare colossi economico-finanziari. Lo impone la globalizzazione, dicono! Ed è vero; esse lo fanno per non rimanere schiacciate da altri colossi, per essere forti abbastanza da raggiungere e dominare un vasto numero di piccoli e per prendere le distanze da chi le insidia alle calcagna; perciò la loro è l’efficienza del lupo che si associa per cacciare, e non uno strumento per generare equità.
La democrazia crea organismi sovranazionali con lo scopo di inquadrare il mondo sotto un’unica serie di leggi dettate dai grandi. L’Unione Europea è uno di questi, ed è nata per competere alla pari con il Giappone e gli Stati Uniti.
Le guide si mettono superbamente alla testa di queste strutture, ma la carovana, nonostante i loro sforzi (o a causa degli stessi), finisce fuori pista e vaga tra le sabbie mobili. Poiché il moto è lento, alcune guide si reggono in sella per molto tempo, ma la storia le disarciona ad una ad una e le getta nella polvere.
Una cosa è organizzare l’armata scegliendo tra la truppa i caporali, i sergenti e i capitani, un’altra è voler nominare anche il generale e delegarlo a dare ordini. Questa alta carica non è consentita a nessuno perché in natura c’è già il “Generale”, ed ha già impartito i suoi ordini!
È giusto che gli uomini dell’organizzazione vengano eletti dal basso; ma per eseguire! gli ordini che vengono dall’Alto, non per darli.
La democrazia sembra il sistema più giusto e più umile che esista perché fa partecipare tutti e ascolta tutti, invece, per la nostra condizione di creature è un’alta forma di superbia, è un voler fare senza Dio, è una scelta nichilista fortemente limitante. La democrazia (e il potere in genere) sovverte l’ordine naturale delle cose: essa mette uomini a capo di altri uomini e conferisce loro poteri da semidei quando invece sopra gli uomini c’è solo Dio e ognuno risponde solo a Lui. Non esiste l’uomo superiore degno di fare il capo, esiste solo la figura del superuomo: uno con le facoltà mentali alterate, simile ad un “bevuto” che sovrastima le sue capacità e conduce i popoli e le nazioni allo sfacelo. I capi semmai devono stare sotto gli uomini e con la funzione di servi organizzatori, per lo più eletti con il metodo democratico della maggioranza.
Questo! è l’organigramma del sistema vincente, ed ha per nome: “regno di Dio”. Esso non è una democrazia, ma una dittatura, in cui il dittatore, una volta impartiti gli ordini perentori, lascia libertà assoluta di seguirli e aspetta che il suddito si accorga che non c’è niente di meglio che ubbidire.
Chi voglia primeggiare tra gli uomini gli conviene mettersi il grembiule e servirli.
La “laicità” degli organismi di governo non è una semplice contrapposizione al clericalismo (giustamente deprecabile), ma una presa di distanza da Dio. Essa si illude di poter fare passi in avanti camminando di lato o all’indietro, chiama educazione la semina di zizzania, chiama giustizia il far rispettare leggi antiumane o disumane, chiama bene il male e lo promuove, crede che senza la sua presenza il mondo andrebbe a rotoli, invece, proprio per causa sua è sempre sottosopra. Per non fare torto ad alcuna fede religiosa, e soprattutto ai non credenti, la laicità è arrivata ad escludere il fatto religioso dalle scuole, dalla politica, dalla vita sociale ecc. Si dice: “Intanto diamo una impostazione di base, comune a tutti, poi, chi lo vorrà, svilupperà anche il lato religioso, così come si prendono lezioni di pianoforte o di nuoto.
Qui però non è in gioco la quantità, ma la qualità della vita. Fare a meno di Dio non significa fare una cosa in meno, ma condannare qualunque attività alla mediocrità e all’insufficienza; è come spegnere la luce a tutti ed inciampare al buio per non far torto ai ciechi; è come voler guidare un grosso camion disattivando il servosterzo. La libertà umana spesso è infastidita dall’aiuto offerto da Dio e, volendo fare di testa sua, imbraccia il martello pneumatico e demolisce ciò che la tiene collegata a Lui. Senza più l’ausilio del Servosterzo, per guidare il camion-uomo servono due braccia da facchino, e alla prima tortuosità si esce lo stesso di strada.
Nonostante il Sistema sia un bluff, esso si presenta con un aspetto così attraente che incanta molti e li tiene ad esso incollati. È l’effetto fuochi d’artificio! Le bombe piriche vengono lanciate una dopo l’altra, in sordina salgono alte nel cielo, si esibiscono in una fiammata, poi, in brandelli, si disperdono anonimamente nel buio.
Questo è quanto succede anche alla gente di spettacolo, ai politici, ai finanzieri, alle ideologie, ai governi, agli imprenditori d’assalto, al puttanizio di lusso ecc. ; appena uno accenna a spegnersi c’è subito un altro che crede di essere più bravo e furbo degli altri, pronto a sostituire il “logorato” e a tenere accesa la ribalta. Dall’esterno si ha l’impressione di uno spettacolo interminabile, eccitante, invidiabile, ma seguendo le singole persone le si vede a turno finire nella polvere e chiudere la vita nella tristezza, nel fallimento, nello sconforto e nella paura della morte, con la quale non sanno dialogare.
Come fare per evitare che la gente sia attratta dal contrario di ciò che è bene e s’accorga della sua vacuità prima di farsi troppo male? Come orientare la società dalla parte giusta?
Aspettarsi che la soluzione ai molti problemi venga da quelli che stanno in alto è un’illusione, perché, se sono lì è perché sono gli egoisti più furbi e incalliti e quindi i più sordi all’altruismo. I veri cambiamenti partono perciò dal basso e dopo che sia avvenuta nelle persone la conversione del cuore. La conversione non si ha una volta per tutte, ma ogni volta che si agisce è necessario sostituire i meccanismi dell’egoismo con quelli dell’altruismo; allora si vedranno i risultati sperati. La politica con la “p” maiuscola perciò è l’arte di seminare nei cuori affinché molti cambino vita.
Tante piccole forze concordi: le migliori, le più istruite, le più oneste, le più indipendenti, faranno crescere le strutture sane, al punto da oscurare quelle oppressive. Questo è il segreto della vera crescita: lievitare la massa! A furia di seminare, qualcosa di solido crescerà.
Ciò suppone però che l’occupazione primaria dell’uomo sia la ricerca di Dio e l’esercizio dell’altruismo, invece, nel nostro mondo l’altruismo non si sa che cosa sia e nemmeno si parla mai di colui che ne è l’ispiratore: Dio. Io ho ascoltato per centinaia di ore le dirette dal Parlamento, congressi di partito, riunioni di alti organismi e discorsi di uomini di governo, ma non ho mai sentito pronunciare la parola “Dio”; essa è stata bandita dalla nostra società.
Eppure ci vorrebbe poco per risolvere tanti problemi; basterebbe fare un passettino dalla parte giusta: Dio è sempre lì, a qualunque ora della vita. Non è mai troppo tardi per cominciare a cercarlo; lui paga tutti i suoi servitori allo stesso modo: tanto quelli che iniziano all’alba quanto quelli che arrivano sul far della sera. Però, chi prima lo conosce, prima comincia a gioire.[rif. L1/97]