In attesa di fare un confronto puntuale fra la bozza di legge elettorale di Renzi e la recente sentenza della Corte Costituzionale, credo di dover fare delle valutazioni politiche sull’incontro fra il neo segretario Pd e l’intramontabile Cavaliere, la cui portata va ben oltre il merito della legge elettorale.
In primo luogo, mi sembra che questo accordo abbia gambe molto corte e scarsa possibilità di riuscita. Esso è articolato in tre punti: legge elettorale, riforma del Senato e riforma del titolo V della Costituzione. Lasciamo da parte l’ultimo punto su cui è stato detto troppo poco e concentriamoci sui primi due, iniziando dal Senato. Di fatto lo si abroga sia perché gli si toglie il potere di votare la fiducia e, necessariamente, la finanziaria, sia perché si pensa di renderlo non più elettivo, sostituendo gli attuali senatori con Presidenti di Regione, sindaci ecc. Quindi, gli attuali senatori possono prepararsi per la panchina ai giardinetti.
Ma, siccome sino a quando la Costituzione è questa, occorre che la riforma la voti anche il Senato (ed a scrutinio segreto) voi ve li vedete i nostri baldi senatori che votano a favore di una riforma che li abroga? Sarà, ma ci credo poco.
Legge elettorale: se dovesse restare questa, sicuramente contrari dovrebbero essere Lega, M5s, centristi vari. Il che dice che la sommatoria Pd-Fi è di 168 seggi, c’è poi un’area di incerti composta da Gal, Misto, Sel, Autonomie e senatori a vita che assommano a 48 seggi. La maggioranza richiesta è 164, sulla carta bastano Pd e Fi. Però, c’è da considerare che il gruppo del Pd è composto in larga parte di bersaniani e cuperliani, per cui occorre vedere quanti ribelli ci saranno, ed anche Fi non è detto che resti compatta, sia perché potrebbero esserci ancora cripto alfaniani in attesa di venir fuori, sia perché alcuni potrebbero votare contro la riforma della legge elettorale anche per sabotare quella del Senato.
Si consideri che si vota a scrutinio segreto e che il Presidente, Grasso, per consuetudine non vota. Anche alla Camera i renziani sono minoranza rispetto al totale del gruppo. Dunque anche sulla legge elettorale non pare che le cosa vadano così lisce come molti sostengono.
In secondo luogo, la riforma del Senato richiede la revisione costituzionale che ha i suoi tempi, quindi non se ne parla più di votare per tutto il 2014, il che liquida implicitamente l’aspirazione di Renzi a votare subito anche per evitare la “conta” (per lui inutile e pericolosa) delle europee. D’altra parte, senza la “riforma” del Senato, quella della legge elettorale della Camera è inutile. Resta da capire chi e con quali voti governerà nel frattempo. Dunque un accordo che difficilmente troverà realizzazione, ma questo a Berlusconi non importa. A lui interessava riemergere, poi se l’accordo dovesse saltare sarebbe colpa del Pd, mentre lui avrà fatto il possibile e, per il resto, gli va benissimo di guadagnare tempo mentre il Pd cuoce nel suo brodo.
Per cui, in terzo luogo, mi sembra che chi ne esce clamorosamente vincitore è il Cavaliere che, ancora una volta giganteggia rispetto ai suoi interlocutori: solo due settimane fa era un uomo finito, condannato, espulso dal Senato, a capo di un partito che, anche dopo la scissione, è dilaniato dalle faide interne, in attesa di altre condanne e, per di più, senza un candidato da proporre come capo coalizione in caso di elezioni. Oggi, grazie a Renzi, riemerge come uno dei due protagonisti della scena politica e già prospetta un “governo di scopo” presieduto da Renzi e sostenuto da Fi (ma forse anche con ministri di Fi) che metta nell’angolo gli alfaniani. Per ora Renzi non ci sta, ma… mai dire mai.
Manco a dirlo, in caso di governo Renzi, uno degli “scopi” da realizzare sarebbe una bella amnistia, che ne dite? E non mi sembra che il ragazzotto fiorentino si farebbe poi tutti questi scrupoli. La cosa suona anche come irrisione alla magistratura che, dopo aver interdetto per alcuni anni, l’uomo dai pubblici uffici, se lo ritrova come “padre della Patria” e fondatore della Terza Repubblica.
Al solito il Cavaliere non perde occasione per fare goal. Chi ne esce sicuramente in difficoltà è proprio Renzi che già riceve le tirate di orecchie di amici come Scalfari e che già ha deluso una parte dei suoi sostenitori. Credo che lui sottovaluti il viscerale antiberlusconismo di gran parte della sua base.
Per di più egli ha proceduto con una rozzezza ed un autoritarismo sbalorditivo: su una materia come la legge elettorale non ha consultato prima nemmeno il gruppo dirigente del suo partito, si è gestito l’incontro con Berlusconi come se fosse un suo affare privato, parla per editti (“Se salta tutto è chiaro che si torna allo spagnolo secco… Non si può tornate al proporzionale ecc.”). Oltre che assai poco intelligente Renzi è un uomo molto pericoloso per la democrazia, per il metodo e per il merito delle sue proposte. Ed una volta di più il Pd si manifesta come il partito più antidemocratico del nostro sistema politico. Bisognerà tenerne conto anche nelle elezioni europee.
Un paio di mesi fa scrissi che non sapevo chi avrebbe vinto le elezioni prossime, ma ero sicuro che le avrebbe perse il Pd. Ora ho la conferma che le cose stanno proprio cosi: Renzi è solo un Berlusconi più giovane ma anche molto più stupido.