La nostra, senza nessun dubbio, è “l’età delle masse”, cioè il periodo finale del Kali-Yuga e la fase di passaggio – “sandhya” – al nuovo Cyclo futuro: le masse hanno un ruolo di “blocco” de facto. Cfr. G. Le Bon, La psicologia delle folle, Mondadori 1980, pp. 24-25. Le folle, disadatte alla ragione, sono pronte all’azione. Vi è una sorta di “mente collettiva” temporanea che si forma, sosteneva Le Bon, che noi chiameremmo: anima vitale temporanea. Essa le rende disponibili alle azioni sul momento più folli. Le Bon fa il caso di una folla che rompe negozi – caso quanto mai attualissimo! – i cui singoli individui, da soli, non si sarebbero mai sognati di farlo. Si forma come una sorta di forza collante comune, che rende le folle, la massa, capace di operare grossi cambiamenti, come un’onda, fortissima nell’impatto, incapace di azione sulla lunga durata. Per Le Bon, hanno una caratteristica “femminile”, ricettiva, noi si direbbe: lunare, talvolta lunatica. Lunatiche sono le folle dei paesi latini, ancor più “psicologicamente femminee” di quelle dei paesi anglosassoni, più “posate”, “di terra” diremmo noi, più “consistenti”, mentre una folla, femminile di natura, in più di qualità “acquosa” è la più instabile: un nonnulla le muove, un nonnulla le ferma. Chi su di esse si appoggia, continuava Le Bon, può senza dubbio salire molto in alto – come su di un’onda, aggiungerei – ma “con la certezza di precipitare un giorno nell’abisso” (ibid).
Beh, le reazioni di massa si manipolano, ed oggi lo si sa fare molto bene. Tuttavia, dall’epoca degli studi di Le Bon, se come tecniche pratiche si è andati assai avanti, si è persa la nozione di “anima collettiva”, sebbene temporanea, tant’è che Le Bon parlava addirittura di una “legge dell’unità mentale della folla”, delle masse. E questa è l’epoca delle masse… In quest’anima collettiva si riflettono gli archetipi, che però non si ritrovano sullo stesso piano, vi si riflettono solo… Ed è possibile l’evocare detti archetipi riflessi sulla/nella “anima collettiva” delle masse… “La magia naturale, o magia fisica, è nient’altro che la profondissima conoscenza dei segreti della natura (Del Rio, XVI secolo). I veri significati delle parole ‘magia’ e ‘occulto’ sono spesso fraintesi da chi è al di fuori della tradizione esoterica. Nella fantasia popolare i due termini evocano immagini d’uomini avvolte in tuniche voluminose ornate di simboli strani che evocano i demoni degli abissi, o di vecchie streghe schiamazzanti che saltellano sotto la luna piena. Quest’immaginario è tuttavia invenzione del pensiero medievale e in particolare della Chiesa delle origini, che se ne serviva per spaventare i seguaci della ‘vecchia religione’ e indurli ad abbracciare la nuova, con le sue promesse di salvezza messianica e di redenzione dal peccato originale. Stereotipi del genere, e una generale circospezione nei confronti dell’occulto, perdurano tutt’oggi. Non c’è da meravigliarsi, dunque, che l’idea che Hitler e i capi nazisti potessero essere esperti di necromanzia sia accettata da pochi. (...) Ma se il termine ‘occulto’ è riportato al suo significato originario di ‘ciò che è segreto o sconosciuto’, e la definizione più vera di magia è ‘esercizio della volontà per determinare un cambiamento che non si sarebbe verificato altrimenti’, allora è giocoforza riconoscere che Hitler ha esercitato una forma di magia nera e che l’epoca nazista è stata una manifestazione di potere diabolico. Naturalmente, non si tratta di presupporre una scena in cui Mefistofele risponde all’evocazione dei suoi adepti. Lo scenario dev’essere predisposto con cura, i tempi del rituale devono essere scelti in modo a coincidere con allineamenti favorevoli delle stelle e il negromante deve prepararsi bene, per non rischiare di essere sopraffatto dalle forze demoniache che si accinge a risvegliare. Preparativi di questo tipo erano in corso nella Germania che s’inoltrava nel XX secolo” (Paul Roland, il Nazismo e l’occulto, Reverdito 2009, pp. 16-17). Risvegliarono gli archetipi riflessi sulla e nella mente delle folle. Ora, il riflesso è sempre inverso alla cosa che vi si riflette, piccolo particolare che la parte “occultistica” del vertice nazista non comprese… Né lo comprenderà il preteso “Salvatore” mondiale… Sulle basi della “magia”, cfr.: E. Cornelio Agrippa, La Filosofia occulta o la Magia, vol. I, Edizioni Mediterranee 2010.
La ribellione delle masse (termine coniato da Ortega y Gasset)[1] ha ricominciato a manifestarsi, le masse non si stanno più alle distruttive decisioni dell’anti-élite mondiale, ma non protestano più secondo il marxismo, ed è qui che si è misurato il fallimento marxista, con la parziale eccezione della Cina, dove però la de-marxizzazione inizia già con Mao Zedong, per poi procedere, non nel senso della distruzione della struttura statale, bensì all’inverso, attraverso prima un “appeasement” con il Capitalismo e, dopo, una crescente ibridazione. In ogni caso, tuttavia, in questa riuscita “ibridazione” la Cina ha lasciato scoperte le masse: in caso di una rinnovata “ribellione delle messe” che vada per percorsi che i dirigenti, tanto cinesi che europei che americani che d’ogni dove, anche il governo cinese non potrà far nulla. In effetti, questa fine del blocco comunista era un possibile scenario[2].
[1] La ribellione della masse: è il loro intervento, violento, nella storia. Ma implica un’altra cosa: “Adesso (…) la massa ritiene d’avere il diritto d’imporre e dar vigore i suoi luoghi comuni da caffè” (J. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse, Tea 1988, p. 40). In altre parole, la “massificazione” – ovvero appiattimento ed uniformizzazione – di tutto. La ribellione si è fermata nell’ultima parte del XX° secolo, ma è ripresa all’inizio del XXI°. La chiave di detta ribellione è la velocità, sì, quella futurista (cfr.: Andrea Ianniello, Sul “Manifesto” del Futurismo, in Sulle orme del Futurismo, Vozza editore 2009, pp. 17-21, sul “culto” della velocità, p. 18 in particolare). La strada, l’automobile, ecco i cardini della “rivoluzione dromocratica” (cfr.: P. Virilio, Velocità e politica. Saggio di dromologia, multhipla edizioni 1981), poi la velocità informatica e virtuale…
[2] H. Kahn – A. J. Wiener, L’ Anno 2000. La scienza di oggi presenta il mondo di domani, Il Saggiatore 1968 – si noti la data -, dove si parla, oltre a scenari che parevano più probabili, anche di fine dell’URSS e d’una “grave recessione” nel XXI secolo (cap. VIII)... Anche importante: T. K. Hopkins – I. Wallerstein, L’era della transizione. Le traiettorie del sistema-mondo 1945-2025, Asterios 1997, dove si prevede la fine del sistema-mondo negli anni 2000-2025, sistema-mondo nato con l’apertura delle rotte oceaniche nel XVI-XVII secc.
Ma la “vera” fine dei tempi sarà invece tutt’altra cosa, a tal proposito cfr.: http://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2013/12/18/riceviamo-e-pubblichiamo-un-contributo-e-venne-il-giorno/. Le mie vedute si possono trovare, in forma di narrazione in Enrico Fortunia: Viaggio ad Iràm, Il Foglio Clandestino N. 54 del luglio 2004, e: http://www.lulu.com/it/it/shop/enrico-fortunia/la-valle-del-pavone-blu/ebook/product-17529623.html, gratis.