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L'euro serve a sostenere la bolla del dollaro

di Marco Della Luna - 19/02/2014

Fonte: iltalebano


Credo si debba correggere il tiro… non è a Berlino, Bruxelles o Francoforte che si devono battere i pugni sul tavolo. Per liberarsi dell’Euro o per correggerlo bisogna trattare con Washington.

Oramai si diffonde la consapevolezza degli effetti dell’Euro e della costruzione UE in generale su Italia, Germania, etc.: a chi gioca, a chi nuove, chi lo vuole… Ma la ragion d’essere dell’Eurosistema è però un’altra: esso serve a sostenere il Dollaro nella sua prerogativa di moneta imperiale, di signoraggio internazionale, ossia di moneta con cui la superpotenza egemone, oggi soprattutto militarmente, su scala mondiale, può pagare tutto nel mondo semplicemente stampando “carta”, coprendo così le spese militari e il suo eccesso di importazioni sulle esportazioni, cioè lo standard di vita “americano”. Infatti l’Eurosistema di fatto ha assorbito una grande quantità di titoli tossici (cartolarizzazioni, junk bonds) prodotti dal sistema bancario USA, aiutandolo a sbolognarli e scaricando le connesse perdite al proprio interno.

Al contempo, l’Eurozona, non avendo una vera banca centrale di emissione che garantisca l’acquisto del debito pubblico sul mercato primario e il prestito di ultima istanza alle banche di credito, da un lato, per finanziarsi, continuerà a dipendere dalla Fed, cioè accetterà sue garanzie e suoi interventi, cioè accetterà e domanderà il Dollaro e i titoli denominati in Dollari; dall’altro, proprio per questo, non potrà sostanzialmente contendere al Dollaro la funzione di moneta di riserva e di transazioni internazionali. Inoltre, lo specifico mandato statutario della BCE (difendere il potere d’acquisto dell’Euro, quindi tenerne alto il corso) di contro a quello della Fed (assicurare sufficiente offerta monetaria per attivare tutti i fattori di produzione), ostacola le esportazioni e la crescita economica in Europa, facendole perdere posizioni in favore degli USA, e aumentando al contempo le divergenze economiche tra paesi euroforti e paesi eurodeboli, così da impedire l’integrazione politica europea e la formazione di una potenza planetaria europea che potrebbe insidiare l’egemonia USA. Al contempo, il super-Stato EU, coi suoi poteri intrusivi e costrittivi, impedisce politiche nazionalistiche, sgradite a Washington.

La classe dirigente tedesca ha accettato questo modello perché la Germania da esso riceveva benefici alle proprie esportazioni e la possibilità di scaricare su altri partners i propri costi. La casta dirigente italiana, cioè la casta, ha invece accettato per i suddetti vantaggi che ad essa derivavano. Inoltre, a seguito della II GM, Germania, Olanda e Italia sono paesi militarmente occupati da molte basi USA. Il Regno Unito, saggiamente, non ha adottato l’Euro non solo per difendere la propria economia, ma anche perché una delle possibili vie di uscita dall’impero del Dollaro è un paniere di monete intorno alla Sterlina e al Commonwealth (con il Dollaro sostituito magari dall’Amero e l’Euro spezzato in due o disciolto). Se avesse rinunciato alla Sterlina per l’Euro, Londra non avrebbe questa chance, cioè ritornare a un ruolo di piattaforma imperiale per il capitalismo finanziario globale. Ma se non fosse entrata nella BCE, si sarebbe preclusa la possibilità di partecipare all’Euro nel caso che l’alternativa al Dollaro si costituisca intorno all’Euro.

Insomma, nelle vicende “unitarie” del Vecchio Continente ben si riconosce che l’esigenza imperativa per gli USA di mantenere l’accettazione globale del Dollaro e di prevenire concorrenti ad esso è un fattore sovra-determinante rispetto a quasi tutte le altre dinamiche del mondo. E che conforma a sé la strutturazione dell’ordinamento giuridico e politico internazionale, compreso quello “europeo”.