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La corte di Matteo Renzi

di Guido Rossi - 19/02/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente



Matteo Renzi.



La faccia da bravo ragazzo e da “eterno studente”, il boy scout, il “Berlusconi di sinistra” più giovane ed altrettanto col sole in tasca, il “rottamatore”, l’uomo che piace a tutti; insomma, il Premier perfetto. Ma questo volto fresco ha davvero l’aria tanto nuova? Alcuni giorni addietro infatti, quando ancora non venivano ufficializzate le dimissioni di Letta, già i telegiornali si sbrigavano a renderci edotti di come l’America guardasse con curiosa attesa e notevole aspettativa alla figura di Renzi. E cosa mai dovrebbe interessare all’America?

Purtroppo c’è poco da stupirsi, perché commenti simili arrivarono all’alba del governo Letta, e di Monti prima ancora. C’è poco da stupirsi si diceva, ma decisamente molto di cui preoccuparsi.“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!”. Di Monti si è abbondantemente parlato, della sua appartenenza al Club Bilderberg piuttosto che alla Trilateral Commission. Letta a tal proposito non è da meno, essendo compagno di banco del buon Mario negli stessi circoli. Ma veniamo al sindaco di Firenze.

Cominciamo da uno dei suoi collaboratori più stretti nonché principale “found raiser”, Davide Serra. Classe ’71, noto squalo della finanza, ovviamente può vantare un curriculum tanto lungo quanto inquietante. Laureato con lode alla Bocconi, lavora fino al 2000 presso UBS fino a quando non diventa direttore generale di Morgan Stanley, uno dei colossi ai quali molti attribuiscono importanti colpe per la crisi ’07-’08. Viene addirittura premiato come “Young Global Leader” dal “Forum Economico Mondiale” di Davos, un altro ben noto “sindacato dei potenti”, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo.

Altro amico intimo è Marco Carrai, il “Casaleggio” renziano, un taciturno e schivo ma ben presente consigliere, quello che ha sempre impegni a Tel Aviv con Yoram Gutgeld – ulteriore “consigliori” del re di Firenze – che se fosse ministro (parole sue) provvederebbe a tagliare le pensioni e a privatizzare Poste, Ferrovie e Rai, senza contare che sarebbe felice di approvare un contratto unico stabile senza l’articolo 18 per i lavoratori (tanto all’israeliano cosa importa?). Sempre Carrai è quello che ha portato “il Matteo” nei salotti buoni del mondo anglosassone, dal noto membro del Bilderberg Tony Blair, al “democraticissimo” Obama, il quale ha per guru un altro personaggio preoccupante, Zbigniew Brzezinski, amico intimo di Rockefeller nonché cofondatore della Trilateral Commission.

Ma le amicizie oltreoceano non si fermano qui, perché sembrerebbero fortemente radicati i rapporti tra il neo Premier e Michael Ledeen (sempre con la mediazione made in Carrai), uno 007 repubblicano di chiara e deprecabile fama. Sembra che, oltre ad avere avuto contatti italici col Sismi e la P2, quest’ultimo pare si sia trovato dietro molte delle più oscure pagine della storia recente a livello internazionale; dall’assassinio di Aldo Moro (per la complicità dell’omicidio del quale venne accusato anche Henry Kissinger, altro compagno di merende di Brzezinski e Rockefeller) alla strage di Bologna, alle politiche aggressive della Guerra Fredda Raeganiana, agli squadroni della morte in Nicaragua, dal Billygate alla guerra in Iraq.

Solo teorie sul complotto? Forse! Intanto i governi Monti, Letta e Renzi sono nati col benestare del due-volte-capo-dello-stato Giorgio Napolitano, importante membro dell’Aspen Institute .Nel 1943 il ventennale governo Mussolini cadde per voto democraticamente espresso dal Gran Consiglio del Fascismo, un organo interno al partito poi diventato organo costituzionale del Regno di Italia. Quello era totalitarismo. Oggi ci troviamo con il terzo governo consecutivo non votato dal popolo e fortemente voluto dai “poteri forti”, ma questa, evidentemente, è democrazia.