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Renzi è il “nuovo Tony Blair”: cui prodest?

di Roberta Barone - 19/02/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Dunque, oltre a domandarsi se Renzi non abbia veramente fatto il passo più lungo della propria gamba, ci si chiede di quali riforme abbia bisogno un paese che ha letteralmente perso ogni briciola di sovranità: economica, militare, politica, ecc.. Riforme sul lavoro e il futuro dei giovani? Sulle imprese e sulla crescita? Non prendiamoci in giro, dietro chi appare c’è sempre chi comanda.

ASSEMBLEA 2012 DI CONFINDUSTRIA FIRENZE CON GIORGIO SQUINZI E MATTEO RENZI

Lo hanno definito “il nuovo che avanza” ma c’è anche chi, nella figura del giovanissimo Matteo Renzi, scruta realmente la persona capace di cambiare questo paese. La domanda sorge spontanea: in meglio o in peggio?

Secondo il corrispondente della Bbc, Alan Johnston, Renzi sarebbe il nuovo “Tony Blair italiano, capace ma inesperto”, intento a  “realizzare, nel giro di pochi mesi, delle importanti riforme nei campi più difficili e complessi della vita politica italiana”. Dunque, oltre a domandarsi se Renzi non abbia veramente fatto il passo più lungo della propria gamba, ci si chiede di quali riforme abbia bisogno un paese che ha letteralmente perso ogni briciola di sovranità: economica, militare, politica, ecc.. Riforme sul lavoro e il futuro dei giovani? Sulle imprese e sulla crescita? Non prendiamoci in giro, dietro chi appare c’è sempre chi comanda.

Nelle ombre di Renzi non c’è certamente spazio per nomi poco conosciuti, anzi. Dietro il sindaco di Firenze potrebbero nascondersi condizionamenti che vanno al di là delle semplici supposizioni. Uno di questi è un nome noto nella destra repubblicana degli Usa, colui che all’interno della Cia sosteneva il piano delle “guerra al terrore” di Bush e gli interventi militari in Iraq, Iran e così via, mascherati per interventismo umanitario o prevenzione al terrorismo.  E’ Michael Ledeen uno dei migliori “amici” di Renzi, colui che forse lo guiderà nel riconfermare la sudditanza ai poteri forti di un paese sempre più dipinto a stelle e strisce. Chissà cosa penserà dunque Renzi dell’installazione del Muos nelle Regione siciliana, dell’imposizione del più grande sistema di comunicazione satellitare statunitense a discapito dei cittadini siciliani e della loro “sovranità popolare”. Di certo, al di là del Muos e della forte presenza militare straniera nel paese, Renzi non si sognerà nemmeno di ridare vita a quelle ultime briciole di sovranità morte con Craxi nell’operazione Sigonella.

Non lo farebbe nemmeno per via del grande rispetto nutrito per Israele, la più grande democrazia al mondo che ogni giorno sottrae “spazi di vita” al popolo palestinese sotto gli occhi delle comunità internazionali. Secondo Matteo Renzi “la sinistra italiana deve abituarsi a ridire che Israele ha il diritto di esistere, perché troppo spesso c’è stato un atteggiamento della sinistra anti-israeliano inconcepibile e insopportabile”: lo ha affermato nel  2012 nella nota trasmissione televisiva  Omnibus (La7), posizioni che spiegano gli strani giudizi favorevoli del segretario di Stato Usa, John Kerr, nei confronti dello stesso.

Parlando di Israele poi, non possiamo lasciare in secondo piano il nome di colui che è stato definito il “Gianni Letta di Matteo Renzi”: si chiama Marco Carrai l’uomo di fiducia del sindaco di Firenze, 38 anni, ricco ma molto riservato quanto misterioso. Secondo alcune fonti, la sua vita girerebbe intorno  a partecipazioni azionarie e presidenze di municipalizzate, società e consigli di amministrazione. La forte collaborazione politica tra Renzi e Carrai iniziava negli anni novanta  quando, tra i giovani di Forza Italia e Margherita, si parlava di “tradizione cristiana nell’impegno politico in Italia e in Europa”. Un articolo de “L’Espresso” elenca, in merito, una serie di eventi in occasione dei quali Carrai non ha mai smesso di essere la guida politica del più giovane capo di governo dell’Europa.

Nomi che non fanno certo sperare in una risposta positiva al quesito inizialmente proposto. Cui prodest tutto ciò? Di certo non a chi ancora sogna un paese migliore, forte e libero da ogni condizionamento capace di eliminare definitivamente dal vocabolario italiano la parola “sovranità”.