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La dittatura di Pierino

di Umberto Bianchi - 25/02/2014



    
 
Certo, a vederlo là, il Renzi è personaggio che non può non suscitare simpatia. E’ quello che a scuola aveva la battuta sempre pronta, che davanti ai compagni (ed alle compagne, sic!) di classe ti metteva prontamente in mutande, tra risa e sollazzo di tutti, amplificate dall’inflessione toscana che rende ancor più pregnanti ed esilaranti le proprie uscite.
Renzi è quello che, quando parla, non sai mai se scherza o fa sul serio, pronto com’è ad ammollarti chissà quale strano “pacco”, sempre lì vagolante, tra i banchi della scuola, l’oratorio o il bar dello sport. Renzi sembra incarnare alla perfezione il ruolo di Pierino, il “puer aeternus” delle più salaci “boutade” all’italiana, quello che, quando e come meno te lo aspetti, ne fa di tutti i colori, a nonno, zia, signorina o amico, lasciando gli astanti senza fiato per il ridere. Ed il Nostro, nella realtà, in quanto a “pierinate”, sembra non esser secondo a nessuno.
Da bravo cattolico, in un afflato di italica spiritualità, non esiterà ad intessere alleanza con i rossi aficionados del materialismo storico, lì rappresentati nella loro versione più “hard”, di toscanacci spara-bestemmie. E’ grazie a questo inedito asse rosso-bianco, a questa specie di gambero all’italiana, che il nostro Pierino-Renzi, tra bestemmie, battute e stage all’oratorio, si fa strada, sino ad arrivare nientepopodimenoche, alla carica di sindaco di uno dei gioielli d’Italia, Firenze.
Ma a Pierino-Renzi, tutto questo non basta.
Come nella migliore (o peggiore…) storiella della serie, Pierino cerca di fottere i nonni che tanto lo hanno aiutato. “Basta!” “Sei vecchio!” “Vattene”, dice lui, proponendosi con fare serioso a “rottamatore”, di fronte alle adoranti plebi piddìne.
E già. Lui non è più l’inquieto pargolo, di una chiassosa nidiata da oratorio, a cui, di quando in quando, bastava uno scappellotto. Ora con Lui i conti tocca farli per davvero. Ed ecco che “nonno” D’Alema, Veltroni, Bersani, ma anche le “nonne” Bindi, Finocchiaro e compagnia bella, come per incanto, svaniscono. “Svecchiamento” della politica, dicono loro. Faccette giovani, modi “casual”, non bastano però, lasciando invece aperto più di un ragionevole dubbio, agli occhi di un attento osservatore. Pierino-Renzi, parla di “innovare”, “riformare”, “cambiare”, con il desiderio di imporre addirittura una riforma al mese, all’agenda dell’azione del suo governo. Parte con la lancia in resta, il nostro, contro la bestia della burocrazia italiota, ma non fa alcun accenno allo strapotere delle lobby finanziarie, che oggi reggono i destini del mondo intero. Parte a testa bassa con la riforma del lavoro; meno regole, meno cavilli, sì certo, dimentico del fatto che, finchè c’è il circo di Bruxelles non possiamo rilanciare un bel niente, visto che i vincoli “comunitari” ci impediscono di fare alcuna politica di bilancio o di nazionalizzare alcunché. Renzi pensa tosto alla riforma elettorale, ma di riforme del meccanismo del signoraggio bancario, della Banca Centrale Europea e delle banche in genere, proprio non ne vuole parlare.
Renzi dice di voler fare scelte coraggiose, ma il coraggio di parlare di uscita dall’Euro, proprio non ce l’ha. Renzi vuole svecchiare la politica, ma di abolire quell’odioso ed antico lascito, chiamato “segreto di stato”, non ne parla minimamente. Renzi ha detto che sarebbe divenuto presidente del consiglio, unicamente con l’ “incipit” popolare, ma non ha esitato a fare le scarpe al proprio collega di partito, il presidente del consiglio-monaco Zen Letta, senza passare minimamente attraverso alcuna forma di legittimazione popolare.
Ma Renzi è simpatico. Con il suo fare guascone, ci fa tornare alla mente un altro “Pierino”, però d’Oltreoceano: Bill Clinton. Forse vi sarete già dimenticati: con lui quante risate rispetto al tetro ed impacciato George Bush! Stava sempre lì a spisciarsi per le battutacce di Eltsin, rideva e faceva la corte a tutte le gnocche che gli capitavano sotto tiro, salvo poi finire nei guai per quella racchiona della Lewinski. Certo, rispetto alla Marilyn di Kennediana memoria c’è un vero e proprio abisso di differenza, ma tant’è! Anche se, pure in questo caso si trattò, in fin dei conti, di una immane goliardata in salsa yankee. Meno divertente è stata però la silenziosa “deregulation” dei mercati finanziari, con l’immissione di miliardi di dollari di “junk bonds/titoli-spazzatura”, che ha fatto ben presto saltare i già precari equilibri delle economie mondiali, mandando in fumo risparmi, posti di lavoro e speranze di milioni e milioni di persone, inclusi non pochi cittadini americani. E poi, che dire di Dayton, del simpatico “spezzatino” jugoslavo, dei bombardamenti “umanitari”, del Kossovo strappato alla Serbia, delle frettolose accuse di stragi di civili, dell’edificazione nel cuore d’Europa di uno stato dipendente dai petrodollari sauditi? Ma Clinton è simpatico e ad uno così, gli si perdona proprio tutto!
Certo, il nostro Renzi è, in fin dei conti, solo un italico Pierino che certi guai planetari non si può manco sognare di farli ma, viste le premesse, possiamo scommetterci che, chissà che non gli riesca di assestare il colpo di grazia al Bel Paese, magari svendendo il Colosseo a qualche sceicco di Abhu Dabi…Però, un’analogia tra le vicende dei due “Pierini” la possiamo sicuramente fare. Le storiacce di Pierino si concludono sempre e solo in un modo: Pierino sta, alla fine, sempre lì, con la lampo aperta, pronto a fottersi qualcuno.
Un po’ come il vecchio Bill-“cerniera” Clinton con le varie stagiste della Casa Bianca o, ahimè, come qualche nostrano Pierino, con una bella e sfortunata Italia, con le braghe già sin troppo calate…