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Rifondazioni fallimentari

di Alessandro Scipioni - 16/03/2014

 


 

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Il peggior difetto per un partito risiede nel non capire i tempi. Io desidero premettere di non ritenermi assolutamente un voltagabbana o uno che rinnega ciò che è stato. Ma ovviamente è fallimentare qualsiasi esperimento politico che spera di essere trapiantato in una realtà della quale ignora le effettive attuali necessità.

La nuova Alleanza Nazionale ha , tra le altre, la grave colpa di nascere non comprendendo affatto che a problemi nuovi si danno risposte  attuali. Sembra quasi che questi signori credano di poter rispolverare una vecchia fiamma , qualche vecchio slogan e poter lanciare un partito di successo. Il tutto portando avanti una classe dirigente ben poco innovativa. Più o meno la totalità dei nuovi dirigenti sono vecchi colonnelli, e tendenzialmente sono anche i più fallimentari dal punto  di vista dei risultati ottenuti.  L’assembramento è arrivato poi a perdonare anche quelli che venivano pubblicamente chiamati “porci e maiali” in vibranti discorsi da personaggi che si ergevano a duri e puri di pavoliniana memoria.  Ora io non entro nel tema di giudicare uno un suino o meno, ma logica vuole che se si ritiene tale una persona e poi lo si accetta nel proprio branco, lo si ritiene compatibile . Dunque questo rude sillogismo di cosa porta a ritenere sia composto questo branco?

Alleanza Nazionale si è già dimostrata per molto tempo un partito fallimentare, incapace di formulare proposte innovative, verticistico e poco capace di comprendere le istanze autonomistiche di un territorio che trae dal localismo del piccolo e bello la propria identità. Un partito incapace di formulare proposte innovative accettabili per la propria base e per le idee alle quali diceva di richiamarsi. Sostanzialmente tutta la vita del partito era suddivisa in richiami ad alcune posizioni reazionarie del vecchio Movimento Sociale Italiano, da aperture iperliberali e sinistrorse di un Leader che non era più amato ma al quale si stava dietro dogmaticamente come ovini  al pascolo, e da qualche richiamo storico ormai incoerente.

Oggi in Italia , tale formazione non può sperare che in un limitato successo per una nuova realtà che poggia su simili basi. Difficilmente la mera rifondazione di qualcosa di già poco dinamico a vocazione meridionalista  ed in uno stile tipicamente mediterraneo, statico e privo d’innovazione, potrà dare un qualche contributo. Potrà capire l’importanza delle sfide di sopravvivenza dei Popoli occidentali nel mondo.

Sarebbe utile guardare alla Francia, alle innovazioni del Front National. Un partito nato nuovo, capace di ricollegarsi alla società francese, di capirne  le necessità, di dare nuove risposte a nuovi problemi. L’anacronismo non è stato mai un tratto distintivo di chi ha cambiato le cose. L’anacronismo è altresì stato sempre il marchio dei perdenti.

Certo il Front è un’ispirazione, ma poi servono la classe dirigente e gli attori politici capaci di rendere  questa ispirazione una speranza concreta. Sarà solo da vedere se in Italia tali attori potranno prendere piede sulla scena, ovviamente tenendo conto delle differenze con i cugini d’oltralpe. Ma il terreno ideologico di lancio è comune, ed è terreno fertile, sta al popolo italiano generare gli attori politici capaci.