C'è guerra tra i popoli d’Europa e i mercati finanziari
di Alain de Benoist - Vincenzo Bisbiglia - 16/03/2014
Dopo 6 anni, il Pdl è sparito ed ora sulla scena politica torna un partito di destra a vocazione maggioritaria. Che ne pensa?
È piuttosto strano parlare di «vocazione maggioritaria» per un partito, Fratelli d’Italia, che ha conquistato solo l’1,95% dei voti alle elezioni del febbraio 2013. Anche se i suoi dirigenti oggi affermano di volersi presentare al di fuori della coalizione patrocinata da Forza Italia, sarà per loro quasi impossibile superare la soglia dell’8% che la nuova legge elettorale esige per essere rappresentata in Parlamento quando non si aderisce a una coalizione. Ho l’impressione che Fratelli d’Italia voglia semplicemente ottenere da Berlusconi l’inclusione di alcuni dei suoi dirigenti nelle liste di Forza Italia.
Ci sono grande curiosità e molte speranze attorno a Giorgia Meloni. Può essere la Marine Le Pen italiana ? E potrà essere un buon interlocutore della destra francese?
Prima di diventare un «interlocutore» di chicchessia, Giorgia Meloni dovrà innanzitutto provare quel che vale. Nell’immediato, la comparazione fra lei e Marine Le Pen non mi sembra granché seria, non foss’altro che a causa della differenza del loro seguito elettorale: 1,95% per FdI e fra il 20 e il 35% per il “Rassemblement Bleu Marine”! Le differenze ideologiche non sono meno grandi. L’ex ministro della Gioventù del governo Berlusconi cerca di raccogliere ex sostenitori del Msi e di Alleanza nazionale, mentre Marine Le Pen, che rifiuta di dichiararsi “di destra”, prende sempre più le distanze rispetto all’ambiente nazionalista. La sua visione “laica” della società contrasta altrettanto con l’atteggiamento pro-cattolico di Giorgia Meloni. Il suo programma economico e sociale, infine, si situa nettamente “a sinistra”.
Gli osservatori italiani parlano ancora di una forte influenza di Berlusconi. È finita l’era del Cavaliere?
Bisogna tener conto del fattore fisiologico. Berlusconi è tuttora il padrone del suo partito, ma se Renzi riuscirà a rimanere al governo fino al 2018, il “Cavaliere”, che deve ancora scontare la condanna a tre anni di interdizione dalle funzioni pubbliche, all’epoca delle prossime elezioni avrà più di 80 anni…
Nella sinistra radicale, Alexis Tsipras sta tentando di riunire la sua parte politica in Europa. È possibile che possa accadere la stessa cosa a destra?
Dal momento che lo spartiacque destra-sinistra oggi è diventato obsoleto, la creazione sul piano politico di una “nuova destra europea” non mi interessa in alcun modo. Una cooperazione fra i partiti nazional-populisti sarebbe in ogni caso molto difficile, a causa dei loro egoismi nazionali. Ho invece una certa simpatia per la critica che Alexis Tsipras fa dei partiti socialisti che oggi sono diventati dei liberali di sinistra, cioè dei rappresentanti dell’ala sinistra del Capitale.
Cosa c’è a destra del Ppe, dunque?
Si tratta in generale di movimenti o gruppi che non hanno capito in quale momento storico stiamo vivendo.
La guerra economica in Europa è tra il Nord e il Sud o tra la Germania e tutti gli altri?
Non c’è una guerra economica tra il Nord e il Sud, né tra la Germania e gli altri paesi europei, ma una guerra tra i popoli d’Europa e i mercati finanziari.
Ha senso uscire dall’euro? È vero che aumenterà il potere d’acquisto per i più deboli o c’è il pericolo di svalutare i pochi risparmi delle famiglie?
La questione è puramente formale, se non demagogica, perché nessun paese europeo è oggi disposto ad abbandonare l’euro. Per essere credibile, l’abolizione dell’euro non potrebbe che essere decisa a livello di una pluralità di paesi, prospettiva ancor più improbabile. Un ritorno alla vecchia moneta nazionale avrebbe l’effetto di rincarare il debito pubblico, che è computato in euro – e ovviamente non cambierebbe niente al dominio oggi esercitato dal capitalismo finanziario. I paesi che non utilizzano l’euro, come la Gran Bretagna, non se la passano meglio degli altri. In ogni caso, se l’euro scomparisse come moneta unica, dovrebbe essere conservato come moneta comune per gli scambi internazionali con i paesi extraeuropei.