Libertà obbligatoria
di Gianni Petrosillo - 29/03/2014
E’ sempre più difficile entrare nella testa dei nostri governanti per afferrare la loro materia grigia ed il senso delle loro azioni. Ammesso che ci sia rimasto qualcosa da afferrare e da capire. Dovrebbero spiegarci, i nostri leader continentali, come sia possibile che una dipendenza energetica da un Paese straniero che fornisce all’Europa il 30% del suo fabbisogno di gas, pagando il dovuto e secondo le leggi di mercato, generi maggiore preoccupazione di una sudditanza effettiva da un’altra nazione che, invece, grazie ai suoi mezzi di persuasione e i suoi sistemi di condizionamento, determina il nostro futuro, militare, economico, politico e persino culturale.
I cannoni sono da sempre più convincenti delle merci per saldare le alleanze e le amicizie internazionali, eppure sono decenni che i nostri liberisti filoatlantici cercano di convincerci del contrario. Potenza dell’ideologia, potere di chi sta sempre sul lato fortunato della storia.
Sarebbe come dire che siamo tutti subalterni al fornaio che ci vende il pane e molto meno, per esempio, al capo che ci subissa di lavoro per un salario non corrispondente allo sforzo erogato, necessario ad acquistare i beni che servono alla sopravvivenza e alla riproduzione sociale. Dunque, ossequiate il venditore di generi alimentari e mandate a fare in culo il vostro dirigente, ma soltanto se siete convinti che i rapporti di forza stiano in quest’ ordine.
Diversamente, pensateci bene perché fareste una grossa cazzata. Il vero strozzino, nella testa dei nostri asini di governo, invece, è rappresentato proprio dal panettiere che ci tiene per le palle perché senza il suo prodotto, indispensabile a soddisfare un bisogno primario, moriremmo di fame. Che fare allora? Differenziare i panificatori per aggirare il ricatto o, piuttosto cambiare, spacciatore?
Le cose, purtroppo, non sono così semplici e stanno in termini sicuramente peggiori di come le abbiamo comicamente rappresentate, perché gli americani non sono i datori di lavoro ai quali vendiamo facoltativamente la nostra forza lavoro a prezzi di concorrenza per una giusta retribuzione, quanto i padroni del mondo che se va bene ti impongono il prezzo della loro protezione e ti costringono a saldarlo con le buone, ma se va male sono anche capaci di portarti il caos in casa per prendersi tutto quello che vogliono, versando il tuo sangue come contributo alla loro causa. Volevano l’Ucraina per limitare la proiezione geopolitica russa ed interrompere il flusso del gas che da Mosca, tramite Kiev, giunge in Europa, e l’hanno occupata anche a costo di sbrandellarla in vari pezzi.
E ora? Niente paura, isolata ed insultata Mosca ci pensano loro alle nostre forniture con lo shale gas. Ci cambiano la curva d’indifferenza senza preavviso, garantendoci la loro utilità. Basta pane, sopperiamo col cheesecake, tanto è quasi uguale. Non lo fanno per il business, ovvio no, ma per regalarci l’indipendenza. Come cantava Giorgio Gaber gli americani non prendono mai. “Dànno… dànno. Non c’è popolo più buono degli americani…Per loro le guerre sono una missione. Non le hanno mai fatte per prendere, macché, per dare! C’è sempre un premio per chi perde la guerra: Quasi, quasi conviene: “Congratulazioni, lei ha perso ancora!…” E giù camion di caffè [o di gas di scisto]! A loro gli basta regalare”.
E’ proprio vero, se non ci fossero stati gli americani a quest’ora eravamo ancora tutti europei. Sai che noia e che libertà non obbligatoria.