Dicono che i giovani devono partire per scoprire la bellezza e non per fuggire dall’inferno, riportare a casa i frutti del proprio impegno senza privare il proprio paese di una mente brillante . Si dice inoltre, che ci vuole più coraggio a restare ed a vivere in Italia che andare alla ricerca di un qualsiasi lavoro in qualunque paese. Dove sta la verità? Qualcuno avrebbe detto “In medio”, coma la virtù: ma come si vive a vent’anni in Italia?
Un articolo scritto da Francesco Piccinini, recitava così: “Se hai vent’anni vattene (..) Parti e torna solo se sarai convinto che è giunto il tuo tempo. Torna solo se hai visto il cambiamento e pensi sia giusto riportarlo indietro. Torna con i sogni di un ventenne e le spalle di un adulto”. Messaggio che ha colpito profondamente giovani sognatori e adulti con i sogni ancora nel cassetto. Generazioni cresciute dietro sterili dibattiti destra/sinistra ed oggi poco consapevoli di aver alimentato per anni una politica asservita al potere. Concorsi, posti fissi, promesse lavorative hanno accompagnato la apparente tranquillità di un paese che, in assenza di dibattito pubblico o approvazione popolare, cominciava ad inserirsi nell’ottica di un’Europa dei popoli mai esistita. E mentre anni di antiberlusconismo tenevano impegnata una grande fetta delle rappresentanze politiche italiane, la sovranità del paese finiva per essere ridotta in briciole. “Ce lo chiede l’Europa”, dicono ancora.
Secondo i nuovi dati Istat, la disoccupazione in Italia toccherebbe il record del 13 %, ovvero il più alto dal 1977. Un dato impressionante che tuttavia non si discosta di molto dai risultati risalenti al 2013 quando, già nel primo trimestre, il tasso di disoccupazione segnava il 12,8 %. Eppure secondo il nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, questi sarebbero “dati sconvolgenti” perché “perdiamo mille posti di lavoro all’anno”. Come ribadito dallo stesso Renzi direttamente da Londra, è da questa situazione che bisogna ricominciare a correre perché “il paese ha bisogno delle riforme”.
Un discorso che ricorda un po’ quello dell’ex presidente Mario Monti quando, parlano di crisi, auspicava in una imminente uscita dal tunnel della crisi: dov’è adesso la luce? Proprio ora che i giovani scappano dopo anni di studi e dedizione, ora che nelle scuole si impone di insegnare l’Inno di Mameli per recuperare quel patriottismo perduto o forse per render meglio quel verso che inneggia alla morte?
Ancora più sconvolgente è il fatto che i giovani in cerca di lavoro, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, siano ben 678 mila raggiungendo la cifra del 42,5 % per la disoccupazione giovanile. Ma, guarda caso, la situazione non risulta migliore in tutta l’Eurozona dove il tasso di disoccupazione resta stabile all’11,9 % con risultati peggiori in Grecia (27,5%) e Spagna (25,6%). Dati che spingono adesso la Commissione Europea a lanciare il piano garanzia per i giovani, approvata nel 2013 dai paesi dell’Ue: si tratterebbe di “un nuovo approccio alla disoccupazione giovanile per garantire che tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni – si legge nel sito ufficiale della commissione- possano ottenere un’offerta valida entro 4 mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione”. Insomma un nuovo piano di aiuti che tanto ricorda il famoso piano Marshall: distruggere per poi ricostruire, in cambio di sovranità.
Nel frattempo però, come ricorda una significativa scena dal film “La meglio gioventù”, in Italia non arriva alcuna Apocalisse perché resta tutto così fermo, in mano ai dinosauri, mentre si studia per poi emigrare.