Smart green e stupid green
di Luigi Plos - 15/07/2014
Fonte: luigiplos
Abbiamo visto negli scorsi post che in Italia un settore come il risparmio energetico, che rappresenta ‘matematicamente’ il futuro, viene scarsamente preso in considerazione.
Dico matematicamente, perché qualsiasi altra fonte è destinata ad esaurirsi, a salire di prezzo man mano che viene consumata, e a distruggere il territorio in fase di estrazione.
Tuttavia in Italia la nostra classe dirigente fa stupidamente finta di nulla.
Non amo il rock, ma adoro celentano, e voglio provare a parafrasare il suo delizioso tormentone di qualche anno fa: x è rock e y è lento:
Smart green è favorire la creazione di filiere di piccole e medie aziende italiane specializzate in risparmio energetico ed efficienza energetica.
Stupid green è dare invece sussidi economici, voluti in particolare dal PD, per favorire il capacity payment. Ovvero sussidi per remunerare la produzione di energia da combustibili fossili.
Smart green è avere un politica energetica per i prossimi decenni.
Stupid green è avere una classe dirigente che non capisce (e che non vuole capire) niente di energia, sempre condizionata dai poteri forti del settore.
Che non sa o non vuole pianificare praticamente nulla, avendo un orizzontale temporale sempre brevissimo. Lo stesso orizzonte temporale dei finanzieri: puntare sul breve periodo per avere subito i guadagni, e lasciare le perdite a chi arriva dopo.
Smart green è incentivare il risparmio energetico.
Stupid green è autorizzare sconti in bolletta ad aziende (energivore) che consumano tantissima energia, anziché incentivare queste stesse aziende ad effettuare attività di risparmio energetico.
Smart green è da parte dei soggetti del credito finanziare aziende innovatrici in ambito risparmio energetico e in ambito smart city, e finanziare progetti sostenibili di produzione di energia da rinnovabili.
Stupid green è da parte delle banche finanziare invece gli immobiliaristi amici dei politici, dando loro miliardi di euro, che solitamente non vengono restituiti, dato il progressivo scoppio della bolla immobiliare e data comunque l’abitudine di politici e di loro amici di incamerare fondi non loro.
Così che le banche in tutti questi anni hanno finanziato un’attività vecchia, senza valore aggiunto e che necessita generalmente di manodopera poco qualificata e spesso straniera (ovvero accatastare mattoni), anziché favorire attività innovative che utilizzano lavoro qualificato e soprattutto italiano (ingegneri, informatici, ricercatori, architetti…).
Smart green è snellire la burocrazia per installare anche piccoli impianti fotovoltaici (per implementare i quali ci sono al momento circa 20 adempimenti burocratici ai quali adempiere).
Stupid green è creare sempre maggiori complicazioni, affinché la burocrazia, che toglie valore e risorse alla società anziché fornirle, possa perpetuarsi.
Smart green è favorire la discesa dei costi dell’energia, visto, per inciso, che fra crisi e rinnovabili l’energia costa meno.
Stupid green è compensare la diminuzione dei costi dell’energia per famiglie e piccole aziende con nuove tasse.
E questo vale ormai per qualsiasi settore: la parte di fatturato che il sistema Italia produce e che va allo Stato, aumenta sempre di più a prescindere da qualsiasi innovazione e altro, e contestualmente diminuiscono sempre di più i servizi che lo Stato eroga con le tasse che esige. Ah, in tutto ciò il debito pubblico aumenta sempre di più. Non sto qui a spiegarvi il casino in cui ci siamo cacciati con l’euro, la globalizzazione e il recepimento di norme comunitarie sempre più a vantaggio di grossi soggetti industriali e finanziari. Ma qualche domanda facciamocela!
Smart green è agevolare chi autoproduce energia.
Stupid green è dare 80 euro in più in busta paga ai dipendenti sotto i 1.500 euro (e chissà perché solo a loro e non anche per esempio a chi non ha lavoro), e per la loro copertura andare a tassare perfino l’energia autoprodotta dalle aziende agricole.
Smart green è autorizzare l’installazione di impianti e mini-impianti fotovoltaici solo sui tetti di condomini e capannoni.
Stupid green è aver incentivato mega impianti fotovoltaici su terreni agricoli, soprattutto per favorire grossi investitori. I quali hanno così edificato impianti che necessitavano di scarsa progettazione, e che erano di facile esecuzione, e che per questi hanno avuto accesso a incentivi pazzeschi. Ovvero sono state al solito premiate le cordate che sanno fare “relazioni”, invece di premiare l’innovazione.
Secondo voi la nostra classe dirigente è più smart green o più stupid green? Riesce ad aiutare in maniera smart consumatori, lavoratori e contribuenti, oppure con le giuste mosse mirate riesce a metterli tutti KO?
Continuiamo “l’ironico” dualismo già visto nello scorso post.
Smart green è intraprendere una politica di incentivazione delle fonti di energia rinnovabili coerente, senza regalìe e soprattutto seria, che possa allocare correttamente gli investimenti.
Stupid green è cambiare la politica di incentivi in maniera surrettizia. Perché qui non si discute sull’opportunità o meno di tassare il teorico plus valore di un fabbricato, ma lo si deve sapere prima di effettuarvi delle migliorìe!
Non è tollerabile dire, dopo che si è intrapresa e conclusa un’attività, che su tale investimento vengono applicate tasse, non esistenti al momento del business plan, e da pagare per tutti gli anni a venire.
Altrimenti, seguendo la stessa logica, pretendiamo che chi ha riportato in Italia capitali in nero con 4 (quattro) scudi fiscali, con la ridicola penale del 2,5% e poi del 5%, ora ci paghi una tassa aggiuntiva, e per tutti gli anni a venire!
E magari pretendiamo che, così come si vuole cambiare il contratto con chi ha investito nel fotovoltaico, si possano cambiare a piacere anche tutti gli altri contratti dello Stato: stipendi, pensioni, indennità…per esempio cominciamo a dire a tutti i pensionati che la pensione verrà decurtata del 20%, perché tanto vivranno il 20% di tempo in più (eheheh con il sistema sanitario al collasso sicuramente vivranno di più!)
Smart green è che se proprio si deve applicare una tassa non prevista, almeno la si moduli correttamente.
Stupid green è tassare gli impianti fotovoltaici superiori a 3 KW (vedi sopra) allo stesso modo su tutto il territorio nazionale: se a Palermo 3KW mi possono bastare a coprire le esigenze energetiche a uso residenziale e li ammortizzo in un tempo relativamente breve, a Trento questo già non è possibile e devo installare più di 3 KW, e quindi ecco la “rivalutazione catastale” di cui sopra.
Smart green è da parte di molti privati avere fatto in modo di sovradimensionare l’impianto – oltre i 3 KW – per poterlo abbinare ad una o più pompe di calore. Così da alleviare la pressione del costo del metano in inverno e migliorare il confort in casa nel periodo estivo.
Stupid green è la rivalutazione catastale di cui sopra, che va dunque a punire anche chi ha usato il buon senso per cercare di recuperare energia con le pompe di calore.
Stupid green è di conseguenza bloccare ulteriori investimenti di chi aveva magari pensato, con qualche metro quadro ancora disponibile sul tetto, di installare altri pannelli, nonostante non ci siano più incentivi. Invece con questa tassazione a sorpresa si pone la pietra tombale su un intero settore.
E’ possibile che questa classe dirigente continui a non applicare il banale concetto di moltiplicatore degli investimenti come per esempio gli incentivi – erogati in modo progettuale – nel settore dell’energia?!?!
E’ possibile che, al contrario, continuino a praticare politiche procicliche? Ovvero che in tempi di bolla immobiliare lasciano tasse minime sugli immobili e permettono che siano dati mutui al 120% ecc.; mentre in tempi di profonda crisi economica e di discesa dei prezzi degli immobili, aumentano invece la tassazione. Il contrario dei principi economici fondamentali e del buon senso.
Provando a riassumere, smart green è, allorché si danno incentivi (come per esempio alle Fonti di Energia Rinnovabili), sfruttare in pieno l’effetto moltiplicativo di questi investimenti.
Stupid green è invece, come già visto, non solo interrompere improvvisamente gli incentivi, ma in più attivare una campagna denigratoria contro tali incentivi e contro chi ne ha usufruito, punendoli se possibile (con appunto tassazioni non previste, da applicare per tutta la rimanente vita utile dell’investimento).
D’altra parte la nostra classe dirigente si guarda bene dallo scagliarsi con altrettanta energia contro chi ha avuto negli ultimi 20 anni in concessione frequenze televisive praticamente gratis; contro chi, mettendosi d’accordo con Prodi e compagnia, si è comprato, in fase di privatizzazioni, a prezzi da saldo, autostrade ecc. e adesso si gode le relative rendite di posizione.
A costoro, chissà perché, non chiedono conguagli.
A proposito, ma questo lo sapete già, il debito pubblico italiano è ora molto maggiore rispetto a prima delle privatizzazioni, che dovevano servire appunto ad abbattere il debito. E ora siamo anche senza più aziende pubbliche di pregio.
Vorrei concludere lasciandovi con tre domande, correlate peraltro all’inutilità delle privatizzazioni (ora con Renzi privatizzeremo tutto):
perché parlano sempre di debito pubblico e mai di debito privato?
perché i trattati europei prevedono un debito pubblico massimo del 60% e del 160% per il debito privato?
perché la crisi ha colpito all’inizio tre paesi Euro con un debito pubblico basso – Irlanda, Spagna e Portogallo – e non paesi con un debito pubblico molto più alto come l’Italia? E perché, per esempio, un paese come il Giappone, con il rapporto debito pubblico/PIL al 240% non è in crisi come i PI(I)GS dell’area Euro?