Il tempo della filiera corta
di Alessandra Iero - 30/07/2014
Fonte: alessandraiero
Una parte importante della filiera corta é rappresentata dai meccanismi di distribuzione dei prodotti. Le esperienze di filiera corta (Short Food Supply Chain, SFSC) hanno iniziato a diffondersi verso il 2000, per le esigenze sia di produttori che di consumatori, in varie parti del mondo; proprio per questo, esistono esperienze abbastanza diverse (1). Nel concetto di filiera corta vi è incapsulato non solo un’idea di prossimità geografica, ma anche e soprattutto una prossimità sociale che implica la capacità della catena di stabilire un canale di comunicazione tra produttore e consumatore (1). Come è noto le esperienze di filera corta promuovono di solito anche lo sviluppo sostenibile. Oltre alle esperienze dei Transition Network ormai diffusi in diverse parti del mondo, l’organizzazione della distribuzione dei prodotti di filiera corta ha preso diverse forme. Galli e Brunori nel loro studio (2) ne hanno analizzato diversi esempi europei. La maggior parte di questi riguarda la produzione e distribuzione di prodotti agricoli, non per forza biologici, con qualche esempio di prodotti di allevamento.
Nel caso austriaco di SpeiseLokal! il punto di partenza è stato l’ideale di vendere prodotti organici degli agricoltori della zona ad un prezzo equo e che generasse un rapporto tra i produttori e i consumatori. Per raggiungere quest’ultimo scopo, Speise Lokal! funziona da piattaforma di collegamento non solo organizzando escursioni presso le fattorie, e distribuendo informazioni sui metodi di produzione ma anche coordinando corsi di cucina, presentazioni, seminari, feste e altri eventi collegati con il cibo. I prodotti vengono ordinati sul web e poi ritirati al negozio un volta alla settimana. SpeiseLokal! ha un team di lavoro di cinque persone e serve da interfaccia tra una quarantina di produttori e una settantina di famiglie. L’iniziativa promuove lo sviluppo sostenibile in quanto il trasporto di solito è inferiore ai 100 chilometri, lo spreco di prodotto è minimo, il prodotto è per la maggior parte organico e non lavorato industrialmente, prodotto in piccole aziende e il packaging ridotto aiuta a ridurre il materiale di rifiuto dei compratori.
Il caso di studio olandese Oregional è una cooperativa di agricoltori e allevatori che si trovano in un raggio di 50 chilometri dalla città di Nijmegen, che vende direttamente a caterers, istituti di cura, ristoranti e negozi della regione. Inoltre dal 2012 hanno iniziato la vendita online di frutta, scatole di succhi di frutta e scatole di prodotti agricoli regionali. Oregional si pone come un intermediario tra i produttori e i compratori e ha, oltre a cinque membri direttivi, uno staff di sei persone. Le finalità di Oregional fanno sì che l’organizzazione promuova lo sviluppo sostenibile in quanto nella selezione dei produttori vengono considerati tanto la qualità dei prodotti e il luogo di produzione quanto la sostenibilità dei metodi di produzione.
Uno dei casi di studio francesi è la società privata Ruche Qui Dit Oui (RQDO) che utilizza strumenti web 2.0 per collegare produttori e consumatori utilizzando sia una struttura locale che viene utilizzata come punto di consegna sia una piattaforma di commercio online. L’essenza di questo progetto consiste nell’esistenza della società con sede a Parigi che ha principalmente sviluppato il sito web e la struttura della società. Successivamente, si sono formate (e si continuano a formare) delle strutture locali in cui una persona o un gruppo di persone si raggruppano e contattano piccoli agricoltori nel raggio di 125 chilometri.
Quando i potenziali consumatori raggiungono un numero di 40-50 si costituisce il website locale ed iniziano le vendite. Ogni settimana per ottenere la consegna dei prodotti è necessario raggiungere un numero minimo di ordini, altrimenti il produttore può decidere di non consegnare. All’interno di questa struttura RQDO si prende il 20 per cento per i costi di gestione, cosa che ha causato notevoli critiche. Inoltre benchè sia un esempio di filiera corta da un punta di vista della distanza geografica produttore-consumatore, tuttavia l’organizzazione logistica è complessa, comprendendo due intermediari, l’ufficio centrale e l’ufficio locale. Tuttavia, anche i produttori che appartengono al canale di distribuzione RQDO sono selezionati utilizzando i parametri di sostenbilità quali la distanza produttore-consumatore e l’impatto ambientale delle modalità di produzione.
La distribuzione dei prodotti é una componente essenziale della filiera corta, avviene con modalitá più o meno complesse, in cui l’utilizzo di una piattaforma internet facilita la logistica.
1. Terry Marsden, Jo Banks, Henk Renting and Jan Douwe Van Der Ploeg. 2001, The road towards sustainable rural development: issues of theory, policy and research practice. Journal of Environmental Policy and Planning, Volume 3, Issue 2, pages 75–83.
2. F.Galli, G. Brunori (eds.) (2013) Short Food Supply Chains as drivers of sustainable development. Evidence Document. Document developed in the framework of the FP7 project FOODLINKS (GA No. 265287). Laboratorio di studi rurali Sismondi, ISBN 978-88-90896-01-9.