Sperimentare, in musica e nella vita
di Antonello Cresti - Andrea A. Ianniello - 14/10/2014
Fonte: Arianna editrice
Dialogo col saggista Antonello Cresti, che ha appena pubblicato il suo nuovo libro “Solchi Sperimentali – una guida alle musiche altre” (Crac Edizioni)
1. Puoi dirci qualcosa sulla tua interessante idea del blog idee/inoltre? Com’è nata e quali i suoi obiettivi? Il mondo della cultura – e del giornalismo in particolare – segue oggi la stramba regola della non retribuzione, per giunta per articoli commissionati, senza nessun rispetto delle competenze e sensibilità dell’autore. Stanti così le cose meglio avere un veicolo davvero “proprio” in cui pubblicare le proprie “urgenze” comunicative, senza filtro alcuno. Idee In/Oltre nasce poi dall’esigenza – l’ho già affermato in altre occasioni – di uscire dall’impasse del solipsismo, dell’autoghettizzazione a tutti i costi, nella consapevolezza che solo unendo gli ingegni, i contatti, le forze si può arrivare da qualche parte. Ho messo a disposizione le pagine del blog a chiunque volesse inviarmi un contributo personale e di qualità e sono lieto di aver sino ad ora accolto quasi una trentina di firme. E’ la dimostrazione che gli intelletti non mancherebbero, ma che è necessario coagularli attorno ad un progetto. L’auspicio è che l’occasione divenga presto qualcosa di ben più ampio del mio modesto blog.
2. Hai recentemente pubblicato un ultimo dei tuoi libri di musica. Qual è il suo titolo e i suoi contenuti? Come si pone rispetto al percorso che hai cominciato con i tuoi precedenti libri (ricordo quello sul folk britannico)?
Il mio nuovo saggio musicale si intitola “Solchi sperimentali – una guida alle musiche altre” (Crac Edizioni) ed intende provare a mettere un po’ di ordine nell’immenso calderone della musica di sperimentazione o di ricerca. Per venti anni ho ascoltato con grande passione musiche che possedessero questa vocazione senza per questo esser etichettabili come “composizioni accademiche” o di jazz radicale. Quello che infatti a me interessa è mostrare come la cosiddetta musica giovane dagli anni sessanta ad oggi si sia avvalsi di procedimenti, ispirazioni, definibili come “di avanguardia”. Una volta stabilito questo mi sono mosso con la massima libertà, inserendo circa trecento tra artisti singoli e band, provenienti davvero da tutto il mondo. I generi lambiti sono la psichedelia, il prog, il jazz rock, la musica etnica sino all’industrial, il folk, l’elettronica, l’ambient, il black metal.E’ un’opera di passione e di divulgazione; questo può essere il veri trai d’union coi miei lavori del passato… Non c’è cosa che pubblichi che non scaturisca da una passione personale e dalla volontà di condividerla con gli altri.
3. Dopo aver parlato delle tue attività, ora parliamo di temi più generali. Cosa ne pensi della situazione politica italiana, senza concentrarti troppo su ‘nomi’ ma come riflessione. E cosa ne pensi delle attuali prospettive (o dis-prospettive non-prospettiche) culturali globali.
Che posso dirti… La situazione è davvero sconfortante, a livello italiano, come globale. Quello che vedo, al di là dello strapotere del pensiero unico neoliberale e del capitalismo assoluto, è una necrosi dello spirito critico davvero imbarazzante. Viviamo in una società depressa, priva di creatività, come di volontà di ricerca. Se non fosse che conosco, proprio grazie alle operazioni che mi vedono protagonista, il valore di tanti singoli individui sarei “ritornato alla foresta” già da tempo. La musica di cui parlo, così come i pensieri che ammirano viaggiano entrambi nella stessa direzione, quella della ricerca e della individuazione. Abbandonando queste direttrici secondo me una vita non avrebbe alcun senso…