La rabbia di un italiano che non vuole morire di euro
di Marcello Foa - 22/10/2014
Fonte: blog.ilgiornale
Venerdì sera, in occasione dell’assemblea della Camera di Commercio del Canton Ticino ho intervistato pubblicamente Alberto Bagnai. Tema, ovviamente, l’euro. Bagnai in gran forma. A giorni verosimilmente riuscirò anche a pubblicare il video dell’intervista. Nel frattempo ecco la cronaca del Corriere del Ticino, il post di Bagnai su goofynomics. E qualche citazione:
Bagnai ha ricordato l’evoluzione dello spread dei titoli pubblici italiani contro quelli tedeschi: in realtà non sono state l’uscita di scena di Berlusconi o le riforme attuate da Monti e dai Governi successivi a farlo scendere, ma la fatidica affermazione di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, di «essere pronto a far tutto il necessario in favore dell’euro».
Per Bagnai la BCE, un organo tecnico non eletto, ha poi imposto riforme e «dettato compiti». Ma il caso italiano è piu’ diffuso, in quanto l’Unione si fonderebbe «su di uno status di bene superiore indefinito guidato da élite burocratizzate e non democratiche». Foa ha posto poi la questione della crisi attuale e dei modi per uscirne. Secondo Bagnai la «retorica dell’euro forte ha richiesto, vista l’impossibilità di svalutare, di indebolire il costo del lavoro, comprimendo i salari». In un momento di domanda internazionale già debole la crisi della domanda interna ha avuto effetti devastanti, ed oggi l’Eurozona è l’unica area mondiale che non riesce a riprendersi.
E la rabbia di un italiano che vede morire il proprio Paese:
E’ mai possibile che io debba arrivare fino a Lugano per sentirmi dire che gli italiani hanno voglia di lavorare e lo fanno bene, che la loro classe imprenditoriale è di primo ordine, che la loro manodopera è estremamente qualificata?
Che dite: sono gentili gli svizzeri, o sono traditori i nostri politici e i nostri giornalisti?
La risposta soffia nel vento della SStoria.
Io comincio ad averne piene le tasche.
Quell’italiano è Alberto Bagnai.