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La piazza contro la Leopolda, farsa del 25 ottobre

di Eugenio Orso - 22/10/2014

Fonte: Pauperclass


Giocare al poliziotto buono e a quello cattivo, fingere una competizione che non c’è, simulare improbabili opposizioni, politiche e sindacali, contrastare il capoccia per poi sostenerlo in parlamento e chiamarlo “il mio segretario” davanti ai microfoni, come fa Bersani con Renzi. Il pd, con la cgil e la fiom che gli reggono il sacco, è abilissimo in questi giochetti, è bravissimo nell’inscenare farse come “la piazza contro la Leopolda”, o anche “la sinistra contro i renziani” di turno.

Parte la cgil con una manifestazione pacifica e palesemente inutile, da incontro in piazza nel week-end, e l’”opposizione” interna piddina ne approfitta. Evidente che dietro c’è un copione da seguire, ma senza spaccare il pd e far cadere il governo … che è comunque il loro governo, benedetto e sostenuto dalla troika almeno per il momento.

Campioni nella truffa e nella manipolazione del popolo bue, i piddini fingono due schieramenti, per mantenere e acquisire consensi a tutto campo. Il primo è quello dei renziani, che vorrebbero le riforme del mercato del lavoro in barba ai “privilegi” dei lavoratori protetti, il secondo schieramento, che nella farsa dovrebbe opporsi con risolutezza al primo, è la cosiddetta sinistra del partito, “sensibile” alle istanze sociali e perciò “conservatrice”, con la cgil e la fiom in torta. I primi alla Leopolda, i secondi in piazza con il sindacato. A ciascuno di questi infami è stato assegnato un ruolo ben preciso, nella farsa.

La difesa dell’articolo 18, per quanto riguarda il secondo schieramento, non è che un pretesto per fottere ancora una volta i lavoratori e trattenere tessere e consensi, nel pd, nella fiom e nella cgil, così come nei primi anni duemila (marzo 2002) ha rappresentato un pretesto per far cadere il governo Berlusconi II, senza però riuscirvi. I renziani, dal canto loro, vorrebbero lavoratori tutti uguali e tutti senza diritti, licenziabili in ogni momento, per “dare lavoro ai giovani” (il solito slogan vuoto, che però funziona) e per “una questione di equità” sociale, ma in senso neocapitalistico, ossia tutti sottopagati e sfruttati davanti al capitale finanziario. A ciò si aggiunge la “contesa” riguardante la stessa natura del partito unico collaborazionista (della troika), cioè il pd. Se i renziani andrebbero verso il “partito della nazione” allargato o addirittura onnicomprensivo, aperto a tutto e al contrario di tutto, per fagocitare sel, ncd, i resti di sciolta civica e forse una parte degli inutilissimi grillini, i “sinistri” vorrebbero mantenere una “comunità di uomini e donne” (stronzate che dicono un Cuperlo o un Bersani) un po’ più ristretta, fingendo di restare “orgogliosamente ancorati alla loro storia”, anche se i collaborazionisti della troika, in quanto servi del Gran Capitale disposti a ogni sorta di tradimento e bassezza, non possono avere né storia né dignità politica. Così, la sceneggiata che si profila sabato 25 ottobre è a tutto campo, e in moltissimi crederanno veramente che nel pd ci siano opinioni e “proposte politiche” diverse, non soltanto quelle della bce, della commissione europoide e del fondo monetario internazionale. Che bel pluralismo! Eccola, l’essenza della democrazia liberale che anima il partito unico!

La ripugnante infamia chiamata sinistra avrà un giorno di gloria e darà spettacolo. Da una parte la sinistra-sinistra apostata del comunismo: cgil + fiom + Cuperlo + Bersani + Civati + Fassina + Mineo + Damiano + varie ed eventuali. Dall’altra la sinistra liberal ultramodernista, raccolta intorno allo sbruffone Renzi in una vecchia stazione ferroviaria fiorentina, scopertamente e fanaticamente devota al mercato, agli investitori, alle signorie finanziarie e alla loro moneta unica.

Peccato che lo jobs act, al senato, è stato da poco approvato con maggioranza ampia che più ampia non si può (165 sì!), e questo, soltanto questo, è ciò che conta per il futuro dei lavoratori. I più “coraggiosi” sinistri pd, come Mineo, si sono astenuti – non avendo avuto neppure il coraggio di votare contro – mentre gli altri hanno votato a favore. Tanto varrebbe che sabato se ne andassero tutti alla Leopolda, ad applaudire il loro segretario! Nessuno è uscito dal pd stracciando la tessera e nessuno lo farà il 25 di ottobre, ma la sceneggiata s’ha da fare, per ingannare ancora una volta il popolo bue.

La piazza contro la Leopolda, prossimamente in scena.