Dove andranno gli Stati Uniti?
di Alessio Pizzichini - 28/10/2014
Fonte: L'intellettuale dissidente
Gli Stati Uniti sanno che la loro leadership a livello mondiale non durerà per sempre. Paesi come Cina, Russia, ma anche Brasile e India, la supereranno economicamente nel giro di qualche decennio. Per questo stanno tentando invano di fermare la loro crescita, con politiche volte ad assoggettare più stati possibili, ma che si stanno rivelando fallimentari. Per esempio in Siria, dove gli Stati Uniti hanno finanziato pubblicamente i gruppi anti-Assad, molti dei quali oggi fanno parte dell’ISIS. Lì l’esercito ha resistito imperterrito, e Bashar al-Assad ha stravinto le recenti elezioni con l’88% dei consensi. Complice della sconfitta degli Stati Uniti il netto appoggio della Russia e della Cina al governo Siriano, sconfitta almeno momentanea dato che l’avanzata dell’ISIS e un’eventuale attacco diretto a Damasco non può che far felici gli Stati Uniti.
In Ucraina tutto sarebbe andato liscio se non ci fosse stata la Russia: un colpo di stato possibile grazie all’azione diretta dei neo-nazisti, oligarchi al potere, la totale sottomissione economica agli Stati Uniti e l’inizio di un indebitamento che li avrebbe tenuti al guinzaglio a vita. Ma nel sud-est, dove la maggior parte della popolazione è di origine russa, si sono ribellati e si sono proclamati indipendenti. I media stravolgono le notizie, fanno credere che l’esercito russo abbia invaso l’Ucraina e che i filo-russi sono terroristi che minano il diritto di autodeterminazione dei popoli. Basta veramente poco per capire che nel Donbass non combattono soltanto i cittadini di radici russe, ma anche moltissime persone del luogo che hanno visto coi propri occhi la violenza della giunta ucraina (bombardamenti su centri abitati, furti e razzie, uccisioni e fosse comuni).
Si guardi anche la protesta degli ombrelli ad Hong Kong, conclusasi nel giro di due settimane grazie alle contro-proteste. Quando i media tacciono da un giorno all’altro su un determinato avvenimento, significa che non c’è più bisogno di legittimare qualcosa perché i diretti interessati non hanno più nulla da guadagnarci e la loro politica si è mostrata fallimentare. Come del resto è stato per le manifestazioni colorate tenutesi lo scorso Febbraio a Caracas, organizzate dalla destra filo-statunitense. Prontamente il governo socialista e tutto il popolo con esso schierato hanno reagito facendo finire anche queste nel dimenticatoio. Lì ora gli oppositori sono passati a veri e propri atti terroristici: c’è una vera e propria lista nera, tra i quali lo stesso Robert Serra ucciso il 1 Ottobre. Il tutto sotto finanziamento degli oligarchi venezuelani e colombiani, che da un avvicinamento a Washington hanno solo da guadagnarci. Per rimanere in America Latina, le elezioni in Brasile sono state vinte da Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori. L’alleanza tra la destra e il Partito Socialista, che altro non era che liberista e filo-statunitense, non è bastata a far cambiare rotta al gigante sudamericano. Una rielezione non importante solo per il Brasile, ma per tutto il continente che ha bisogno che un paese di tali dimensioni e tale importanza rimanga indipendente.
Infine c’è la Russia di Putin che è considerata dal governo statunitense la seconda minaccia a livello mondiale. Forse perché è uno dei pochi paesi dove ancora si difendono i valori su cui la società poggia, e non vengono ripudiati come da noi in Europa. Dove ancora si difende la figura di un uomo con un identità nazionale e sessuale, e non si lavora per abbattere ogni limite che ci permette di definirci ancora umani. È in atto una campagna destabilizzatrice verso la Russia promossa dagli Stati Uniti e operata anche dai paesi dell’Unione Europea con una serie di sanzioni insensate, che come conseguenza avranno soltanto quella di deteriorare ulteriormente economie già al tracollo. Per Sergey Glazyev, amico e consigliere di Putin, la politica degli Stati Uniti è la risposta all’imponente crescita economica della Cina, ed è volta ad assoggettare economicamente non più solo i paesi dell’unione Europea, ma anche la Russia e quelli dell’est ad essa allineati.
Una politica suicida, promulgata da chi sa che ha i decenni contati. È in atto una vera e propria guerra tra gli Stati Uniti e i paesi ad essi allineati e tutti gli altri che resistono ancora difendendo la propria sovranità nazionale: Russia, Cina, Siria, Iran, gran parte dell’America Latina e altri. Per velocizzare questo processo di passaggio di testimone dagli Stati Uniti ad altri paesi, noi europei, che dal Piano Marshall altro non siamo che vassalli, dobbiamo ritirare fuori l’orgoglio nazionale, liberarci dal giogo degli americani e dal debito pubblico che ci tiene ostaggi delle banche, e schierarci con l’altra parte del mondo e contro gli Stati Uniti, che dalla caduta del muro di Berlino stanno portando avanti un’imperterrita guerra su più fronti volta a sottomettere più nazioni possibili per restare la leader del mondo. Una guerra che porterà inevitabilmente gli Stati Uniti al collasso e all’implosione, e noi non possiamo permettere che quando ciò accadrà collasseremo con loro.