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Le sanzioni contro Putin affondano l’export della Germania

di Pierluigi Mennitti - 05/11/2014

Fonte: Limes


 

L’agenzia di Wiesbaden fornisce i numeri dell'export di Berlino verso Mosca: -26,3% ad agosto. Il ministro degli Esteri tedesco punta a un progressivo alleggerimento delle sanzioni, ma per la cancelliera Merkel è troppo presto.




[Carta di Laura Canali]

Un crollo drammatico per le esportazioni tedesche in Russia, che contribuisce ad appesantire le ali di un’economia solo fino a qualche mese fa convinta di poter attraversare senza grandi danni la crisi dei mercati sudeuropei.


L’ultimo dato è arrivato dall’agenzia di statistica federale di Wiesbaden e si riferisce al mese di agosto, nel quale la diminuzione del volume di esportazioni verso Mosca ha toccato il 26,3% rispetto all’anno precedente, -2,3 miliardi di euro in numeri assoluti. Nei primi otto mesi del 2014 sono stati esportati beni per 20,3 miliardi di euro, un calo complessivo del 16,6% rispetto all’anno precedente.

 

Le sanzioni contro Putin hanno dunque colpito profondamente l’economia tedesca. Una conseguenza attesa, ma la dimensione della caduta ha sorpreso tutti. La mancanza di mercati alternativi nei quali dirottare i prodotti venduti ai russi ha messo poi in luce quanto il miracolo tedesco degli ultimi anni nascondesse una tradizionale debolezza strutturale: l’eccessiva dipendenza da fattori esterni.

 

Berlino ha ovviato alla crisi dei mercati sudeuropei ampliando le sue quote di mercato nei paesi emergenti, illudendosi così di poter aggirare le sofferenze dei partner europei del Sud. Ma lo scoppio del conflitto diplomatico con la Russia ha trovato il fianco industriale tedesco scoperto.


Giù l’export di macchinari, auto e chimica


Nel dettaglio dei beni colpiti, spiccano i punti di forza storici dell’export made in Germany: macchinari industriali, auto e componentistica, prodotti chimici. Il prolungamento delle sanzioni (e quindi del rallentamento delle esportazioni verso Mosca) ha già causato l’introduzione della riduzione dell’orario di lavoro in alcuni stabilimento automobilistici tedeschi, una misura di sicurezza che garantisce al lavoratore il mantenimento del posto di lavoro in cambio di flessibilità.


Sul versante politico c’è da registrare la nuova presa di posizione del ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, che alcuni giorni fa, prima ancora che i dati degli esperti di Wiesbaden fossero resi noti, aveva rimesso in discussione la possibilità di un allentamento delle sanzioni, riferendosi al clima meno teso in Ucraina e alla prospettiva che il quadro politico post-elettorale possa portare a una graduale stabilizzazione della situazione.


Per i tedeschi non sarà facile recuperare i mercati perduti


Per quanto la posizione ufficiale resti quella della cancelliera Angela Merkel (che di recente ha ribadito come i rapporti con Putin non siano ancora tornati a una normalità tale da prevedere un ripensamento sulle sanzioni), Berlino non vede l’ora di poter riconsiderare misure economiche che sono state prese probabilmente controvoglia e su pressione statunitense.


Quando i commerci riprenderanno, bisognerà poi vedere se i tedeschi saranno in grado di recuperare il terreno perduto, giacché nel frattempo, a rendere le sanzioni praticamente inutili, ci hanno pensato i paesi emergenti del Bric, occupando gli spazi di mercato lasciati liberi dagli europei.


Anche per questo motivo, Mosca sarebbe in grado di sopportare il bando occidentale ancora per molto tempo.


Per approfondire: Ri-bruciare Stalingrado? La Russia e le sanzioni


*Pierluigi Mennitti collabora con Rassegna Est, un sito che racconta e spiega l’Europa balcanica, centrale e post-sovietica con una particolare attenzione alle vicende economiche. È sia un’agenzia di giornalisti che forniscono i loro contributi a varie testate, sia un portale di servizio indirizzato alle imprese italiane, la cui presenza a Est è molto radicata.