Il gioco delle parti
di Piero Cammerinesi - 26/11/2014
Fonte: Il giornale del Ribelle
Houston, 19 Novembre 2014 - I repubblicani, i grandi vincitori del mid term che, oltre ad aver in pugno la Camera dei rappresentanti, si stanno apprestando a controllare – da gennaio - anche il Senato, sono riusciti, in un colpo solo, ad affossare il Freedom Act, un complesso di misure che avrebbe dovuto limitare l’onnipotenza delle Agenzie di intelligence che hanno, di fatto, spogliato i cittadini americani – e non solo – della propria privacy.
Il popolo americano aveva appreso – grazie alle rivelazioni di Edward Snowden – da circa un anno e mezzo di essere completamente in balia della NSA, che intercetta e conserva ogni tipo di comunicazione elettronica – telefonia, internet, email etc – dell’intera popolazione.
Il Freedom Act - se fosse passato - avrebbe sancito la fine della raccolta massiva dei tabulati telefonici nazionali ad opera del governo, costringendo i funzionari a effettuare richieste specifiche alle società di telefonia. Avrebbe anche potuto far cessare il monopolio delle forze dell'ordine sulle contese dinanzi alla corte di sorveglianza segreta con la creazione di un ruolo per un avvocato speciale. E ciò avrebbe fatto sì che le valutazioni più importanti della corte sarebbero state rese pubbliche.
Ieri, per far passare il Freedom Act, bastavano 60 voti ma ne sono mancati due all’appello e per due soli voti l’unica diga – anche se piena di buchi – che avrebbe potuto difendere la gente dai ficcanaso di Washington è crollata.
Eppure non era difficile capire che le cose sarebbero andate a finire esattamente così.
Dopo lo sconcerto e l’indignazione di una buona parte della popolazione per le rivelazioni sulla più massiccia e globale azione di controllo della storia dell'umanità, chi voleva mantenere – se non incrementare – il controllo a tappeto di ogni pensiero e parola del popolo americano non ha fatto altro che spingere sull’acceleratore della paura, agitando lo spauracchio del terrorismo islamico, di quell’Isis o Isil, che si appresterebbe a minacciare con le sue scenografiche decapitazioni addirittura il territorio americano.
Nelle parole di ieri del senatore della Georgia Saxby Chambliss: “ci sono dei membri dello Stato islamico che si aggirano per le strade di New York per ammazzare la gente”.
E non c’è davvero nulla di meglio – per evitare ciò – che lasciare mano libera alla NSA di continuare imperterrita a raccogliere e conservare i metadata di tutti i cittadini americani.
Ma nella sceneggiata di ieri Chambliss è stato ampiamente surclassato dal senatore repubblicano della Florida, Marco Rubio, il quale ha superato per fantasia qualsiasi autore di science fiction hollywoodiano affermando: “Dio non voglia che domattina ci svegliamo con la notizia che un membro della Isil è negli Stati Uniti e gli agenti federali hanno bisogno di stabilire con chi sia collegata questa persona per mettere in atto un attacco contro il Paese" e ancora: "Vi giuro che - voglia Iddio evitarlo - se accadesse un evento orribile come quello, la prima domanda sarebbe ‘perché non ne abbiamo saputo nulla?’"
Nonostante sia stato apertamente ammesso, anche recentemente, dal vicepresidente Biden che l’Isis non costituisce minaccia alcuna per gli Stati Uniti[3], chi dirige il gioco delle parti a Washington sa bene che effetto possa avere sulla gente una ben studiata decapitazione di un bel giovane americano.
E allora, dopo aver creato l’Isis, averlo finanziato, aver addestrato i suoi membri e aver anche fatto pubblico sfoggio di amicizia – ricordate le foto-ricordo del senatore McCain con i sanguinari decapitatori? – ecco che una nuova decapitazione arriva proprio a fagiolo per spingere l’opinione pubblica a ‘digerire’ la prosecuzione del controllo globale del Big Brother.
Il solito meccanismo di Problema – Reazione – Soluzione, insomma.
Un gioco delle parti nel quale due politici liberali, tradizionalmente contrari allo strapotere delle Agenzie, come il democratico Bill Nelson, ma soprattutto Rand Paul, senatore del Kentucky – prossimo possibile candidato repubblicano alla presidenza – hanno votato per seppellire il Freedom Act. Naturalmente il nostro bravo senatore del Kentucky lo ha fatto – a suo dire – perché il Freedom Act non rappresentava una garanzia sufficiente contro i ficcanaso della NSA.
Mah, sarà, se lo dice lui...
Anche il buon Premio Nobel per la pace - il presidente Obama, che non ha fatto altro, nei suoi due mandati, che portare guerra in ogni parte del mondo - aveva giocato il ruolo di quello che - spinto dall'indignazione mondiale - voleva limitare le prerogative della NSA, tanto che La Repubblica oggi titola scandalosamente "Datagate, smacco a Obama, il Senato boccia la riforma NSA". Così ha fatto la sua bella figura, tanto sapeva bene come sarebbe andata a finire.
Personalmente questa scelta di far cadere – per due soli voti - una legge così importante mi fa tanto pensare alla tipica azione di “finte opposizioni” di cui noi in Italia siamo insuperabili maestri.
Prima declamare a gran voce la propria lealtà al popolo e alla libertà per poi – appena se ne manifesti l’opportunità – tirarsi indietro in modo che il potere si consolidi e divenga di fatto invincibile.
E, per di più, con il consenso popolare. Vi dice niente?