“Cercheremo un nome condiviso e rappresentativo degli italiani”: questa era la preziosa promessa del nostro presidente del consiglio Renzi relativamente al nuovo inquilino del Quirinale. Bene, l’elezione del Presidente della Repubblica è avvenuta da poco e gli italiani, pensando al nome così rappresentativo, si chiedono: “Chi minchia è Sergio Mattarella?”
Ma non dobbiamo stupirci se le promesse del marinaio Renzi non vengono rispettate e nemmeno se a capo dello Stato ci ritroviamo un vecchio democristiano, con le mani in pasta nelle porcherie degli anni novanta, dalle infamie americane in Serbia alla vergogna dell’uranio impoverito. L’Italia del 2015 è questa, povera Patria in mano a liberali senza scrupoli, che hanno violentato la stessa Costituzione che proteggono con foga, stravolgendola al punto da rendere ridicolo il potere del Capo dello Stato di nominare il primo ministro, che in realtà oggi è colui che nomina in solitaria il Presidente della Repubblica.
E c’è rimasto solo da ridere della modalità di elezione della figura apicale della Repubblica: un vero e proprio plebiscito per contare i fedeli al premier Renzi, con le votazioni avvenute in una gioiosa atmosfera mafiosa: nei pizzini depositati nell’urna possono riconoscersi le firme delle varie correnti e gruppi, e quindi è un proliferare di “S. Mattarella”, “Mattarella S.” , “On. Mattarella”, “On. Sergio Mattarella” e via dicendo. Nella più triste tradizione del controllo del voto si è svolta l’ennesima figuraccia nazionale.
Ma da patrioti rimarremo con gli occhi vigili sul futuro, non vogliamo condannare il prossimo operato del nuovo Presidente, rimaniamo speranzosi in uno scatto di reni che possa rimettere sui giusti binari la nostra nazione. Certo non si è cominciato bene, con il neo eletto che si è sentito in dovere di dichiarare alle fosse Ardeatine che “L’alleanza fra nazioni e popoli seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario è di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”. Di che terrore parli si capirà presto. Speriamo non sia un discorso relativo ad un’era geologica fa, una marchetta nei confronti dei poteri sionisti, un richiamo allo scontro di civiltà tanto voluto da Israele e accoliti e così deleterio, ridicolo e inutile per il popolo italiano. Speriamo invece che il terrore a cui Mattarella si riferisce è quello imposto dalla liberaldemocrazia a tutti i popoli che sottomette, dell’infamia finanziaria che strangola oggi il nostro futuro, il terrore che ci incute una classe dirigente italiana che, per sempre democristiana, ha sostituito il cilicio dei fedeli al silicio delle componenti degli smartphone, sui quali continuamente si genuflette sgranando con i polpastrelli il moderno rosario di sottomissione.
Matteo Guinness