Obama continua con le sue provocazioni alla Russia: la possibilità di un conflitto in Europa
di Luciano Lago - 16/06/2015
Fonte: controinformazione
Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica si trova concentrata nelle tante situazioni negative createsi in Italia per l’incompetenza e la subordinazione del governo Renzi /Alfano alle centrali sovranazionali da cui riceve le direttive, immigrazione clandestina incontrollata, riforme economiche con abolizione di diritti, privatizzazioni dei servizi pubblici, ecc.., nuvole tempestose si addensano all’orizzonte europeo grazie alla sciagurata politica bellicista e di diffusione del caos realizzata dagli Stati Uniti guidati dall’Amministrazione del “premio nobel” Barack Obama.
Con le ultime notizie arrivate, la ripresa del conflitto in Ucraina e la decisione del Dipartimento di Stato USA di inviare armi pesanti nei paesi baltici (ai confini della Russia), rivelata dal New York Times (vedi: Pressing di Obama su Putin: armi pesanti nell’Europa dell’Est) , di fatto la situazione internazionale in Europa e nel mondo sta rapidamente avvicinando ad un conflitto generale, innescato dalla crisi in Ucraina, che diventa sempre più probabile ed in cui l’Italia, grazie alla sua stretta alleanza con la NATO, sarà inevitabilmente coinvolta.
Come molti analisti avevano già predetto da tempo, gli USA non sono interessati a mantenere la tregua in Ucraina ed a far rispettare gli accordi di Minsk, raggiunti grazie all’intermediazione di Germania, Francia e Russia. Ad Obama ed ai suoi consiglieri strategici interessa provocare un intervento militare scoperto della Russia in Ucraina mediante le azioni di provocazione militare pilotate dal Pentagono ed attuate dal governo fantoccio di Poroshenko, in modo da far impantanare la Russia in un conflitto alle porte di casa e sobillare dall’interno la compattezza della Federazione Russa ed il potere di Putin.
Poco importa se questo causerà un allargamento del conflitto anche ai paesi baltici o alla Polonia, con possibilità di una guerra mondiale combattuta con armi termonucleari. Gli strateghi USA sono convinti di muoversi da una posizione di forza e di poter assestare il primo colpo (“the first strike”) e mettere fuori uso l’arsenale strategico russo. Per questo hanno disseminato basi militari nell’Europa dell’est a ridosso dei confini della Federazione russa.
Sembra di avere a che fare con un branco di psicopatici che hanno preso possesso del potere a Washington, come sostiene anche l’analista americano Paul Craig Roberts ed altri studiosi del comportamento. (.”… la determinazione e la spregiudicatezza nel mantenere la posizione dominante, che rinvia alla sfrontatezza associata alla personalità psicopatica, sono collegabili a molti atteggiamenti del presidente Obama “).
Di fatto le politiche militariste ed aggressive condotte dall’Amministrazione USA, con riferimento sia alla Russia che alla Cina, ed i piani per circondare con forze aeronavali e basi militari le due superpotenze, possono condurre ad un prossimo conflitto globale che, nell’epoca termonucleare, potrebbe avere conseguenze irreparabili.
L’amministrazione Obama sembra voler seguire una linea di confronto a tutto campo su scala planetaria, nel tentativo disperato di non perdere la propria supremazia globale in un mondo dove gli equilibri economici e militari stanno rapidamente cambiando.
In questa linea si deve spiegare non solo l’aggressività contro la Russia per la questione ucraina, creata dal golpe a Kiev sobillato dagli USA e dalla UE, ma anche le azioni di appoggio su larga scala da parte di Washington alle organizzazioni terroristiche in Medio Oriente, per rovesciare il governo della Siria, appoggiato dalla Russia, per arrivare ad un nuovo assetto dell’Iraq, da suddividere in tre stati e sottrarlo all’influenza iraniana, si capisce anche il sostegno incondizionato, da parte degli USA, alla Monarchia Saudita che sponsorizza e sostiene le organizzazioni terroristiche takfiri e che conduce operazioni aggressive contro gli stati vicini come lo Yemen per portarli nella propria orbita politica. (Vedi: Il piano di balcanizzazione del Medio Oriente ).
Una sfacciata politica di dominio dietro pretesti di propaganda (“lotta al terrorismo” o “esportazione della democrazia”) ormai del tutto screditati di fronte all’opinione pubblica internazionale.
Si tratta di una azione strategica condotta dalle forze USA che ha una dimensione scoperta con le guerre e le aggressioni a stati sovrani ed una dimensione occulta, con la sobillazione a mezzo delle operazioni coperte svolte dalla CIA, dalla NSA e dalle altre agenzie. Esiste poi uno spiegamento militare fatto dalla flotta aeronavale e sottomarina USA che si va posizionando dal Mar Baltico, al Mar Nero, al Mar della Cina ed al Golfo Persico per circondare in forma di tenaglia i potenziali nemici di Washington: la Russia, la Cina e l’Iran.
Questa strategia che ha seminato guerre e caos ha favorito l’enorme sviluppo del complesso militare industriale degli USA che si avvantaggia della vendita di armamenti in tutte le zone critiche, dal Medio Oriente, all’Africa ed all’Estremo Oriente.
Alcuni analisti sostengono, a ragione, la stretta dipendenza dell’aggressiva strategia militare USA con la situazione potenzialmente esplosiva dell’economia americana, schiacciata da un enorme debito, con la prospettiva di avere il suo dominio economico insidiato dalla impetuosa crescita del gruppo dei BRICS, capeggiato da Cina e Russia e la perdita del signoraggio assoluto del dollaro mediante il quale il Tesoro USA finanzia il debito e l’enorme apparato industriale militare.
L’assoluto dominio del dollaro viene attualmente insidiato dall’utilizzo crescente della nuova valuta cinese, lo Yuan, nelle vendite del petrolio della Cina, della Russia e di altri paesi. Oltre alla creazione dei nuovi organismi finanziari, come la banca cinese (AIIB), realizzati in alternativa al FMI e Banca Mondiale, dominati dagli anglosassoni. Vedi: La Russia guida i BRICS verso un nuovo Ordine Finanziario .
In tutto questo quadro disastroso di conflitti e tensioni internazionali, si distingue la posizione del tutto subalterna ed inerte dei paesi europei, con poche eccezioni, che, al di là di qualche borbottio, non riescono ad esprimere una posizione comune che non sia quella dell’asservimento completo agli interessi dell’Impero Nordamericano, nonostante l’evidente contrasto con il proprio interesse nazionale di evitare conflitti in Europa e mantenere rapporti di cooperazione con la Russia. L’opinione pubblica europea è disorientata ed avverte che la narrazione ufficiale non quadra con gli avvenimenti reali ma non riesce ancora a darsi una spiegazione di quanto avviene.
Questa scarsa consapevolezza dei rischi a cui si sta andando incontro deriva anche dal completo controllo dei grandi media (mega media), tutti di ispirazione filo atlantista, tutti a ripetere le stesse menzogne (la “Russia aggressore” e gli “USA portatori di democrazia”) della propaganda di Washington, con una inveterata attitudine nella manipolazione delle notizie e nella distorsione degli avvenimenti (tipico il caso della guerra in Siria presentato come una “rivolta popolare” nel suo inizio e il caso dell’Ucraina presentato come un “movimento spontaneo”). Un apparato mediatico che viene utilizzato da Washington e dai filo atlantisti di volta in volta per demonizzare i propri nemici (Saddam Hussein, Gheddafi, Bashar al-Assad, Putin, ecc..) ed avere poi la giustificazione per le proprie operazioni di intervento diretto o indiretto.
Gli USA sono riusciti a creare una classe politica di parassiti e loro subalterni nei governi della UE , tipico il caso italiano, con una Matteo Renzi sempre pronto a prostrarsi agli interessi economici e politici dei dominatori d’oltre Atlantico, oltre a quelli di Bruxelles, senza un minimo senso critico o la più pallida idea di quale sia l’interesse nazionale di un paese come l’Italia.
Esemplare il comportamento servile se gli organismi mondialisti chiedono a Renzi di privatizzare ospedali, scuole ed aziende pubbliche, di sottoscrivere trattati penalizzanti (TTIP), il fiorentino provvede lesto ad attuare le direttive ricevute e riesce anche a presentarle abilmente come una “modernizzazione” dell’Italia. Se gli stessi organismi gli chiedono di aprire le frontiere e far invadere il paese da milioni di Africani, lui adempie agli ordini e presenta questo come un “grande progresso” della società italiana verso il “multiculturalismo” che “oggi è un obbligo per tutti, guai ad aver paura delle novità”, incita il fiorentino imbonitore.
Si iniziano a scorgere le conseguenze nefaste di tutto questo nella attuale situazione italiana ma queste sono ben poca cosa di fronte alle molto più devastanti conseguenze che deriveranno dal possibile scoppio di un conflitto nel cuore dell’Europa.
Ognuno può fare i suoi scongiuri ma potrebbero non bastare.