La nostra idea del sovranismo
di Alberto Cossu - 21/12/2015
Fonte: Il giornale del Ribelle
Il desolante scenario attuale, per altro da noi previsto con notevole anticipo, sta producendo un’infinità di dibattiti, articoli, libercoli e interviste su temi quali il rapporto con l’Islam, l’avanzamento del FN in Francia, la finanza mondiale ed europea, la BCE, la perdita di sovranità politica e monetaria e via discorrendo. Tutti temi a noi cari, molti dei quali già sviscerati in tempi non sospetti, sia qua che su La Voce del Ribelle. L’attuale aumento esponenziale del dibattito però rischia a parer nostro di generare anche un aumento della confusione. Di fatto la nostra posizione non dovrebbe spostarsi di un solo millimetro secondo il vento che tira nei vari ambienti politici e giornalistici o nelle intellighenzie riciclate. Vediamo quindi di fare chiarezza rispetto alle nostre posizioni in rapporto ad alcune ricette sbagliate che sono prospettate ultimamente come soluzioni.
Movimento Zero è un movimento europeista e sempre lo sarà. Noi siamo per un’Europa unita, autarchica e armata, un’Europa dei popoli ovviamente, come si usa dire ormai in modo anche logoro, non certo l’attuale Europa finanziaria, però ribadiamolo un’Europa realmente unita. Un’Europa composta di piccole patrie autonome federate tra loro che combacino con le reali differenze culturali, geografiche e politiche dei popoli. Piccole il tanto da poter permettere forme di democrazia diretta. Autarchica perché è necessario invertire il processo della globalizzazione, sarebbe inutile inseguire gli altri paesi nella loro folle corsa capitalistica di crescita continua (dove per altro cresce il volume della ricchezza generale, ma peggiora la sua distribuzione sociale). Un’Europa indipendente dalla NATO e fuori dal giogo USA che possa così recuperare la sua sovranità non solo politica ma anche militare e quindi armata non in funzione aggressiva ma difensiva, perché vien da sé che un’Europa del genere per sopravvivere dovrà mostrare i denti. Le ultime scelte della NATO come l’ambiguità sulla questione turca sembrano sempre più mostrare non solo l’inutilità per noi di stare in quest’alleanza ma anche la pericolosità. Un’Europa capace di aprirsi anche verso il mediterraneo, senza paure xenofobe immotivate verso i paesi musulmani, ma con spirito di collaborazione con tutti quei popoli che vorranno condividere il ritorno a una vita in una comunità politica e sociale a dimensione d’uomo e non di tecnica e capitale. Collaborazione dove gli scambi siano fatti tra parti alla pari che contrattano e non su basi di rapina. Interesse europeo primario per andare verso questa direzione è per prima cosa la stabilizzazione della Libia e di tutto il nord-africa al fine di terminare la confusione causata dalle primavere arabe e poter ripristinare la vocazione mediterranea europea. Un’Europa del genere sarebbe un grosso colpo per la globalizzazione e per il mondialismo e una rinascita dell’umanità che ripartirebbe proprio da quell’Occidente che sciaguratamente innescò con la modernità l’attuale stato degenerativo.
Per questi motivi non dobbiamo pensare che il problema della mancanza di sovranità politica, monetaria e militare italiana attuale debba essere risolto con la semplice riproposizione di un nazionalismo urlato che non tenga conto di tutti questi fattori: i singoli stati non possono, infatti, oggi essere capaci da soli di uscire e combattere la globalizzazione, lo può fare solo con un’unità politica più ampia che abbia la maggior parte delle risorse dentro i suoi confini. Solo un grosso blocco può opporsi allo strapotere della finanza mondiale, del turbocapitalismo e degli USA. Per questo motivo è velleitaria qualsiasi soluzione che miri al ritorno della vecchia sovranità dello stato nazionale ottocentesco.
Naturalmente la necessità di unità tra i popoli europei deve essere affiancata dalla rivalutazione dell’ambito locale, sia a livello politico che economico, in modo da tutelare tutte le differenze tra i popoli europei e la loro autonomia per le questioni che riguardano solo loro senza pelose supervisioni. In quest’ottica Movimento Zero dovrebbe collaborare con movimenti sovranisti, identitari ma anche localisti, bioregionalisti, autonomisti, ecc. ma evitare certi indipendentismi che, come avverte de Benoist, spingono invece per la riproposizione in ambiti più limitati di ricette già viste.
È fondamentale che la battaglia europeista e quelle identitarie dei popoli si leghino insieme: quel po’ di sovranità che si perde federandosi si riguadagnerebbe così nel locale, e anzi proprio una tal Europa sarebbe davvero l’unica garanzia di libertà per i popoli europei.