Neocapitalismo, alienazioni e guerra
di Eugenio Orso - 04/01/2016
Fonte: Pauperclass
Allego il pdf del mio ultimo saggio Neocapitalismo alienazioni e guerra, scritto nel dicembre dello scorso anno.
Neocapitalismo, alienazioni e guerra_Eugenio Orso_iniziato 4 12 2015_finito 30 12 2015
Di seguito riporto la breve premessa.
Premessa
Capitalismo come spersonalizzazione alienante del lavoro umano, reificazione dell’uomo e del suo lavoro, guerra quale riflesso dell’economia e della lotta fra le classi, sono lasciti fra i più noti del pensiero di Marx ed Engels e costituiscono una buona base di partenza per analizzare la realtà sociopolitica in cui viviamo. In particolare, l’esaltazione massima della proprietà privata e dell’iniziativa economica individuale degenera nel controllo privato del grande capitale finanziario, fonte di un potere totalitario (mascherato da democrazia) esercitato senza sconti in cima alla piramide sociale. Secondo il Marx del Capitale (e quello più giovane dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, in cui trattò il tema dell’alienazione), la proprietà privata risulta dall’analisi del concetto del lavoro espropriato, cioè dell’uomo espropriato,del lavoro alienato, della vita alienata, dell’uomo alienato, e queste parole, in linea di massima condivisibili, conservano ancora una loro validità. Cionondimeno osserviamo che il capitalismo dominante di questo secolo presenta caratteristiche strutturali diverse dal capitalismo del secondo millennio, indagato da Marx ed Engels. Comprendiamo che molto è cambiato nel passaggio dal secondo al terzo millennio e anche le forme di alienazione umana che osserviamo, intorno a noi, nella stessa realtà quotidiana, devono essere analizzate e ridefinite, non potendoci più accontentare del discorso marxiano, hegeliano o rousseauiano sull’alienazione.
Il cambio di Evo al quale abbiamo assistito, nel passare dallo scorso secolo al presente, ha portato con sé trasformazioni epocali, piuttosto rapide, non di rado violente, che hanno investito la sostanza stessa del capitalismo – non più quello originario, industriale e produttivo di Marx o quello della “riforma” di Keynes – hanno modificato il rapporto fra l’uomo e la società in cui vive e la stessa guerra, quale continuazione della politica con altri mezzi, secondo Clausewitz ed anche a parere dei marxisti. La guerra è multiforme, non più soltanto di aggressione-imperialista o difensiva-rivoluzionaria, come sostenevano i marxisti in altri momenti della storia. La società, sede del conflitto fra le classi, è più spaccata che mai, lacerata da contraddizioni insanabili. Le ingiustizie sociali si approfondiscono, la crematistica portata all’estremo diventa unica ragione di vita, ideologizzata dall’economia mercatista e neoliberale e si modifica, come logica conseguenza, anche la concezione della ricchezza.
Sono i venti di guerra a preoccupare di più, in questi mesi, venti che iniziano a soffiare su un caos geopolitico indotto per riprodurre ed espandere le dinamiche neocapitaliste di matrice finanziaria. Così come ci troviamo davanti a una crisi economica strutturale e permanente, che muta stili di vita e prospettive future, rischiamo di assistere a una guerra endemica, convenzionale e asimmetrica nello stesso tempo, dalle molte tessere destinate a ricomporsi in un unico mosaico, cioè in una guerra globale con probabili esiti nucleari.
Se così è, l’analisi del rapporto fra le alienazioni umane, nuove ed ereditate dai millenni precedenti, la guerra che dilaga in molti quadranti geopolitici, dall’Ucraina all’Africa settentrionale, e il neocapitalismo a vocazione finanziaria che rimodella il mondo “a sua immagine e somiglianza” non è esercizio ozioso d’intellettuali che dimorano in piccole “torri d’avorio”, negli anfratti del web o nei recessi di istituzioni universitarie, ma una riflessione necessaria d’ampio respiro – non limitata all’economia e/o alla (geo)politica – per capire ciò che sta accadendo, perché accade e dove stiamo andando, nostro malgrado.