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“Basta con Riad ora l’Occidente deve sostenere il nuovo Iran”

di Vali Nasr - 04/01/2016

Fonte: La Repubblica





Ci sono di mezzo troppi interessi. Ma se il mondo vuole combattere veramente l’Is faccia pressione sul regno

“UN GESTO provocatorio, deliberato, non motivato da nessuna necessità interna, fatto per spingere l’Iran a una reazione che complichi i suoi rapporti con l’Occidente alla vigilia di quella distensione che tutti si aspettano dopo la cancellazione delle sanzioni».
Vali Nasr, grande esperto del mondo islamico e autore di un famoso libro, “La rivincita (nell’originale la rinascita) sciita”, decano della Johns Hopkins e consigliere del Dipartimento di Stato, non ha dubbi: l’esecuzione ieri in Arabia Saudita di 47 “terroristi”, tra i quali il 55enne Nimr Al Nimr, un religioso che negli anni passati aveva guidato il dissenso contro la casa regnante e per questo era stato arrestato e condannato a morte, ha lo scopo di provocare l’Iran allo scontro. «La provincia orientale del Paese, quella più ricca di petrolio e più vicina all’Iran, dove in passato c’erano stati disordini e proteste da parte della popolazione sciita, è calma. Non c’erano ragioni di politica interna per questa esecuzione di massa. E’ stato un atto deliberato per alzare il livello dello scontro con l’Iran. È la prova che i dirigenti di Ryad non hanno alcun interesse a una politica di riconciliazione o di allentamento delle tensioni nella regione, che continuano una politica settaria al di là di quello che affermano e che il loro scopo è l’escalation delle tensioni tra sunniti e sciiti ».
Riad pagherà caro, ha detto un portavoce governativo a Teheran. Come reagiranno gli iraniani?
«L’Iran ha tutto l’interesse a non cadere nella trappola tesa dai sauditi. Reagiranno verbalmente, è chiaro, ma credo che eviteranno di fare il gioco dei sauditi complicando le loro relazioni col resto del mondo» Questo vale anche per i conservatori, i pasdaran e tutti coloro che in Iran mirano a indebolire il governo Rouhani, tanto più che manca solo un mese a elezioni che potrebbero rafforzarlo?
«Siamo ancora al primo passo, è presto per fare previsioni, ma credo che gli iraniani eviteranno di cadere nella trappola».
L’Arabia Saudita ha compiuto in un anno 157capitazioni pubbliche, esporta la jihad pur affermando di combattere l’Is, secondo Amnesty International usa le condanne a morte come strumento politico contro la minoranza sciita. Quando smetteremo di guardare all’Arabia Saudita come a un partner strategico?
«E’ complicato. Ci sono di mezzo troppi interessi. I sauditi hanno molta influenza, comprano armi, sono coinvolti in tanti affari. La questione è che l’Occidente deve decidere se vuol fare sul serio nella guerra contro l’Is o no. Deve scegliere se focalizzarsi contro il Califfato o contro l’Iran. Le due cose insieme non sono possibili. L’Arabia Saudita fa una politica che giova al sedicente Stato Islamico, e anche tra la popolazione saudita ci sono molte simpatie verso il Califfato. Se fa sul serio nel combattere l’Is l’Occidente deve far pressione sull’Arabia Saudita. Ha a disposizione armi diplomatiche, economiche, può scegliere. Ma finora non ha esercitato la benché minima pressione».
Il nuovo re Salman, con il figlio Mohammed da lui nominato secondo erede al trono, è in carica solo da dieci mesi ma sembra voglia passare alla storia come il nuovo Saladino. C’è una nuova dottrina Salman per l’Arabia Saudita?
«Secondo me è cambiato solo lo stile. Il regno saudita è sempre stato un regno fondamentalista, fondato sull’islam radicale, che ha fornito denaro e ispirazione a tutti i radicalismi. I re sauditi non tengono ad essere chiamati re- ci sono tanti re al mondo. Vogliono essere chiamati “custodi dei luoghi sacri”. Sembra un titolo senza pretese ma la dice lunga su un’idea di potere che va ben oltre i confini del Regno ».
Quale strategia seguono?
«Nei luoghi sacri, la Mecca e Medina, confluiscono i credenti di tutti i continenti, dalla Bosnia all’America, dalla Nigeria alla Malesia. Finora i sauditi usavano il petrolio in silenzio, in silenzio mandavano nel mondo i predicatori wahabiti a diffondere la loro versione radicale dell’islam. Oggi si muovono apertamente. In Egitto finanziano i generali, in Libia Siria e Irak sostengono i ribelli, in Yemen hanno dato avvio a una guerra contro gli Houthi perché li considerano alleati dell’Iran. L‘Iran è il nemico giurato: nessuno quanto i sauditi, forse nemmeno Israele, teme l’egemonia iraniana in Medio Oriente».

intervista di Vanna Vannuccini