Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Arrivano i barbari? Le manovre geopolitiche dietro i flussi migratori

Arrivano i barbari? Le manovre geopolitiche dietro i flussi migratori

di Giovanni Petrosillo e Alessandro Terrenzio - 17/01/2016

Fonte: Conflitti e Strategie


 

La notte di Capodanno orde di uomini allupati hanno rapinato e molestato decine di donne tedesche. L’episodio vergognoso è diretta conseguenza del flusso incontrollato di disperati che si riversano sul Continente. Come ha scritto il sociologo Alberoni su Il Giornale, sono stati gli Usa a combinare disastri nei paesi di provenienza dei profughi e a concedere loro di emigrare a piacimento in Europa, per esercitare un ricatto anche contro di noi.
Altre città europee, oltre a Colonia, sono state teatro di aggressioni sessuali che nei paesi d’orgine degli assalitori rappresentano una pratica accettata, il Taharrush (ne parla Marcello Foa http://blog.ilgiornale.it/…/la-verita-sconvolgente-su-colo…/) per punire le donne non velate. Per questo sembrava un attacco coordinato o, quanto meno, premeditato.
Nemmeno la piccola Corsica è risultata immune alla vendetta contro l’islamico disturbatore della quiete pubblica. Ad Ajaccio sono state attaccate moschee e distrutti testi sacri in seguito a disordini a sfondo religioso provocati precedentemente da un gruppo di musulmani.
Ci sono delle responsabilità oggettive dei governanti europei in questi spiacevoli avvenimenti che vengono aggravati da un approccio istituzionale permissivo e timoroso.
Cervellotiche sono apparse anche le posizioni delle femministe in tutta Europa. In Italia, le solite intellò da strapazzo hanno ricicciato il maschilismo dell’uomo bianco per pareggiare i conti con le nefandezze commesse occasionalmente dall’uomo nero. Bel modo di proteggere il loro stesso sesso di fronte ad abusi reali e non solo grammaticali. la deriva della nostra Intellighenzia è messa definitivamente nero su bianco..
In seguito a quanto successo si è paventato, da parte di alcuni membri europei, la sospensione temporanea di Shengen. Danimarca e Svezia hanno già annunciato di voler chiudere le frontiere mentre Slovacchia e Ungheria innalzano muri di filo spinato a protezione dei loro confini. Tutta l’Europa periferica, quella più a contatto con sbarchi e arrivi in massa, è in subbuglio. Ciò attesta che l’impianto europeo sulle politiche di sicurezza comune è miseramente fallito (semmai è davvero esistito).
I più superficiali ritengono che l’immigrazione di massa sul nostro suolo sia giustificata dal problema demografico e dall’invecchiamento della popolazione europea. Occorrono braccia a basso costo per mandare avanti la produzione e tenere bassi i salari. E’ la teoresi economicistica più in voga tra gli esperti (sedicenti) e sui giornali. Ma c’è forse una spiegazione geo-politica più attinente alla situazione reale.
Potenze sulla carta alleate ed amiche dell’Europa, epperò di fatto portatrici di interessi opposti ai suoi, scaricano addosso ad essa i costi delle loro guerre, manovrando i flussi immigratori per mettere alle strette le classi dirigenti continentali, le quali si ritrovano invischiate in tali problematiche sociali che aggravano lo stato economico generale anziché migliorarlo e aprono squarci di criticità etnico-religiose. Portandoci i conflitti in casa, anche sotto forma di tensioni razziali, ci astringono alle loro logiche geopolitiche, condizionando le nostre agende decisionali.
Gli esponenti del buonismo ipocrita di sinistra, quello che La Grassa definisce ceto medio semi-colto, sostengono questo apparente “scontro civiltà”col solo fatto di opporvisi strenuamente. Intorno al falso dilemma dell’accoglienza essi costruiscono dei castelli ideologici dove tutti restano imprigionati. In questa trappola propagandistica cadono come allocchi i rozzi di destra che si fanno trascinare nelle discussioni più sterili da simili progressisti reazionari, il cui scopo è di monopolizzare il dibattito affinché esso non giunga a toccare temi ben più scottanti, molto al di là delle miserabili beghe sui diritti civili dei miserabili in fuga. Perché miserabili lo stiamo diventando anche noi grazie all’assenza di visione strategica dei nostri leader e alla mancanza di ricollocazione geopolitica nell’incipiente multipolarismo.
Il “multiculturalismo” ed il suo contrario sono argomenti da trivio utili a far precipitare la discussione in caciara, come richiede la logica degli estremismi contrapposti, reciprocamente irretenti e irritanti.
Resta il fatto che non si possono aprire indiscriminatamente le frontiere a tutti perché le differenze non sono affatto una ricchezza, come ripetono senza pensare gli sciocchi col cuore tenero e la testa dura (quando sono in buona fede), ma possono essere motivo di destabilizzazione e corrosione dei tessuti connettivi sociali ospitanti, già in crisi d’identità. L’assimilazione del diverso è un meccanismo fondamentale per evitare il cortocircuito culturale. Questo processo, per essere davvero efficace, deve verificarsi anche esercitando la forza contro individui e minoranze riluttanti, come ci insegna la storia americana.
E’ meglio che l’Europa capisca per tempo che buone e cattive maniere, quando si ha a che fare con l’immigrazione, nonché con i suoi eccessi “invadenti” e spesso generati ad arte, sono due facce della stessa medaglia. La risposta a queste emergenze deve essere razionale e aderente alle nostre priorità politiche, per non rischiare di essere travolti dagli eventi che possono non essere del tutto casuali. A buon intenditor…