Missili Usa in Romania e Polonia: l’Europa sul fronte nucleare
di Manlio Dinucci - 18/05/2016
Fonte: Il Manifesto
Taglio del nastro alla base aerea di Deveselu in Romania, dove il segretario generale della Nato Stoltenberg ha inaugurato la «Aegis Ashore», installazione terrestre del sistema missilistico Aegis degli Stati Uniti
Stoltenberg ha ringraziato gli Stati uniti perché con tale installazione essi accrescono notevolmente la capacità di «difendere gli alleati europei contro missili balistici dall’esterno dell’area Euro-Atlantica». Ha annunciato quindi l’inizio dei lavori per realizzare in Polonia un’altra «Aegis Ashore», analoga a quella entrata in funzione in Romania. Anch’essa dotata di missili intercettori SM-3 e lanciatori verticali MK 41 della Lockheed Martin.
Le due installazioni terrestri si aggiungono a quattro navi Aegis (anch’esse con missili SM-3 e lanciatori verticali) che -- dislocate dalla U.S. Navy nella base spagnola di Rota -- incrociano nel Mediterraneo, Mar Nero e Mar Baltico, collegate a un potente radar in Turchia e a un centro di comando in Germania.
Il segretario generale della Nato, mentre da un lato afferma che «il nostro programma di difesa missilistica rappresenta un investimento a lungo termine contro una minaccia a lungo termine», dall’alto assicura che «questo sito in Romania, come quello in Polonia, non è diretto contro la Russia».
La funzione del cosiddetto «scudo» anti-missili è in realtà offensiva. Se gli Usa riuscissero a realizzare un sistema affidabile in grado di intercettare i missili balistici, potrebbero tenere la Russia sotto la minaccia di un first strike nucleare, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare gli effetti della rappresaglia.
In realtà ciò non è possibile allo stadio attuale, perché la Russia e anche la Cina possono adottare diverse contromisure, che rendono impossibile intercettare tutte le testate nucleari.
A che serve allora il sistema Aegis schierato in Europa, che gli Usa stanno potenziando? Ce lo spiega la stessa Lockheed Martin. Illustrando le caratteristiche tecniche del sistema di lancio verticale Mk 41 – quello installato sulle navi lanciamissili Aegis e ora anche nella base di Deveselu – sottolinea che esso è in grado di lanciare «missili per tutte le missioni: anti-aeree, anti-nave, anti-sottomarino e di attacco contro obiettivi terrestri». Ogni tubo di lancio è adattabile a qualsiasi missile, sia quelli intercettori, sia quelli per l’attacco nucleare.
Nessuno può quindi sapere quali missili vi siano realmente nei lanciatori verticali della base di Deveselu e in quelli a bordo delle navi che incrociano ai limiti delle acque territoriali russe. Non potendo controllare, Mosca dà per scontato che vi siano anche missili da attacco nucleare.
L’Europa ritorna così a un clima da guerra fredda, a tutto vantaggio degli Stati uniti che possono in tal modo accrescere la loro influenza sugli alleati europei.
Nell’incontro con i governanti di Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia, il 13 maggio a Washington, il presidente Obama ha denunciato «la crescente presenza e postura militare aggressiva della Russia nella regione baltico/nordica», riaffermando l’impegno degli Stati uniti per la «difesa collettiva dell’Europa».
Nello stesso incontro, Obama ha evidenziato il consenso europeo a mantenere le sanzioni contro la Russia, lodando in particolare Danimarca, Finlandia e Svezia che, «come membri della Ue, sostengono fortemente il Ttip, trattato che riaffermo di voler concludere prima della fine dell’anno». Nei lanciatori verticali della Lockheed c’è anche il missile Ttip.