Bisogna incominciare a chiedersi perché mai la Chiesa di Papa Bergoglio ce l’abbia così tanto con l’Italia. Perché ormai questa ostilità non è più sorda e sotterranea, ma aperta e dichiarata. E si manifesta nella maniera più eclatante nelle continue posizioni con cui i vescovi e le più alte gerarchie ecclesiastiche intimano al nostro Paese di non porre limiti, controlli, freni a una immigrazione proveniente dalla sponda meridionale del Mediterraneo che ha assunto l’aspetto di una vera e propria invasione.
La Chiesa di Papa Francesco si occupa solo di sfuggita della circostanza che gli unici porti dove le masse dei migranti vengono accolti sono quelli italiani. Non condanna con parole sdegnate la mancata accoglienza da parte degli altri Paesi europei. E non si pone neppure il problema che una volta accolti questi profughi vanno assistiti, curati, istruiti e possibilmente integrati in una società che già presenta un tasso di povertà altissimo e un tasso di disoccupazione impressionante. Ai vescovi italiani di parte bergogliana questo aspetto del problema non interessa affatto. Come non interessa la preoccupazione che la mancata integrazione di masse così cospicue di disperati e di disoccupati perenni è destinata a creare nei prossimi anni un clima di tensione e di scontri di cui già si notano le prime inquietanti avvisaglie. Vogliono salvare la loro coscienza di cristiani che hanno rinunciato all’antica identità europea e occidentale per promuovere una sorta di globalismo pauperista post-cristiano. E sembrano aver scelto l’Italia, intesa non come nazione ma come espressione geografica, come il luogo privilegiato dove applicare concretamente la loro visione ideologica che prevede l’avvento di una Città del Sole in cui vengono annullate le differenze di religione e di cultura e in cui si crea una società meticcia in cui tutti sono poveri in egual misura.
Perché, allora, la Chiesa bergogliana non ama l’Italia? La risposta è semplice. Perché l’avvento del globalismo post-cristiano passa per la cancellazione dell’identità nazionale prima italiana e poi europea. Per secoli il sogno di uno Stato unitario nella penisola si è infranto contro la resistenza di una Chiesa che non voleva rinunciare al potere temporale considerandolo indispensabile per la propria sopravvivenza. Oggi, in nome di quel globalismo religioso pauperista con cui spera di sopravvivere nel pianeta secolarizzato, la Chiesa del gesuitismo trionfante torna ad essere la prima e principale nemica dello Stato nazionale italiano. Saperlo è il primo passo per impedire il ritorno dell’Italia nei secoli bui!