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Israele ha realizzato il suo sogno di cancellare il mondo arabo?

di Mike Whitney - 16/12/2024

Israele ha realizzato il suo sogno di cancellare il mondo arabo?

Fonte: Come Don Chisciotte

Guardate la mappa qui sopra. Spiega tutto

Questa è più o meno la situazione attuale. La maggior parte del territorio siriano è controllato da 5 gruppi: Al Qaida (HTS), i curdi (SDF), l’IDF (Israele), i turchi e i resti dell’esercito siriano (SAA). Naturalmente, la situazione è estremamente fluida, per cui è probabile che parte del territorio cambierà di mano nel prossimo futuro, quando i gruppi rivali combatteranno tra loro. Ma ecco cosa non cambierà: non emergerà un governo in grado di ricucire uno Stato siriano unificato, contiguo, vitale e dotato di un governo centrale. Non succederà. Le varie formazioni sono troppo forti perché un solo gruppo possa schiacciare gli altri e ristabilire un governo che eserciti la sua autorità su tutto il territorio precedentemente controllato dalla Siria.

Perché questo è importante?

Perché dobbiamo riconoscere che Israele ha ottenuto ciò che cercava fin dall’inizio: non solo ha arruolato alleati perché l’aiutassero a rovesciare Assad, ma ha anche cancellato lo Stato siriano. La Siria non c’è più, non esiste più. E questo è stato l’obiettivo di Israele per più di 40 anni.

Non dobbiamo quindi considerare gli eventi dell’ultima settimana come casuali o spontanei, perché non sono né l’uno né l’altro. Tutto ciò che è accaduto riflette alla perfezione un piano strategico concepito più di quarant’anni fa da un intellettuale sionista (Oded Yinon), che – secondo il biografo Israel Shahak – aveva messo a punto “un piano accurato e dettagliato…. per il Medio Oriente basato sulla divisione dell’intera area in piccoli Stati e sulla dissoluzione di tutti gli Stati arabi esistenti“. Punto e basta.

A questo punto i lettori devono fermarsi un attimo e considerare onestamente se questo spiega accuratamente tutti gli innumerevoli scontri e disordini che abbiamo visto in Medio Oriente negli ultimi vent’anni.

La risposta è: sì. Iraq, Libia, Libano, Siria, ecc. Non si tratta di semplici Paesi, ma di punti all’ordine del giorno in una lista sionista per il dominio regionale. Quindi, smettete di pensare che le guerre abbiano a che fare con Assad o con il petrolio o con gli oleodotti o con Hamas o persino con la sicurezza di Israele. Perché non è così. Si tratta di guerre volte a stabilire l’egemonia israeliana in tutto il Medio Oriente. Esaminiamo il documento stesso, intitolato “Una strategia per Israele negli anni Ottanta” di Oded Yinon:

Il mondo arabo musulmano è costruito come un castello di carte temporaneo messo insieme da stranieri senza che si sia tenuto conto dei desideri degli abitanti. …ogni Stato arabo musulmano si trova oggi ad affrontare una distruzione etnica e sociale dall’interno e in alcuni di essi è già in corso una guerra civile. Tutti gli Stati arabi a est di Israele sono lacerati, spezzati e pieni di conflitti… Questo quadro di minoranze etniche nazionali che si estende dal Marocco all’India e dalla Somalia alla Turchia indica l’assenza di stabilità e una rapida degenerazione dell’intera regione. Se a questo quadro si aggiunge quello economico, vediamo come l’intera regione sia costruita come un castello di carte, incapace di resistere ai suoi gravi problemi…..A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties, Oded Yinon, voltairenet

Così, nei paragrafi iniziali, l’autore identifica le vulnerabilità all’interno delle società attuali che possono essere sfruttate per il vantaggio strategico di Israele. L’attenzione si concentra, ovviamente, sulle “minoranze etniche” che possono essere istigate a esacerbare le divisioni esistenti all’interno della società per indebolire il corpo politico più ampio e portare a un cambio di regime. Ecco il punto:

Il fronte occidentale… è, in realtà, meno complicato di quello orientale. La dissoluzione totale del Libano in cinque province funge da precursore per l’intero mondo arabo….. Nel lungo periodo l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale è la dissoluzione della Siria e dell’Iraq in aree uniche dal punto di vista etnico o religioso, come il Libano, mentre l’obiettivo primario a breve termine è la dissoluzione del potere militare di questi Stati. La Siria si disgregherà, secondo la sua struttura etnica e religiosa, in diversi Stati, come il Libano attuale, in modo da avere uno Stato sciita alawita lungo la costa, uno Stato sunnita a Damasco ostile al suo vicino settentrionale, e i drusi che creeranno uno Stato, forse anche nel nostro Golan, e certamente nell’Hauran e nel nord della Giordania. Questo stato di cose sarà la garanzia di pace e sicurezza nell’area nel lungo periodo, e questo obiettivo è già oggi alla nostra portata…. A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties, Oded Yinon, voltairenet

Ripeto: “Questo stato di cose sarà la garanzia per la pace e la sicurezza dell’area nel lungo periodo”. In altre parole, incitare alla violenza etnica e religiosa contro altri gruppi all’interno della società è la strategia operativa per ottenere il dominio regionale. Per stabilire la sicurezza di Israele, gli Arabi devono essere incoraggiati a uccidersi a vicenda.

Ci siamo capiti?

Per quanto riguarda i palestinesi, c’è questa piccola chicca:

La vera coesistenza e la pace regneranno sulla terra solo quando gli Arabi avranno capito che, senza il dominio ebraico tra il Giordano e il mare, non avranno né esistenza né sicurezza. Solo in Giordania avranno una nazione e una sicurezza. A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties.

Tenete presente che questo testo era stato scritto nel 1982, il che significa che tra i politici del partito di Netanyahu non c’è mai stata l’intenzione di scambiare il territorio con la pace o di adempiere agli obblighi previsti dalla Risoluzione 242 degli Stati Uniti di evacuare i territori occupati. Si è sempre trattato di uno stratagemma volto a confondere i creduloni negli Stati Uniti.

L’economista Jeffrey Sachs ha confermato molto di quanto abbiamo detto qui. Recentemente è stato molto esplicito in una serie di interviste su YouTube in cui ha attribuito la responsabilità di tutte le recenti guerre in Medio Oriente a Benjamin Netanyahu. Ecco le parole di Sach in un recente articolo pubblicato da Consortium News:

La caduta della Siria, avvenuta questa settimana, è il culmine di una campagna israelo-statunitense contro la Siria che risale al 1996, quando Netanyahu era entrato in carica come primo ministro. La guerra israelo-statunitense contro la Siria si era intensificata nel 2011 e nel 2012, quando l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva segretamente incaricato la C.I.A. di rovesciare il governo siriano nell’operazione Timber Sycamore. ….

La caduta della Siria è avvenuta rapidamente a causa di oltre un decennio di schiaccianti sanzioni economiche, del peso della guerra, del sequestro da parte degli Stati Uniti del petrolio siriano ….. e, soprattutto, degli attacchi di Israele contro Hezbollah… L’ambizione di Netanyahu di trasformare la regione attraverso la guerra, un piano che risale a quasi tre decenni fa, la possiamo vedere direttamente con i nostri occhi…

La lunga storia della campagna israeliana per rovesciare il governo siriano non è ben compresa, ma i fatti parlano da soli.…

La guerra di Israele contro la Siria era iniziata nel 1996, quando i Neoconservatori statunitensi e israeliani avevano elaborato una strategia di “rottura netta” per il Medio Oriente per un Netanyahu appena entrato in carica….. Il nucleo di questa strategia di “rottura netta” prevedeva che Israele (e gli Stati Uniti) rifiutassero di cedere “terra in cambio di pace”, l’idea che Israele si sarebbe ritirato dalle terre palestinesi occupate in cambio della pace…. …

La strategia di Netanyahu era integrata nella politica estera degli Stati Uniti. Eliminare la Siria è sempre stata una parte fondamentale del piano. Questo era stato confermato dal generale Wesley Clark dopo l’11 settembre. (Il ruolo della Israel Lobby è descritto nel nuovo libro di Ilan Pappé, Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic)….

Gli Stati Uniti hanno condotto o sponsorizzato guerre contro l’Iraq (invasione nel 2003), il Libano (finanziamento e armamento di Israele), la Libia (bombardamento della NATO nel 2011), la Siria (operazione della C.I.A. nel 2010), il Sudan (sostegno ai ribelli per separare il Sudan nel 2011) e la Somalia (sostegno all’invasione dell’Etiopia nel 2006).

Una possibile guerra degli Stati Uniti contro l’Iran, ardentemente voluta da Israele, è ancora in sospeso….. Stati Uniti e Israele si danno il cinque per aver distrutto con successo l’ennesimo avversario di Israele e difensore della causa palestinese, con Netanyahu che rivendica “il merito di aver avviato il processo storico”…

L’interferenza americana, per volere di Israele e di Netanyahu, ha lasciato il Medio Oriente in rovina, con oltre un milione di morti e guerre che infuriano in Libia, Sudan, Somalia, Libano, Siria e Palestina, e con l’Iran sul punto di avere la bomba atomica, spinto contro le proprie inclinazioni verso questa eventualità. US & Israel Destroyed Syria & Called it Peace, Jeffrey Sachs, Consortium News

Queste sono le guerre di Israele e vengono combattute per perseguire gli interessi israeliani, non quelli americani. La classe militare (e politica) statunitense è stata sequestrata dalle lobby delle armi, che sanno come manovrare le leve del potere per raggiungere i propri scopi. I loro successi parlano da soli. Gran parte del Medio Oriente è in rovina, come era nei piani fin dall’inizio.

Ma ora arriva la parte difficile, perché in Siria non è stato risolto nulla. Sì, Assad è fuggito e lo Stato siriano si è disintegrato. Ma quanto tempo ci vorrà prima che la Turchia combatta i curdi sostenuti dagli Stati Uniti a est, o prima che gli interessi israeliani e turchi si scontrino nella Siria centrale o meridionale, o prima che HTS si dimostri l’organizzazione terroristica inaffidabile che è e si rifiuti di seguire gli ordini di marcia di Washington e Tel Aviv? Quindi, sì, questa settimana gli invasori possono congratularsi con se stessi “per un lavoro ben fatto”, ma la conflagrazione siriana non è ancora finita, neanche per sogno.

La scorsa settimana si è verificato un importante sviluppo che getta un po’ di luce sui futuri sviluppi di questo Paese martoriato, sebbene la dichiarazione sia stata minimizzata dalla maggior parte dei media. Mercoledì, funzionari di Hayat Tahrir-al Sham (HTS) hanno annunciato che Mohammed al-Bashir è stato nominato primo ministro ad interim della Siria. Al-Bashir, che aveva governato la provincia di Idlib, è stato scelto per guidare un piccolo gabinetto il cui compito sarà quello di assicurare che le agenzie governative, le banche e i servizi pubblici continuino a operare senza interruzioni. Ma, cosa più importante, al-Bashir, che parla inglese, è probabilmente il tecnocrate designato da Washington per dare il via alla vendita dei beni e delle imprese statali del Paese, delle sue risorse naturali e di qualsiasi altra cosa di valore. A giudicare dall’esperienza passata, probabilmente supervisionerà una forte riduzione della spesa pubblica, così come tagli drastici all’istruzione, alla sicurezza pubblica e all’assistenza sanitaria. Chiederà anche al Fondo Monetario Internazionale ingenti prestiti per la ricostruzione, che verranno dirottati su conti esteri della sua famiglia e dei suoi compari, lasciando i siriani comuni in un mare di inchiostro rosso che non potranno mai sperare di ripagare. Vi ricorda qualcosa?

Purtroppo il debutto di Bashir non è andato come ci si aspettava. Ecco la storia da NBC News:

Quando, martedì, il nuovo primo ministro ad interim della Siria, Mohammad al-Bashir, ha presieduto una riunione di gabinetto a Damasco, dietro di lui era appesa la bandiera della nuova e vittoriosa opposizione del Paese. Accanto ad essa, tuttavia, c’era un secondo striscione, molto popolare tra i combattenti islamici sunniti della regione, con le grandi lettere arabe della Shahada, una dichiarazione di fede islamica.

Mentre una nuova Siria emerge velocemente dalle rovine del regime di Assad, il mondo è alla ricerca di indizi su come potrebbe apparire [questa nuova nazione] – e questa seconda bandiera ha preoccupato coloro che sperano in un futuro di moderazione e tolleranza….

HTS è bandita come organizzazione terroristica negli Stati Uniti e altrove ed era nata da un ramo di Al Qaeda. Il suo leader, Abu Mohammad al-Jolani, dieci anni fa aveva dichiarato che non ci sarebbe stato spazio per le minoranze religiose nella Siria islamista che sognava. Aveva anche suggerito che avrebbe potuto portare il terrorismo in Occidente, se non si fosse ritirato dalle guerre in Medio Oriente.

Più di recente, tuttavia, Jolani, che ora usa il suo vero nome, Ahmad al-Sharaa, si è sottoposto a una sorta di rebranding, curandosi la barba, indossando abiti di taglio occidentale e sostenendo la tolleranza per tutte le miriadi di fedi della Siria. Tuttavia, molti osservatori si riservano di dare un giudizio finché queste parole non saranno diventate azioni….

Vedere i corridoi del potere siriano dare il benvenuto a una bandiera “che indica tendenze islamiste-salafiste” ha “messo la gente in allerta”, ha dichiarato Bilal Sukkar, senior associate di origine siriana della società di consulenza di intelligence S-RM con sede a Londra. Sebbene non ritenga che il dispiegamento dell’emblema sia stata una mossa “saggia”, lo considera più un riflesso delle origini dei ribelli a Idlib che altro.…

La classica preoccupazione degli osservatori di politica estera occidentali era che Assad potesse essere rovesciato e sostituito da qualcosa di non molto migliore: un gruppo terroristico estremista….

L’esposizione della bandiera in un’occasione destinata a rappresentare il nuovo governo di transizione della Siria mostra come HTS e Jolani siano ancora “profondamente radicati nella loro ideologia e visione del mondo salafita-sunnita”….

Con il gruppo che ora si esprime in modo più moderato e che si trova in una posizione di notevole influenza, gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di rimuovere HTS dall’elenco delle organizzazioni terroristiche, hanno dichiarato a NBC News due funzionari dell’amministrazione attuale e un ex alto funzionario statunitense. In ogni saso, Washington osserverà con attenzione le mosse del gruppo militante dal suo nuovo punto di vista politico. Why a photo of Syria’s interim leader could hint at trouble ahead, NBC News

Mohammed al-Bashir prima e dopo il lifting all’occidentale

Vediamo se ho capito bene: L’amministrazione Biden sostituisce Assad con un’organizzazione terroristica, ma è improvvisamente sorpresa quando scopre che il gruppo è guidato da terroristi. È così?

È così. Come si può vedere, nulla di tutto ciò risolve la crisi di base creata dalla rimozione di Assad. Al contrario, i principali fautori del cambio di regime – Turchia, Stati Uniti e Israele – hanno semplicemente trasformato la Siria in un campo di battaglia ancora più grande, dove i loro interessi contrapposti si scontreranno presto in combattimenti mortali.

Quanto tempo passerà prima che la Turchia si scontri con Israele o con gli Stati Uniti? Non molto, direi. Quanto tempo ci vorrà prima che la guerra settaria coinvolga il Paese?

Non molto, scommetto. E quelli che pensavano che rovesciare il “dittatore malvagio” avrebbe portato pace e sicurezza farebbero meglio a ricredersi.

Guardate la mappa qui sopra. Spiega tutto

Questa è più o meno la situazione attuale. La maggior parte del territorio siriano è controllato da 5 gruppi: Al Qaida (HTS), i curdi (SDF), l’IDF (Israele), i turchi e i resti dell’esercito siriano (SAA). Naturalmente, la situazione è estremamente fluida, per cui è probabile che parte del territorio cambierà di mano nel prossimo futuro, quando i gruppi rivali combatteranno tra loro. Ma ecco cosa non cambierà: non emergerà un governo in grado di ricucire uno Stato siriano unificato, contiguo, vitale e dotato di un governo centrale. Non succederà. Le varie formazioni sono troppo forti perché un solo gruppo possa schiacciare gli altri e ristabilire un governo che eserciti la sua autorità su tutto il territorio precedentemente controllato dalla Siria.

Perché questo è importante?

Perché dobbiamo riconoscere che Israele ha ottenuto ciò che cercava fin dall’inizio: non solo ha arruolato alleati perché l’aiutassero a rovesciare Assad, ma ha anche cancellato lo Stato siriano. La Siria non c’è più, non esiste più. E questo è stato l’obiettivo di Israele per più di 40 anni.

Non dobbiamo quindi considerare gli eventi dell’ultima settimana come casuali o spontanei, perché non sono né l’uno né l’altro. Tutto ciò che è accaduto riflette alla perfezione un piano strategico concepito più di quarant’anni fa da un intellettuale sionista (Oded Yinon), che – secondo il biografo Israel Shahak – aveva messo a punto “un piano accurato e dettagliato…. per il Medio Oriente basato sulla divisione dell’intera area in piccoli Stati e sulla dissoluzione di tutti gli Stati arabi esistenti“. Punto e basta.

A questo punto i lettori devono fermarsi un attimo e considerare onestamente se questo spiega accuratamente tutti gli innumerevoli scontri e disordini che abbiamo visto in Medio Oriente negli ultimi vent’anni.

La risposta è: sì. Iraq, Libia, Libano, Siria, ecc. Non si tratta di semplici Paesi, ma di punti all’ordine del giorno in una lista sionista per il dominio regionale. Quindi, smettete di pensare che le guerre abbiano a che fare con Assad o con il petrolio o con gli oleodotti o con Hamas o persino con la sicurezza di Israele. Perché non è così. Si tratta di guerre volte a stabilire l’egemonia israeliana in tutto il Medio Oriente. Esaminiamo il documento stesso, intitolato “Una strategia per Israele negli anni Ottanta” di Oded Yinon:

Il mondo arabo musulmano è costruito come un castello di carte temporaneo messo insieme da stranieri senza che si sia tenuto conto dei desideri degli abitanti. …ogni Stato arabo musulmano si trova oggi ad affrontare una distruzione etnica e sociale dall’interno e in alcuni di essi è già in corso una guerra civile. Tutti gli Stati arabi a est di Israele sono lacerati, spezzati e pieni di conflitti… Questo quadro di minoranze etniche nazionali che si estende dal Marocco all’India e dalla Somalia alla Turchia indica l’assenza di stabilità e una rapida degenerazione dell’intera regione. Se a questo quadro si aggiunge quello economico, vediamo come l’intera regione sia costruita come un castello di carte, incapace di resistere ai suoi gravi problemi…..A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties, Oded Yinon, voltairenet

Così, nei paragrafi iniziali, l’autore identifica le vulnerabilità all’interno delle società attuali che possono essere sfruttate per il vantaggio strategico di Israele. L’attenzione si concentra, ovviamente, sulle “minoranze etniche” che possono essere istigate a esacerbare le divisioni esistenti all’interno della società per indebolire il corpo politico più ampio e portare a un cambio di regime. Ecco il punto:

Il fronte occidentale… è, in realtà, meno complicato di quello orientale. La dissoluzione totale del Libano in cinque province funge da precursore per l’intero mondo arabo….. Nel lungo periodo l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale è la dissoluzione della Siria e dell’Iraq in aree uniche dal punto di vista etnico o religioso, come il Libano, mentre l’obiettivo primario a breve termine è la dissoluzione del potere militare di questi Stati. La Siria si disgregherà, secondo la sua struttura etnica e religiosa, in diversi Stati, come il Libano attuale, in modo da avere uno Stato sciita alawita lungo la costa, uno Stato sunnita a Damasco ostile al suo vicino settentrionale, e i drusi che creeranno uno Stato, forse anche nel nostro Golan, e certamente nell’Hauran e nel nord della Giordania. Questo stato di cose sarà la garanzia di pace e sicurezza nell’area nel lungo periodo, e questo obiettivo è già oggi alla nostra portata…. A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties, Oded Yinon, voltairenet

Ripeto: “Questo stato di cose sarà la garanzia per la pace e la sicurezza dell’area nel lungo periodo”. In altre parole, incitare alla violenza etnica e religiosa contro altri gruppi all’interno della società è la strategia operativa per ottenere il dominio regionale. Per stabilire la sicurezza di Israele, gli Arabi devono essere incoraggiati a uccidersi a vicenda.

Ci siamo capiti?

Per quanto riguarda i palestinesi, c’è questa piccola chicca:

La vera coesistenza e la pace regneranno sulla terra solo quando gli Arabi avranno capito che, senza il dominio ebraico tra il Giordano e il mare, non avranno né esistenza né sicurezza. Solo in Giordania avranno una nazione e una sicurezza. A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties.

Tenete presente che questo testo era stato scritto nel 1982, il che significa che tra i politici del partito di Netanyahu non c’è mai stata l’intenzione di scambiare il territorio con la pace o di adempiere agli obblighi previsti dalla Risoluzione 242 degli Stati Uniti di evacuare i territori occupati. Si è sempre trattato di uno stratagemma volto a confondere i creduloni negli Stati Uniti.

L’economista Jeffrey Sachs ha confermato molto di quanto abbiamo detto qui. Recentemente è stato molto esplicito in una serie di interviste su YouTube in cui ha attribuito la responsabilità di tutte le recenti guerre in Medio Oriente a Benjamin Netanyahu. Ecco le parole di Sach in un recente articolo pubblicato da Consortium News:

La caduta della Siria, avvenuta questa settimana, è il culmine di una campagna israelo-statunitense contro la Siria che risale al 1996, quando Netanyahu era entrato in carica come primo ministro. La guerra israelo-statunitense contro la Siria si era intensificata nel 2011 e nel 2012, quando l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva segretamente incaricato la C.I.A. di rovesciare il governo siriano nell’operazione Timber Sycamore. ….

La caduta della Siria è avvenuta rapidamente a causa di oltre un decennio di schiaccianti sanzioni economiche, del peso della guerra, del sequestro da parte degli Stati Uniti del petrolio siriano ….. e, soprattutto, degli attacchi di Israele contro Hezbollah… L’ambizione di Netanyahu di trasformare la regione attraverso la guerra, un piano che risale a quasi tre decenni fa, la possiamo vedere direttamente con i nostri occhi…

La lunga storia della campagna israeliana per rovesciare il governo siriano non è ben compresa, ma i fatti parlano da soli.…

La guerra di Israele contro la Siria era iniziata nel 1996, quando i Neoconservatori statunitensi e israeliani avevano elaborato una strategia di “rottura netta” per il Medio Oriente per un Netanyahu appena entrato in carica….. Il nucleo di questa strategia di “rottura netta” prevedeva che Israele (e gli Stati Uniti) rifiutassero di cedere “terra in cambio di pace”, l’idea che Israele si sarebbe ritirato dalle terre palestinesi occupate in cambio della pace…. …

La strategia di Netanyahu era integrata nella politica estera degli Stati Uniti. Eliminare la Siria è sempre stata una parte fondamentale del piano. Questo era stato confermato dal generale Wesley Clark dopo l’11 settembre. (Il ruolo della Israel Lobby è descritto nel nuovo libro di Ilan Pappé, Lobbying for Zionism on Both Sides of the Atlantic)….

Gli Stati Uniti hanno condotto o sponsorizzato guerre contro l’Iraq (invasione nel 2003), il Libano (finanziamento e armamento di Israele), la Libia (bombardamento della NATO nel 2011), la Siria (operazione della C.I.A. nel 2010), il Sudan (sostegno ai ribelli per separare il Sudan nel 2011) e la Somalia (sostegno all’invasione dell’Etiopia nel 2006).

Una possibile guerra degli Stati Uniti contro l’Iran, ardentemente voluta da Israele, è ancora in sospeso….. Stati Uniti e Israele si danno il cinque per aver distrutto con successo l’ennesimo avversario di Israele e difensore della causa palestinese, con Netanyahu che rivendica “il merito di aver avviato il processo storico”…

L’interferenza americana, per volere di Israele e di Netanyahu, ha lasciato il Medio Oriente in rovina, con oltre un milione di morti e guerre che infuriano in Libia, Sudan, Somalia, Libano, Siria e Palestina, e con l’Iran sul punto di avere la bomba atomica, spinto contro le proprie inclinazioni verso questa eventualità. US & Israel Destroyed Syria & Called it Peace, Jeffrey Sachs, Consortium News

Queste sono le guerre di Israele e vengono combattute per perseguire gli interessi israeliani, non quelli americani. La classe militare (e politica) statunitense è stata sequestrata dalle lobby delle armi, che sanno come manovrare le leve del potere per raggiungere i propri scopi. I loro successi parlano da soli. Gran parte del Medio Oriente è in rovina, come era nei piani fin dall’inizio.

Ma ora arriva la parte difficile, perché in Siria non è stato risolto nulla. Sì, Assad è fuggito e lo Stato siriano si è disintegrato. Ma quanto tempo ci vorrà prima che la Turchia combatta i curdi sostenuti dagli Stati Uniti a est, o prima che gli interessi israeliani e turchi si scontrino nella Siria centrale o meridionale, o prima che HTS si dimostri l’organizzazione terroristica inaffidabile che è e si rifiuti di seguire gli ordini di marcia di Washington e Tel Aviv? Quindi, sì, questa settimana gli invasori possono congratularsi con se stessi “per un lavoro ben fatto”, ma la conflagrazione siriana non è ancora finita, neanche per sogno.

La scorsa settimana si è verificato un importante sviluppo che getta un po’ di luce sui futuri sviluppi di questo Paese martoriato, sebbene la dichiarazione sia stata minimizzata dalla maggior parte dei media. Mercoledì, funzionari di Hayat Tahrir-al Sham (HTS) hanno annunciato che Mohammed al-Bashir è stato nominato primo ministro ad interim della Siria. Al-Bashir, che aveva governato la provincia di Idlib, è stato scelto per guidare un piccolo gabinetto il cui compito sarà quello di assicurare che le agenzie governative, le banche e i servizi pubblici continuino a operare senza interruzioni. Ma, cosa più importante, al-Bashir, che parla inglese, è probabilmente il tecnocrate designato da Washington per dare il via alla vendita dei beni e delle imprese statali del Paese, delle sue risorse naturali e di qualsiasi altra cosa di valore. A giudicare dall’esperienza passata, probabilmente supervisionerà una forte riduzione della spesa pubblica, così come tagli drastici all’istruzione, alla sicurezza pubblica e all’assistenza sanitaria. Chiederà anche al Fondo Monetario Internazionale ingenti prestiti per la ricostruzione, che verranno dirottati su conti esteri della sua famiglia e dei suoi compari, lasciando i siriani comuni in un mare di inchiostro rosso che non potranno mai sperare di ripagare. Vi ricorda qualcosa?

Purtroppo il debutto di Bashir non è andato come ci si aspettava. Ecco la storia da NBC News:

Quando, martedì, il nuovo primo ministro ad interim della Siria, Mohammad al-Bashir, ha presieduto una riunione di gabinetto a Damasco, dietro di lui era appesa la bandiera della nuova e vittoriosa opposizione del Paese. Accanto ad essa, tuttavia, c’era un secondo striscione, molto popolare tra i combattenti islamici sunniti della regione, con le grandi lettere arabe della Shahada, una dichiarazione di fede islamica.

Mentre una nuova Siria emerge velocemente dalle rovine del regime di Assad, il mondo è alla ricerca di indizi su come potrebbe apparire [questa nuova nazione] – e questa seconda bandiera ha preoccupato coloro che sperano in un futuro di moderazione e tolleranza….

HTS è bandita come organizzazione terroristica negli Stati Uniti e altrove ed era nata da un ramo di Al Qaeda. Il suo leader, Abu Mohammad al-Jolani, dieci anni fa aveva dichiarato che non ci sarebbe stato spazio per le minoranze religiose nella Siria islamista che sognava. Aveva anche suggerito che avrebbe potuto portare il terrorismo in Occidente, se non si fosse ritirato dalle guerre in Medio Oriente.

Più di recente, tuttavia, Jolani, che ora usa il suo vero nome, Ahmad al-Sharaa, si è sottoposto a una sorta di rebranding, curandosi la barba, indossando abiti di taglio occidentale e sostenendo la tolleranza per tutte le miriadi di fedi della Siria. Tuttavia, molti osservatori si riservano di dare un giudizio finché queste parole non saranno diventate azioni….

Vedere i corridoi del potere siriano dare il benvenuto a una bandiera “che indica tendenze islamiste-salafiste” ha “messo la gente in allerta”, ha dichiarato Bilal Sukkar, senior associate di origine siriana della società di consulenza di intelligence S-RM con sede a Londra. Sebbene non ritenga che il dispiegamento dell’emblema sia stata una mossa “saggia”, lo considera più un riflesso delle origini dei ribelli a Idlib che altro.…

La classica preoccupazione degli osservatori di politica estera occidentali era che Assad potesse essere rovesciato e sostituito da qualcosa di non molto migliore: un gruppo terroristico estremista….

L’esposizione della bandiera in un’occasione destinata a rappresentare il nuovo governo di transizione della Siria mostra come HTS e Jolani siano ancora “profondamente radicati nella loro ideologia e visione del mondo salafita-sunnita”….

Con il gruppo che ora si esprime in modo più moderato e che si trova in una posizione di notevole influenza, gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di rimuovere HTS dall’elenco delle organizzazioni terroristiche, hanno dichiarato a NBC News due funzionari dell’amministrazione attuale e un ex alto funzionario statunitense. In ogni saso, Washington osserverà con attenzione le mosse del gruppo militante dal suo nuovo punto di vista politico. Why a photo of Syria’s interim leader could hint at trouble ahead, NBC News

Mohammed al-Bashir prima e dopo il lifting all’occidentale

Vediamo se ho capito bene: L’amministrazione Biden sostituisce Assad con un’organizzazione terroristica, ma è improvvisamente sorpresa quando scopre che il gruppo è guidato da terroristi. È così?

È così. Come si può vedere, nulla di tutto ciò risolve la crisi di base creata dalla rimozione di Assad. Al contrario, i principali fautori del cambio di regime – Turchia, Stati Uniti e Israele – hanno semplicemente trasformato la Siria in un campo di battaglia ancora più grande, dove i loro interessi contrapposti si scontreranno presto in combattimenti mortali.

Quanto tempo passerà prima che la Turchia si scontri con Israele o con gli Stati Uniti? Non molto, direi. Quanto tempo ci vorrà prima che la guerra settaria coinvolga il Paese?

Non molto, scommetto. E quelli che pensavano che rovesciare il “dittatore malvagio” avrebbe portato pace e sicurezza farebbero meglio a ricredersi.

 

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/has-bibi-achieved-his-dream-of-obliterating-the-arab-world/
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org