Alawiti massacrati in Siria: l’Ue, complice silenziosa di Al Jolani
di Roberto Vivaldelli - 09/03/2025
Fonte: Insideover
Sono passate poche settimane dalla decisione del Consiglio dell’Unione europea di sospendere una serie di sanzioni economiche contro la Siria. Caduto il regime dell’alawita Bashar al-Assad, infatti, i leader europei ed occidentali si sono precipitati ad accogliere nella “comunità internazionale” il suo successore, il presidente ad interim Ahmed Husayn al-Sharaa, meglio noto come Abu Muhammad Al Jolani, leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), evoluzione di Jabhat al-Nusrah, o “Fronte al-Nusra,” l’ex ramo di al-Qaida in Siria. Di fatto l’Europa ha accolto positivamente il cambio di regime avvenuto alla fine del 2024, celebrando la caduta del “tiranno” Assad colpevole, tra le varie cose, di essere un amico e alleato di Vladimir Putin.
L’Ue ha saluto con favore l’ascesa di un terrorista islamista
Al fine di celebrare a dovere l’ascesa di Al Julani e di HTS, l’Unione europea ha affermato, il 25 febbraio scorso, di voler sospendere le sanzioni al fine di “agevolare il dialogo con la Siria, il suo popolo e le sue imprese nei settori chiave dell’energia e dei trasporti“, oltre che “agevolare le operazioni finanziarie e bancarie connesse a detti settori e quelle necessarie a fini umanitari e di ricostruzione”. La decisione, mirava inoltre a “sostenere la transizione politica inclusiva”, la “ripresa economica e la stabilizzazione del Paese, con misure che alleggeriscono le restrizioni nei settori dell’energia e dei trasporti, oltre a favorire operazioni finanziarie per scopi umanitari e di ricostruzione”. Tra le novità, la “rimozione di cinque entità, tra cui Syrian Arab Airlines, dall’elenco delle sanzioni e l’introduzione di esenzioni bancarie”.
Esecuzioni sommarie nel silenzio colpevole dell’Occidente
Negli ultimi mesi, inoltre, diversi leader e rappresentanti politici occidentali sono transitati alla corte di Ahmed Husayn al-Sharaa, tra cui Jean-Noël Barrot, ministro degli Esteri francese – che ha visitato Damasco a gennaio – e Annalena Baerbock – ministra degli Esteri tedesca – anch’ella a Damasco a gennaio – quando incontrò al-Sharaa e quest’ultimo si rifiutò di stringerle la mano. Non parliamo certo di un santo (Assad) ma non ci voleva un indovino per capire che un ex terrorista di Al-Qaeda responsabile di massacri brutali prima o poi facesse vedere il suo vero volto, come purtroppo sta accadendo in queste ore.
Secondo il Syrian Observatory for Human Rights (non certo filo-Assad), da giovedì scorso, le forze di sicurezza e i loro alleati, affiliati al governo di Al Julani, hanno ucciso 340 civili alawiti in esecuzioni sommarie, accompagnate da saccheggi di case e proprietà, nelle zone di Latakia e dintorni. L’agenzia statale Sana ha riferito di un attacco di “resti del regime deposto” all’ospedale nazionale di Latakia, respinto dalle forze di sicurezza. Al-Sharaa, in un discorso su Telegram, ha invitato gli insorti ad arrendersi, definendo il loro attacco un errore imperdonabile.
I leader europei, che hanno salutato con favore l’ascesa di Ahmed al-Sharaa (Abu Mohammed al-Jolani) come una svolta per la Siria post-Assad, tacciono di fronte alle atrocità emerse negli ultimi giorni. Come possono giustificare il loro iniziale entusiasmo dinanzi alle esecuzioni sommarie di centinaia di civili alawiti, ai saccheggi e ai massacri documentati dal Syrian Observatory for Human Rights, con donne e bambini tra le vittime? Infatti l’Ue non lo fa e come nota Glenn Diesen, in risposta alle uccisioni di massa e alle esecuzioni di civili da parte di Al Julani, l’Ue condanna gli “elementi pro-Assad”. Senza vergogna.