L'abisso
di Andrea Zhok - 27/02/2025
Fonte: Andrea Zhok
Confesso che anche dopo avere guardato più volte il video surreale su Gaza comparso sulla pagina gestita da Donald Trump non riuscivo a capacitarmi.
La mia prima ipotesi era che si trattasse di un video satirico, graffiante, mosso da qualche critico ingegnoso per suscitare sdegno.
Ma a quanto pare sembra oramai confermato che si tratti di un video postato se non da Trump stesso, dal suo entourage, dunque con la sua approvazione.
Si affaccia a questo punto una seconda ipotesi. Si tratta davvero di un video inteso in senso propagandistico; ciò che in un attacco sarebbe stato graffiante satira rappresenta invece agli occhi dell'entourage trumpiano uno spot ironico, anche autoironico, divertente, insomma uno dei mille prodotti audiovisivi tecnologicamente raffinati che la macchina da guerra americana usa per esercitare il suo soft power: l'intrattenimento che veicola obliquamente i messaggi desiderati.
Che il video voglia intendersi come ironico e autoironico è in effetti evidente: il bambino con il palloncino a forma di Trump, le danzatrici del ventre barbute, Trump e Nethanyahu a bersi il Mohito sulla sdraio, ecc.
Il tono è quello di una trollata, che vuole provocare e al tempo stesso vuole affermare che lui si può permettere qualunque trollata.
E funzionerà.
Il video farà indubbiamente parlare di sé (primo successo), verrà visto ovunque e le immagini da Costa Azzurra si sedimenteranno nelle coscienze (secondo successo), e di fronte alle polemiche irritate Trump avrà buon gioco a dire che i suoi critici sono privi di senso dell'umorismo, convertendo un'accusa in una controaccusa (terzo successo).
Ecco, in verità credo che l'operazione sia stata studiata accuratamente e che sostanzialmente sia riuscita.
C'è tuttavia una questione che mi attanaglia e cui non ho risposte, se non tragiche.
Il vero problema è che a chi scrive, ma similmente alla stragrande maggioranza della popolazione del pianeta, non sarebbe mai passato per la mente la possibilità di produrre un video del genere come strumento di propaganda.
Perché?
Ma perché esiste un punto in cui etica ed estetica si toccano, e dove il cattivo gusto non è "provocazione kitsch", ma conclamata oscenità, qualcosa che, semplicemente, non ti permetti neppure di immaginare perché sporcherebbe la tua anima.
L'oscenità qui sta nell'evidente incapacità (mentale? spirituale?) di comprendere che, qualunque siano le tue persuasioni su ragioni e torti, fare spiritosaggini patinate su decine di migliaia di cadaveri ancora caldi è semplicemente subumano.
Ma credo che qui operi in profondità un tratto culturale comprensibile soltanto con un retroterra culturale statunitense. Il processo di desensibilizzazione e dissacrazione che caratterizza la parabola storica della cultura liberale ha negli USA da sempre la sua punta avanzata.
Questo comporta due istanze: a) che il fine giustifica sempre i mezzi (qualunque mezzo), e b) che il fine economico riassorbe qualunque altro fine.
Il primo passaggio, ciò la legittimità di asservire strumentalmente qualunque cosa, è ciò che disgusta l'essere umano medio quando percepisce il contrasto tra il filmetto ironicamente patinato e la realtà di morte e sofferenza nei luoghi rappresentati. (Se mi serve, vale tutto.)
Il secondo passaggio è intrinseco nell'immagine di sé che viene fatta balenare e che si figura esemplare e degna di perseguimento. Così l'immagine di un miliardario abbronzato e sorridente che ingurgita roba in spiaggia, l'immagine di palazzoni patinati in stile Las Vegas, l'immagine di piogge di dollari, l'immagine di un mondo plastificato, di una Disneyland per americani obesi e i loro emuli viene rappresentata come una forma di vita ricca e dunque auspicabile.
Senza capire che, fuori dai loro confini, essa suscita prevalentemente nausea.
Ecco, il punto che francamente non mi scandalizza, ma mi spaventa, è comprendere l'abisso di gusto primario, di estetica che è etica, che separa quella forma di vita - munita di atomiche - da tutto ciò che ha avuto senso nella storia e che continua ad averlo per gran parte del mondo.