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Allucinazioni siriane

di Francesco Dall'Aglio - 11/12/2024

Allucinazioni siriane

Fonte: Francesco Dall'Aglio

Delle allucinazioni che le recenti vicende siriane hanno prodotto in certa parte dei maître à penser e dell'opinione pubblica occidentale abbiamo già detto e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, quindi non vale la pena riportarne altri. Altre allucinazioni, però, le recenti vicende siriane hanno prodotto anche in altri settori, con alcuni dei quali (in toto o parzialmente) mi identifico, certamente più che col comitato redazionale de La Stampa. La più strana è l'idea che la Siria fosse un membro del cosiddetto Asse della Resistenza (AdR), e fornisse allo stesso un contributo fondamentale; ancora più strana, che lo fosse la Russia. Della Siria che dire: dal punto di vista pratico non era in grado di fornire contributi ad alcunché. Il suo ruolo logistico era fondamentale e la sua perdita è davvero un colpo duro per l'AdR, ma dal punto di vista del sostegno pratico dalla Siria, e da Assad segnatamente, alla causa palestinese è sempre venuto ben poco, per non dire nulla. L'AdR era (è) una creatura sostanzialmente iraniana, nella quale il ruolo della Siria, che dall'Iran in gran parte dipendeva, era quello di fungere da corridoio che consentisse l'arrivo di uomini, mezzi e materiale dall'Iran a Hezbollah. Da questo punto di vista, ripeto, era insostituibile e la sua eliminazione dal gioco è una vittoria strategica per Israele, e una sconfitta altrettanto strategica per l'Iran (e bisogna vedere se la cosa non sia poi del tutto sgradita a certi ambienti di Teheran che di guerra perenne si sono un po' stancati, o se al contrario, come temo, altri ambienti accelereranno la creazione del deterrente nucleare, o almeno ci proveranno, con tutte le potenzialità catastrofiche della cosa - attacco preventivo israeliano incluso).
E a proposito appunto di Israele, e dell'altra allucinazione: come si può immaginare che la Russia condivida la visione iraniana, o di Hezbollah, per quanto lo riguarda? Due popoli e due stati, sostegno umanitario alla Palestina, e però poi basta. Le truppe (poche), le navi (poche) e gli aerei (quelli in buon numero) schierati in Siria non erano e non sono lì a sostegno della Palestina o dell’AdR, ma degli interessi russi nella zona, che sono molti e vari. Sostenere un regime amico, certamente (e ricordiamoci che quando le prime truppe sono state inviate la situazione geopolitica era molto differente da oggi); rompere le scatole alla Turchia e agli USA; evitare che i fondamentalisti del Caucaso potessero ulteriormente radicalizzarsi e addestrarsi nei vari califfati siriani e iracheni e tornare a far danni in Russia; e mantenere una base logistica navale (Tartus, foto 1) e una base logistica aerea (Hmeimim, foto 2) per la sua progettata, e poi realizzata, espansione diplomatica e militare in Africa Centrale (gli aerei da trasporto possono arrivare in Africa Centrale senza soste, ma solo vuoti: a pieno carico hanno bisogno di uno scalo, che appunto è Hmeimim).
E questo Israele lo sa, e non a caso negli entusiastici bombardamenti che sta riversando sulle installazioni militari siriane nessuna installazione russa viene nemmeno sfiorata, così come nessuno dei ‟ribelli moderati” sta infastidendo le unità russe che, in colonna e con la bandiera in testa, stanno trasferendo uomini e materiali, difese antiaeree incluse, dalle basi della Siria settentrionale e centrale alla costa occidentale, dove Tartus e Hmeimim restano altrettanto indisturbate, col conforto dei suddetti ribelli che hanno annunciato di non avere intenzione di attaccarle (vedremo se sarà così, naturalmente, anche in futuro. Per ora è così).
E in effetti l’idea che Putin si fosse distratto a guardare l’asino che vola mentre Erdogan gli sfilava la Siria dalla tasca era, diciamo, un po’ troppo semplicistica, e un po’ troppo corrispondente alle allucinazioni occidentali perché potesse essere vera. Se c’è stato negoziato, se Assad è stato venduto (o ha accettato di farsi da parte in cambio di garanzie), è ovvio che ha partecipato anche la Russia, e certamente non da junior partner vista la sua esposizione nella zona e il credito che, con grande scorno dei NAFO, continua ad avere nel Vicino Oriente, anche tra i ‟ribelli moderati”. E a proposito di NAFO, e veniamo così all’ultima allucinazione: la loro visione è ovviamente limitata esclusivamente alla Russia (l’Iran è sempre considerato una specie di ragazzo di bottega alle dipendenze del Cremlino - proprio in Siria, figurati!), e avendo Assad perso su tutta la linea se ne consegue che ha perso anche la Russia. Questa cosa porterà, in qualche modo che non viene ben specificato (del resto non occorre razionalizzare quando si è preda di allucinazioni) alla famosa ‟posizione di forza” con la quale l’Ucraina, ovvero l’occidente, potrà negoziare dopo la tremenda umiliazione subita da Mosca. Ora, anche ipotizzando la tremenda umiliazione, non è chiaro (sempre per quel fatto che è un’allucinazione) in che modo la ritirata dalla Siria (ritirata che, ricordo, non si è ancora concretizzata essendo le due basi importanti ancora in mano russa, e indisturbate) porterà a un ammorbidimento della Russia sul fronte ucraino. Se davvero dovesse abbandonare il vicino Oriente, e di conseguenza l’Africa, non avrebbe al contrario necessità di irrigidire la sua posizione nell’unico teatro occidentale che le è rimasto e sul quale può dettare qualche condizione trovandosi in vantaggio? Però mi rendo conto che forse è un discorso troppo complesso, e soprattutto troppo grande è la necessità di dirsi, finalmente, vincitori di qualcosa. E allora a questi ultimi allucinati mi limiterei a ricordare che uomini e mezzi in ritirata dalla Siria (mezzi che comprendono blindati, artiglieria mobile, lanciamissili, sistemi di difesa antiaerea e, in caso di abbandono definitivo di tutto il paese, un discreto numero di aerei da combattimento e di elicotteri in condizioni pienamente operative e pilotato e assistito da personale estremamente esperto) non verrebbero inscatolati e messi in un deposito ma trasferiti in Ucraina, così come al teatro ucraino finirebbero (finiranno di sicuro, perché anche nella migliore delle ipotesi ci sarà un downsizing non piccolo) i fondi che la Russia ha riversato copiosamente in Siria nell’ultimo decennio. Però appunto, bisognerebbe discutere di mezzi e soldi, ovvero cose che afferiscono al reale e non alle allucinazioni.