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2025. la storia accelera

di Pierluigi Fagan - 08/01/2025

2025. la storia accelera

Fonte: Pierluigi Fagan

Dalla fine degli anni ’90, inizia su spinta americana, la stagione dei “merger&acquisition” ovvero un processo di crescita di alcune compagnie che si fondono con altre per creare giganti di mercato in grado di avere monopolio o oligopolio. La si potrebbe definire una “corsa alle dimensioni” per creare campioni assoluti in grado di sbaragliare ogni concorrenza.
Sembrerebbe che Trump abbia pensato di trasferire il modulo in politica statale-geopolitica. Da qui la richiesta di acquisto della Groenlandia e l’uscita sul Canada come 51° stato dell’Unione. In Groenlandia si sta rivitalizzato il movimento indipendentista eccitato dall’idea di farsi comprare dagli statunitensi rivendicando prima la sovranità dalla Danimarca e stante che forse già quest’anno potrebbe tenersi il referendum per la piena autonomia, Trump ha inviato lì in missione il figlio.
Della strategia che presto vedremo svilupparsi verso L’Europa, stiamo avendo anticipazioni verso la Germania e l’UK. In questi due casi, stante che Trump ufficialmente non è ancora in carica, è andato avanti Musk.
Verso la Germania, dopo aver dato ripetutamente dell’idiota e qualcos’altro a Scholz che è pur sempre un cancelliere, ha poi alzato il tiro sul presidente: “Steinmeier è un tiranno antidemocratico! Si vergogni!”. Ha poi scritto una lettera di endorsement per la rivista Welt am Sonntag verso AfD definita «l’ultima scintilla di speranza» e presto intervisterà la leader del partito Weidel per la tv del suo canale social X.
Verso UK siamo a pesci in faccia contro il leader labourista Starmer accusato di connivenza con stupratori pakistani di ragazzine inglesi, nonché contro una ministra definita “strega malvagia”. Da ultimo ha lanciato su X un sondaggio chiedendo se gli USA avrebbero dovuto liberare i britannici dal “governo tiranno” appena eletto ovvero dal partito che ha vinto con la stessa percentuale di FdI-Lega in Italia. Poi, dopo un primo endorsement al partito sovranista Reform UK, ora ha deciso che però deve cambiare leader: “"Il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha la stoffa".
Tra gli obiettivi degli interventi a gamba tesa del sudafricano in Europa, anche il minare ogni possibilità che il piano IRIS2 di connettività satellitare dell’UE “vada on air”, per Starlink (civile) e Starshield (militare) vuole il monopolio, ovvio. È qui che il presunto accordo diretto Meloni-Musk per un contratto in esclusiva per l’Italia, romperebbe ogni velleità di sovranità digitale europea.
Per ora Musk si “limita” ai social media, vediamo se tirerà fuori anche il portafoglio come ha fatto con lo stesso Trump per promuovere la sua agenda di destra-tecno-libertariana ovviamente sinergica alla strategia americana trumpiana. E dire che l’Occidente intero ha applaudito alla cancellazione dei risultati delle elezioni rumene per qualche piccola azione coordinata dei russi su Tik Tok, per non parlare della Georgia.
In tutto questo, Musk ha anche pesantemente manipolato l’algoritmo di X e Steve Bannon e gli ex-MAGA sono scesi in trincea denunciando la fine di ogni libertà di parola non conforme ai desiderata del nuovo cerchio magico di Washington che li ha traditi ed usati nel primo mandato. Sovranisti, populisti, le stagioni dei concetti sono sempre più brevi.
Macron, per il momento ai margini dello tsunami Musk, ha capito l’antifona ed ha cominciato a porre la questione delle ingerenze estere sulla politica sovrana degli stati europei, accusando apertamente Musk di essere a capo di una “internazionale reazionaria”. I gazzettieri dell’asse liberal-socialdemocratico europeista hanno già individuato la nuova categoria contro cui mobilitarsi: la tecno-destra. Nelle parole del filosofo politico Michael Walzer che è inventato il termine, per altro rivendicato dallo stesso Musk: “Un’élite che si pone come anti-élite, certa della propria superiorità al punto di essere razzista e decisa a scardinare valori tradizionali e istituzioni, convinta che il riformismo sia troppo lento”. Non a caso Musk ha ricevuto un incarico di efficientamento della macchina statale di Washington, nuova efficienza, nuove procedure, tecnologia, così si cambia lo stesso gioco politico, la forma fa sostanza.
Né verso la Groenlandia, né verso Panama, Trump ha escluso l’eventuale utilizzo della forza per perseguire i suoi obiettivi. Mentre per il Canada, basterà la coercizione economica come necessità di “sicurezza economica” per il proprio Paese. Lancerà quindi un avviso di emergenza economica che è poi la precondizione per avvalersi del International Emergency Economic Powers Act che dà al Presidenti poteri speciali che gli permettono di saltare il Congresso.
Ieri però, verso il Canada, Trump ha usato anche toni costruens: «se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse diminuirebbero notevolmente e sarebbero totalmente sicuri dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande Nazione saremmo!». Esattamente 375 milioni di persone e unendo il 2° paese più grande (Canada) col 3° (USA) diventerebbero il 1° superando l’immensa Russia. Sommando i due Pil, si avrebbe un gigante da più di 32 mila mld US$ che ricaccerebbe la Cina ad una distanza del 60% e rimanderebbe di qualche anno il temuto sorpasso stimato al 2030. Quanto ad acqua dolce, legno, risorse minerarie, sabbie bituminose, per non parlare della strategica posizione geografica, decisamente un soggetto pieno di potenza e potenzialità. Gli “stati uniti” diventerebbero così un progetto aperto a nuove cooptazioni. Ricordo che a parte le vicende unioniste del XVIII e XIX secolo, nel XX sono affluiti: Oklahoma 1907; Nuovo Messico 1912; Alaska 1859; Hawaii 1859, più varie isole del Pacifico.
Trump è ambizioso, vuole fare la storia, rivedere la stessa consistenza dello Stato moderno (ridisegnare gli Stati a partire dagli USA) e la sua forma interna abbandonando il modello pseudo-democratico in favore di un decisionismo accentrato e potenziato tecnologicamente.

Commento.
1. Per usare “poteri speciali” ovvero emettere atti bypassando il Congresso, Trump deve metterla sulla emergenza di sicurezza, geopolitica ed economica. Quella economica è l’essenza stessa della posizione americana, come ebbe a sintetizzare George Kennan già nel 1948: “Abbiamo circa il 50% della ricchezza mondiale ma solo il 6,3% della sua popolazione… Il nostro vero compito è mantenere questa posizione di disparità”. Oggi, la proporzione è 26% del Pil per il 4% della popolazione mondiale. È una questione “esistenziale” l’intera società americana, le sue convenzioni sociali, la sua struttura, lo stile di vita, la sua cultura e non solo gli interessi delle sue élite si basa su questa disparità. Quando una minaccia è esistenziale (vera o presunta) ci si deve aspettare qualsiasi tipo di reazione a difesa.
2. Da qui la strategia Trump di potenziamento del polo americano: a) cooptare in qualche modo Groenlandia e Canada, ricontrollare Panama, espellere la Cina dal continente, assorbire egemonicamente il centro e sud continentale; b) riallineare con le buone ma più spesso con le cattive le partite commerciali in perenne disavanzo; c) vendere armi, protezione, tecnologie su cui mantengono un residuo di primato. Sul piano internazionale non ci sono più “alleati” solo “clienti”, volenti o nolenti. L’Europa verrà semplicemente sgretolata e resa caotica (tendenza che ha già di sua natura interna) anche grazie alla libertà e potenza di azione (media e finanziaria) di Musk&Co.
3. Internamente, Trump punta a ristrutturare le forme politiche e amministrative statunitensi, più poteri centralizzati, meno Stato, libertarismo economico, conservatorismo sociale verso un tecno-autoritarismo efficiente.  Come ha già annunciato nei mesi scorsi, non è affatto detto che gli USA tra quattro anni andranno di nuovo a regolari elezioni.
La Storia sta per fare un salto concettuale importante, soprattutto per la sua parte occidentale. Anche il nostro impianto immagine di mondo dovrebbe farlo altrimenti, per l’ennesima volta, il mondo cambierà senza di noi.

[La chart dice dove e come interverrà Trump a partire dal 20 gennaio, drammatizzando i disavanzi per giustificare la sua azione fuori dagli schemi: US Bureau of Economic Analysis 2022 ]