Non è la Guerra fredda, è molto peggio
di Enrico Tomaselli - 17/08/2024
Fonte: Enrico Tomaselli
Se ripensiamo - per chi non è tanto giovane - agli anni della Guerra Fredda, possiamo fare un utile esercizio; oggi, infatti, ci viene detto che stiamo tornando a quegli anni. Ma non è così. È molto peggio.
Allora, quando c'era l'URSS, e la Cortina di Ferro, e il Muro di Berlino, c'erano sì due mondi separati, che si guardavano in cagnesco, e che in fondo in fondo erano reciprocamente utili: come un castello di carte, si regge su due di loro appoggiate l'un l'altra. E sì, poi si combattevano anche, un po' qua e un po' là - la Corea, il Vietnam, l'Afghanistan…; ma, in fondo, convivevano. Per dire, non solo in occidente non c'era alcuna russofobia, ma persino l'anticomunismo era tutt'altra storia. La FIAT apriva una fabbrica di automobili a Togliattigrad, e in tutta l'Europa occidentale (Italia e Francia sopra tutte) fiorivano grossi partiti comunisti. Certo, erano 'contenuti', c'era Stay Behind pronta ad intervenire se necessario, ed il famoso 'fattore K' ne precludeva l'accesso al governo. Ma, paragonato con i tempi attuali, letteralmente un altro pianeta. Nonostante la rivolta di Berlino nel '53, e quella di Budapest nel '56, e quella di Praga nel '68, e quella polacca del 1981 - tutte in un modo o in un altre duramente represse, in occidente l'anticomunismo (che comunque rimane una posizione politico-ideologica) non raggiunse mai l'asprezza dell'attuale russofobia (che invece è una forma di razzismo, per di più privo persino di un fondamento pretestuoso).
Anche rispetto alla questione palestinese, le cose andavano diversamente. I paesi occidentali sono sempre stati filo-israeliani, senza tentennamenti. E quando hanno fatto - come l'Italia - un po' di 'doppio gioco', non è stato certo per simpatia verso la causa dell'OLP, ma per interessi di bottega: tenersi buoni i paesi arabi da cui si comprava il petrolio, tenere lontano dal territorio nazionale il 'terrorismo' palestinese.
Insomma, per farla breve, non soltanto i margini di autonomia dei paesi europei, rispetto agli Stati Uniti, erano abbastanza ampi, anche in politica estera, ma gli stessi margini di 'tolleranza' per il dissenso interno, anche radicale, erano infinitamente più laschi. Ancora agli albori del secolo, ai tempi della Seconda Guerra del Golfo, un poderoso movimento pacifista poté attraversare l'intera società occidentale, da Los Angeles a Berlino.
Quindi, perché ora nulla di tutto questo è più possibile? Perché il livello di intolleranza ha raggiunto livelli così alti? In fondo, anche allora (e parliamo di qualche decennio fa, non di secoli) i governi occidentali facevano comunque ciò che volevano, in ossequio al rapporto con gli USA, ma ciò non impediva che - al tempo stesso - i cittadini potessero esprimere la propria contrarietà a determinate scelte, senza che ciò venisse percepito come una intollerabile minaccia.
Ovviamente, credere che ciò sia un frutto casuale degli eventi sarebbe di una ingenuità colossale.
Prendiamo l'elemento che costituisce l'evidente 'giro di boa'. Quello che oggi sappiamo, con assoluta certezza (è documentato), è che gli avvenimenti che hanno portato, nel febbraio 2022, all'ingresso delle truppe russe nel territorio ucraino, sono stati pianificati negli Stati Uniti almeno vent'anni prima. E non ci vuole un genio a capire che un piano di tale portata - immaginato, organizzato e perseguito per due decenni - non può essere circoscritto ad una questione 'regionale'. C'è, chiaramente, un disegno più grande. Che del resto non è nemmeno segreto, basta leggersi i documenti ufficiali degli USA, in cui è scritto nero su bianco - ma che non si troveranno mai sulle pagine dei quotidiani 'coloniali' europei. La questione è che gli Stati Uniti non sono più una grande superpotenza che si confronta con un avversario potente, ma non tanto da sfidarlo apertamente, ma sono oggi un impero la cui egemonia è largamente messa in discussione, e che deve confrontarsi con più di una potenza (un paio delle quali formidabili) che non hanno remore a sfidarli, se necessario. E lo stato profondo degli USA, dinanzi a questa messa in discussione radicale del proprio potere egemonico, ha deciso che l'unica opzione possibile è la guerra. Ibrida, per procura se e finché è possibile, ma comunque guerra. E in guerra non c'è più spazio per i dubbi, per il dissenso; equivalgono ad essere una quinta colonna del nemico. Quindi la russofobia e la repressione inaudita del disaccordo (in alcuni paesi europei è oggi reato sventolare un bandiera palestinese, o anche solo pronunciare le parole "dal fiume al mare"...) sono conseguenza diretta di un disegno bellico a breve termine, e che richiederà la mobilitazione totale anche delle colonie; esattamente come accaduto durante la seconda guerra mondiale, quando reparti indiani, o marocchini, venivano inviati in prima linea in una guerra cui erano estranei, ed in cui gli interessi in gioco erano comunque a loro ostili. E i prossimi 'marocchini' sono i tedeschi, i francesi, gli spagnoli, gli italiani. Siamo noi.
Per questo dobbiamo imparare a odiare il nemico, e comunque a tacere ed obbedire.