Sociologia critica delle elezioni in Germania
di Paolo Borgognone - 24/02/2025
Fonte: Paolo Borgognone
Ciò che penso delle elezioni tedesche: ha votato l’84% degli aventi diritto, l’affluenza è stata molto elevata. La CDU/CSU ha vinto ma non stravinto. Tornerà a governare, l’Ovest del Paese e Berlino Ovest le sono fedeli. Sono le aree dove risiede la borghesia ricca e “anziana” che appoggia la continuità LIBERALE (I repet: liberale, non altro, diamo alle cose il loro nome) del corso politico interno. La SPD è crollata ma governerà lo stesso, con la CDU. Onore ad AfD che ha raddoppiato i suoi voti rispetto alle scorse elezioni, nonostante abbiano in ogni modo tentato di delegittimarne l’azione e persino di metterla fuorilegge. Non sarà il partito perfetto ed è migliorabile ma non esiste il mondo perfetto, il lavoro perfetto, il partner perfetto, l’amico perfetto e non siamo perfetti manco noi dunque, ben venga un po’ di pragmatismo ogni tanto. BSW è rimasta sotto il 5%. Paga le collusioni a livello locale con la SPD e le sue invettive anti-AfD che ne hanno depotenziato l’appeal anti-sistema. Ci sono elettoralmente due Germanie, come prima del 1989-90. Quella dell’Ovest, ricca, industriale, opulenta e liberale, vota per il sistema. Quella dell’Est, periferica, rurale e penalizzata dalla globalizzazione liberale, vota AfD. AfD ha preso il 30% nelle regioni orientali del Paese, primo partito ovunque. Sono regioni a maggioranza rurale, deindustrializzate, conservatrici sul piano morale, legate alla Russia dal passato nella DDR. È un voto importante quello della Germania periferica ad AfD, che connota questo partito come soggetto politico della protesta dei ceti penalizzati dalla globalizzazione contro i cosiddetti urban winners dell’Ovest. È un voto di rifiuto delle sovrastrutture culturali woke. Hanno votato per AfD il 38% dei lavoratori e il 34% dei disoccupati. Si tratta di un partito che prende voti operai nelle ex regioni della DDR, dove la mentalità è tuttora comunista ma dove la sinistra non viene votata perché ha abbandonato, convertendosi o meglio evolvendosi a interprete dell’agenda woke, i suoi ceti elettorali di riferimento. Ha votato AfD il 21% dei 18-24enni e la maggioranza dei giovani adulti. Si tratta dunque di un partito dalla spina dorsale forte. Tuttavia, il suo radicamento elettorale fortemente orientale ne fa una sorta di “Lega Est” e ciò la penalizza sul piano del potere politico negoziale perché i voti, nel liberalismo reale, non si contano ma si pesano. Ergo, i voti dei liberali ricchi valgono di più, anche se sono numericamente di meno, dei voti degli illiberali poveri. La CDU/CSU è destinata in futuro a debilitarsi perché votata in maggioranza da over 65 benestanti ma recessivi. La maggioranza dei 18-24enni, 25%, ha votato Die Linke, ossia il partito della sinistra rainbow. Non si tratta di giovani operai bensì di figli e figliocci degli urban winners dell’Ovest. Hanno votato questo partito poiché lo ritengono l’interprete più spiccato delle politiche di liberalizzazione culturale. Questi figli e figliocci, quando cresceranno, saranno il prossimo bacino elettorale dei partiti di sistema e, sul piano socioprofessionale, la futura borghesia intellettuale moralista di sinistra, ricca e mantenuta, del Paese. La CDU/CSU ha già rifiutato l’idea di una maggioranza di centro-destra con AfD, che si era detta disponibile a quest’ipotesi, e farà una coalizione liberal-atlantista con la SPD. Ma i parrucconi sono destinati a cadere presto, i margini di consenso di questi partiti vanno dileguando.