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883: la nostalgia del capitalismo ottimista

di Riccardo Paccosi - 28/10/2024

883: la nostalgia del capitalismo ottimista

Fonte: Riccardo Paccosi

Premessa autobiografica: anch'io, come Max Pezzali, sono cresciuto in una piccola città di provincia e anch'io, sempre come lui, da adolescente ho esperito, come contraltare alla piatta ripetitività della vita cittadina, la velleità di diventare una rockstar.
Le similarità biografiche, però, finiscono qui: io sono passato da aspirante rockstar a teatrante, ma molto di nicchia; Pezzali, invece, il sogno di diventare rockstar, ancorché delimitatamente all'Italia, l'ha realizzato per davvero.
Le citate similarità rispetto al vissuto adolescenziale, però, sono state più che sufficienti per far sì che HANNO UCCISO L'UOMO RAGNO - LA LEGGENDARIA STORIA DEGLI 883 sia risultata essere una serie tv capace di coinvolgermi come poche altre.
A quanto pare, il meccanismo d'identificazione non è scattato solo in me, ma anche in un vastissimo numero di persone: almeno stando alla notizia che questa sia, ad oggi, la serie italiana prodotta da Sky di maggior successo
Dal punto di vista tecnico-formale, è nulla più che una fiction italiana priva di guizzi stilistici e che risulta, semplicemente, sceneggiata e diretta con un certo mestiere.
Il suo punto di forza, quindi, riguarda come suddetta forma non particolarmente brillante riesca a veicolare con chiarezza e linearità un contenuto che, su milioni di persone, esercita forza d'attrazione e coinvolgimento.
Il contenuto in questione è, ovviamente e in primo luogo, quella memoria nostalgica degli anni '80 che - per i coetanei di Pezzali quali il sottoscritto - coincide altresì con la memoria nostalgica della giovinezza.
Tutto qui?
Ebbene, no: direi che oltre a quest'aspetto personale-affettivo c'è anche dell'altro.
Come ebbi modo di argomentare in un mio vecchio spettacolo tematizzato sugli anni '80, quel decennio ha avuto la particolarità d'incarnare l'ultima fase in qualche modo ottimistica del capitalismo occidentale. L'epoca di "People from Ibiza" era cioè all'insegna di un ottimismo irresistibile, la cui ideologia vagheggiava che quasi tutti si sarebbero arricchiti e che, comunque, tutti sicuramente si sarebbero divertiti.
Si trattava ovviamente di un ottimismo menzognero, costruito su misura di politiche neoliberiste volte a sottomettere la società al mercato.
Difatti, al netto di qualche tecno-utopia di breve durata nella fase aurorale di Internet, il capitalismo successivo è stato all'insegna della crisi, poi dello stato d'emergenza, fino alla situazione odierna di Nichilismo Reale in cui, ormai, non sussiste neppure il tentativo di delineare un orizzonte futuro recante un qualche tipo di benessere collettivo.
Di fronte a questa situazione dove la speranza non può più esistere neanche volendo, è quindi ovvio che perfino l'ottimismo menzognero degli anni '80 susciti nostalgia.
Quando nel 1993 Pezzali cantava de "gli anni del motorino sempre in due" riferendosi al decennio ch'era appena trascorso, certamente stava parlando della propria vita e - come sottolinea più volte anche la serie tv - questa sincerità autobiografica è stata la chiave principale del  successo suo e, all'inizio, anche del suo sodale Mauro Repetto.
Ma quegli anni che se ne fuggivano via, erano anche gli ultimi anni in cui la società occidentale recava in sé una promessa d'avvenire e, in questo senso, i testi di Pezzali suonano oggi come un rimpianto che non riguarda solo una specifica generazione, ma anche un'intera civiltà.