Europa e Nato hanno perso
di Daniele Dell'orco - 19/12/2024
Fonte: Daniele Dell'orco
La verità in guerra è un'arma, al pari della bugia. In alcuni momenti conviene dire l'una, in altri l'altra. L'intervista di Volodymyr Zelensky a "Le Parisien" in cui ammette l'impossibilità pratica di riconquistare Donbass e Crimea manu militari (per l'esattezza ammette l'impossibilità "con l'attuale sostegno") sta scioccando l'Occidente. O perlomeno quella parte di Occidente che per tre anni si era bevuto la bugia e ora ti ritrova a dover fare i conti con la verità.
Zelensky sostiene di non voler rinunciare a quei territori ma di volerli riconquistare attraverso la diplomazia, altro obiettivo impossibile da raggiungere, almeno nell'immediato. Poi tra vent'anni chissà.
Sta sostanzialmente suggerendo agli Stati Uniti la sua disponibilità a trattare un "congelamento" della situazione al fronte senza che ci sia il riconoscimento ufficiale dei territori contesi all'interno della Federazione Russa.
Un modo per dire "li abbiamo persi ma non li abbiamo persi". Come accade in Georgia.
Ciò dovrebbe comunque essere sufficiente, visto il cambio di rotta dialettico, a riconoscere la necessità di una nuova leadership politica che possa trattare il cessate il fuoco con la Russia.
Perché Zelensky sarà "rinsavito", ma solo ora che non c'è più Joe Biden.
Fino a ieri l'altro la situazione era comunque cristallina, eppure ha fatto bere alle cancellerie occidentali la balla della "controffensiva nel sud", la balla della "Crimea entro il 2023", la balla della "fortezza Bakhmut", la balla della "invasione di Kursk per togliere pressione nel Donbass".
Ora è necessario ammettere la sconfitta militare (dal momento che l'obiettivo da sempre dichiarato da Kiev era il ritorno ai confini del '91, poi rettificato al ritorno dei confini del 2014), assumersi la responsabilità di centinaia di migliaia di morti inutili (la situazione è questa e irreversibile da almeno un anno e mezzo) e provare a raggiungere quantomeno un obiettivo minimo politico che è quello di aderire all'Ue restando però militarmente neutrali. Almeno per ora.
Poi un giorno che non è oggi, magari con una nuova leadership in Russia, provare ad entrare nella Nato ma solo a patto di rinunciare ai territori contesi (condizione che rende l'adesione fattivamente impossibile).
Ammesso e non concesso che la Nato esisterà ancora.
Dal lato europeo, bisogna riconoscere che, sì, Zelensky ha ragione quando dice che il sostegno militare è stato tardivo, insufficiente e controintuitivo. La famosa "militarizzazione QB" così definita su questa pagina già anni fa.
Ma l'errore non è stato tanto quello, visto che comunque l'Occidente non era pronto ad un conflitto totale con la Russia e non lo era pronto nemmeno psicologicamente per difendere l'Ucraina, causa mai del tutto accettata dalle opinioni pubbliche.
L'errore è stato provare a convincerci tutti del "sostegno perpetuo" a Kiev, che non c'è mai stato, senza lo sviluppo di una seria road map verso la risoluzione del conflitto.
Sostenere con un braccio legato un Paese che è già inferiore, significa portare avanti un'agonia dall'esito comunque scontato, a scapito del popolo (quello ucraino) che a chiacchiere si dice di voler sostenere.
Europa e Nato hanno perso.
Anche loro devono pagare.
Infine, ci sono gli "info-warrior" pro-Kiev.
Quelli che per qualche ragione etica hanno scelto di sostenere ogni balla per convincere il popolo che fosse stupido pensare che la Russia potesse battere l’Ucraina.
E quindi gli espertoni che non hanno mai visto la guerra hanno spiegato che la Russia avesse finito i missili, finito le navi, finito gli uomini, finito i jet, finito i carri armati.
Ultimamente hanno spiegato che Mosca stesse per capitolare perché a corto di cuscinetti a sfera (giuro!).
Questa operazione di dogmatico sostegno ad una causa che non è mai stata davvero compresa non ha fatto altro che donare linfa vitale alla politica nel suo piano di distrazione della realtà. Tutto, di nuovo, a scapito di un altro popolo.
Complimenti, l'operazione è riuscita.
Il paziente è morto.