Ai confini del mondo
di Valerio Zecchini - 21/10/2023
Fonte: Valerio Zecchini
Nei cinquecento anni di storia del colonialismo europeo, l’inglese James Brooke fu l’unico titolare di un impero privato, il Sarawak nel Borneo.
Fondò una dinastia che riuscì a governare autonomamente questo vasto territorio per più di cento anni (1844 – 1946), nonostante i frequenti contrasti con la corona britannica, col sultanato del Brunei e con la pirateria dei mari del sud-est asiatico.
Ha ispirato numerosi personaggi
In patria diventò un personaggio leggendario e un eroe nazionale, tanto da ispirare i popolari romanzi d’avventura di George MacDonald Fraser e “L’uomo che volle farsi re” di Rudyard Kipling, ma soprattutto due capolavori della letteratura mondiale come “Lord Jim” e “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad – tutte opere che conobbero fortunate versioni cinematografiche.
È anche l’unico personaggio veramente esistito nella saga del Sandokan di Emilio Salgari, di cui è l’antagonista (interpretato da Adolfo Celi nella celebre serie televisiva degli anni Settanta).
E pure “Lo sceicco bianco” di Federico Fellini, interpretato da Alberto Sordi, si rifà al personaggio Booke pur se in chiave farsesca e buffonesca.
Negli anni Trenta poi il mito di James Brooke attirò l’attenzione di Errol Flynn, protagonista per antonomasia dei film d’avventura hollywoodiani dell’epoca; a Somerset Maugham che gli chiedeva come mai non si riusciva a realizzare un kolossal biografico ispirato dalle gesta del vero Brooke, Flynn rispose: “Manca la storia d’amore!”.
Il film su Prime
E da qui arriviamo a questo vero e proprio kolossal mancato di Michael Haussman del 2021, uscito in Italia su Sky TV lo scorso marzo e poi disponibile su Amazon Prime – mai uscito nelle sale in nessun paese però, probabilmente a causa della pandemia.
Ma purtroppo non si tratta solo di cattiva sorte: fin dalle prime battute si respira un’aria di vorrei ma non posso, non solo per il budget chiaramente insufficiente, ma perché manca quel senso di grandezza e magniloquenza così indispensabile per realizzare un film d’avventura credibile, pur avendo appunto a disposizione una storia vera tanto densa e ricca di suggestioni.
Le scelte di montaggio sono didascaliche e poco efficaci, la sceneggiatura opera sbalzi temporali ingiustificati e scelte sbagliate che privano il racconto di epica e pathos; ma non solo: la storia d’amore mancante di cui parlava Errol Flynn qui viene quasi inventata di sana pianta e avviene con una donna malese, mentre l’unica storia d’amore di Brooke nel Sarawak storicamente riscontrabile è quella con il principe del Brunei Badruddin (e nel film è solo accennata e messa in secondo piano).
La trama
L’avventuriero James Brooke, figlio di un notabile inglese nel Bengala e reduce dalla guerra di conquista della Birmania, arriva a Kuching (capitale del Sarawak nel Borneo, allora governato dal Sultano del Brunei) nel 1839 e in un breve lasso di tempo riesce a farsi nominare Rajah del Sarawak dal Sultano, al quale in seguito sottrarrà militarmente sempre più territorio; questo grazie alla sua decisiva collaborazione nel reprimere la ribellione di alcune tribù locali e nel processo di pacificazione che ne segue, ma anche grazie alla sua astuzia diplomatica e a qualche colpo di fortuna.
Egli si propone quindi di governare non con la repressione e il mero sfruttamento economico, ma tramite l’armonia politica tra le tre etnie presenti sul territorio: malesi, cinesi e indigeni Dayak, cercando peraltro di far recedere questi ultimi dal loro status di cacciatori di teste – impresa che si rivelerà molto più difficile del previsto.
Ci troviamo dunque in presenza di una sorta di Gabriele D’Annunzio a Fiume ante litteram.
Un buon cast ma non convince
Il film si avvale di un cast prestigioso, con un attore famoso come Jonathan Rhys-Meyers nei panni del protagonista, ma purtroppo i personaggi risultano solo abbozzati e privi di sfaccettature; in particolare, la trama tenta di mitologizzare la figura di Brooke ma fallisce, deprivando il primo rajah bianco delle sue complessità e ambiguità.
Tuttavia, alcune tra le scene più suggestive del film riescono a trasmetterci il costante intento di Brooke di conoscere l’inconscio animistico che si aggira in ogni presenza fisica del Borneo, e che egli sente intensamente dentro di sé; e anche la sua profonda trasformazione interiore dopo il cruento attacco alla capitale Kuching, sede del suo governo, ad opera del principe del Brunei Makota diventato suo acerrimo rivale.
È qui quando Brooke si rende conto che, per conquistare veramente la fiducia del suo nuovo popolo, dovrà decidersi anche lui a tagliare molte teste. In definitiva, dunque, il tanto atteso primo film sulla vita del grande James Brooke si è rivelato una grande occasione mancata; peccato, perché il personaggio rimane di grande attualità e la sua vicenda esistenziale avrebbe molto da insegnare al nostro presente.
Ai confini del mondoAi confini del mondo – la vera storia di James Brooke (Michael Haussman, 2021).