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Al capezzale dell’Occidente (II^ parte)

di Roberto Pecchioli - 17/11/2024

Al capezzale dell’Occidente (II^ parte)

Fonte: Ereticamente

Al capezzale del malato – l’ occidente in prognosi riservata- occorre almeno dire la verità. E’ quel che ha fatto Emmanuel Todd ne La sconfitta dell’Occidente. I dati sono impietosi: la denatalità segnala – oltre alla diminuzione e l’invecchiamento della popolazione- la generale crisi di sfiducia, il timore del futuro, il ripiegamento in se stessa di una civilizzazione stanca. Solo gli Usa aumentano la popolazione, ma esclusivamente per il massiccio apporto di un’immigrazione incontrollata dai molteplici risvolti negativi. Lo Stato guida dell’occidente subisce gli stessi problemi sociali studiati da Todd negli anni terminali dell’Urss: aumento dei suicidi – ogni anno viene battuto il cupo primato precedente – della popolazione carceraria, dei deceduti per droga e alcolismo, degli omicidi, della mortalità infantile, dell’uso di psicofarmaci, mentre diminuisce l’aspettativa di vita e cala il quoziente intellettivo delle ultime generazioni. Un angolo di mondo infiacchito, più sciocco, violento, insicuro, ansioso, senza padri e senza eredi.
Al contrario la Russia- contro cui l’occidente collettivo è in guerra per procura- migliora ogni anno negli stessi indicatori e vanta più laureati in ingegneria e nelle discipline tecnologiche rispetto all’Occidente. Campane a morto per l’innovazione e la ricerca, la prova regina che la guerra con Mosca è perduta. Ancora più impari la competizione con la Cina, in cui economia reale, innovazione, produzione, aumento degli specialisti nelle discipline tecnoscientifiche crescono a ritmi per noi insostenibili.
Aumenta la pratica religiosa in Russia, crolla dalle nostre parti; allo stadio zero dello spirito diventato ateismo di massa corrisponde il nichilismo che corrode le nostre società. Privata di senso la vita, ridotta alla dimensione individuale e materiale, non può che sfociare nell’anomia, la mancanza di norme comuni. Fu Emile Durkheim, oltre un secolo fa, a intuire il disastro che ne sarebbe derivato: l’anomia conduce a un individualismo egoista scambiato per libertà e, curiosamente ma non troppo, al massimo del conformismo. Secondo Todd il malato occidentale in peggiori condizioni è il Regno Unito, ormai ridotta a “nazione zero”. Ulteriore elemento di dissoluzione sociale è il crollo della “famiglia ceppo” a favore della famiglia nucleare, a sua volta sfasciata dal crollo dei matrimoni, dall’aumento dei divorzi e dalla perdita di prestigio della figura paterna.
Tutto ciò in un clima che scoraggia le nascite e normalizza la pratica dell’eutanasia. Malattie della civiltà che si ripercuotono sulla capacità di far avanzare l’economia e garantire il benessere materiale dopo aver rinunciato al ben-essere esistenziale. Un altro merito di Todd è smascherare i limiti del Prodotto Interno Lordo (PIL) come misura del successo dei modelli di civiltà. Premesso che molte nazioni- tra cui la stessa Russia- hanno raggiunto l’Occidente in termini di PIL a parità di potere d’acquisto, la verità è che molte delle poste attive sono in realtà frutto di gravi problemi sociali. I proventi della criminalità, innanzitutto, entrati a pieno titolo nel calcolo, ma anche le bolle finanziarie, i redditi smisurati di attività legate al denaro ma non alla produzione o a un concreto sviluppo economico e civile. L’Occidente ha legioni di specialisti della finanza e battaglioni di legali per dirimere le controversie dell’economia di carta mentre perde competenze in quasi tutti gli ambiti della conoscenza e del lavoro. Il virtuale ha sostituito il reale; pensiamo all’assurdo sistema in cui, ad esempio, le transazioni relative all’oro – controllate in regime di quasi monopolio dal gruppo Rothschild- riguardano al novantanove per cento (!!!) titoli e non oro realmente esistente, detto perciò oro “ fisico”.
La perdita di competenze scientifiche e materiali, il calo generalizzato della cultura condannano alla dipendenza, ossia al sottosviluppo, tanto quanto al degrado esistenziale. Taiwan, con una popolazione quasi quattro volte inferiore alla nostra, produce ogni anno più ingegneri- qualificatissimi- rispetto all’Italia. Declino reale inoppugnabile la cui prognosi è l’aggravamento della malattia. In questo pezzo di mondo, lo Stato-nazione ha cessato di esistere, sostituito da un groviglio di istituzioni transnazionali autoreferenziali invise alla gente. Il concetto di Stato-nazione presuppone che la popolazione appartenga a una cultura comune all’interno di un sistema politico dotato di sufficiente sovranità ed autonomia economica. Al contrario è stata perseguita con esiti disastrosi la dimensione multietnica e multiculturale, in cui gli abitanti hanno in comune solo lo spazio fisico.
Indebolito lo Stato come cornice comune, entità dell’importanza di chi ricerca, produce e distribuisce energia, reti di comunicazione, risorse idriche, filiere produttive intere, passano sotto il controllo di colossi privati transnazionali. La privatizzazione oligopolistica mortifica i popoli: è lo “stato servile” descritto da Hilaire Belloc, il sodale di Chesterton padre del distributismo. In Occidente affermare verità così elementari espone all’accusa di populismo, ovvero l’idea malsana che la gente comune – nelle autoproclamate democrazie liberali- non debba avere voce in capitolo. Eppure la democrazia è la partecipazione di un popolo al proprio destino. (Arthur Moeller van den Bruck).
Il crollo educativo, la concentrazione di risorse, potere e ricchezza in gruppi sempre più ristretti ha fatto esplodere contraddizioni insanabili, producendo atomizzazione sociale, polverizzazione delle identità a ogni livello, perdita di coesione interna. Nessuno sa più definire il bene comune. Si è determinato un vuoto nel quale riassume un ruolo centrale lo Stato, diventato il braccio secolare – ed armato- di poteri esterni. Logico: se la società si disgrega in individui, gli apparati organizzati assumono un potere sempre più esteso. Per Paul Craig Roberts ( Il capolinea dell’Occidente) i problemi ambientali – badando a tenere separati i temi dell’inquinamento da quelli climatici- sono soprattutto responsabilità degli economisti, i quali ignorano la fragiltà del pianeta, chiusi nei loro eleganti modelli matematici. L’economia sostiene che il capitale prodotto dall’uomo è un sostituto del capitale naturale. Falso, un folle assunto alla base delle teorie economiche dominanti, il cui presupposto è che le risorse limitate in naturale esaurimento – la Terra è una- possano sostenere una crescita infinita. Gli economisti dovrebbero iniziare la loro formazione da un corso di fisica.
Una delle cause fondamentali del declino economico occidentale è la progressiva deindustrializzazione: economia di carta al posto di quella reale. La vittoria di Trump negli Usa è anche figlia della perdita di milioni di impieghi nel settore manifatturiero. La reindustrializzazione- se ci sarà- passerà indubbiamente per una fase di protezionismo che metterà in difficoltà l’alleato servile europeo. La locomotiva tedesca è su un binario morto : gli ordini per l’industria scendono, la Germania sta perdendo con tutta l’Europa il cruciale settore automobilistico. Alla fuga di Stellantis dall’Italia – l’ex Fiat che ha succhiato risorse pubbliche per oltre sessant’anni- corrisponde lo choc tedesco per la chiusura di vari stabilimenti di Audi e Volkswagen.
In più la scarsità di risorse energetiche (che non mancano agli Usa, il cui settore petrolifero e del gas è tra i sostenitori del nuovo presidente) avrebbe dovuto consigliare di non lasciarsi coinvolgere nelle fallimentari sanzioni alla Russia, spingere l’acceleratore della ricerca nel nucleare di ultima generazione, in nuove fonti di energia e nuovi giacimenti. Il livello delle classi dirigenti impressiona per imperizia sino a livelli di comicità involontaria. La presidente della Commissione UE Von der Leyen è arrivata a giustificare che si spenda più di prima per importare gas dalla Russia aggirando le sanzioni con le triangolazioni: l’India è diventata un fornitore di gas proveniente dalla Russia. Ovviamente a prezzo maggiorato. La soluzione proposta da Bruxelles ? Diventare dipendenti dal gas americano: servilismo, autolesionismo, ignoranza della realtà e anche della geografia.
La prigione del debito fa sì che buona parte del reddito sia impegnata nel pagamento di interessi e commissioni ( rate dei mutui, carte di credito, prestiti al consumo) lasciando poco spazio per nuovi beni e servizi. Come può guarire dalle sue febbri una società in cui molti vivono di carte di credito mentre il saldo negativo cresce con gli interessi composti ? Negli Usa il quaranta per cento delle famiglie non riesce a mettere insieme  quattrocento dollari in contanti senza vendere beni personali. Vite a debito. La crisi etica, comunitaria e valoriale diventa disagio materiale. La conseguenza è una sfiducia che diventa orrore del futuro, rifiuto di avere figli, solitudine, chiusura soggettiva nel privato, ricorso a innumerevoli dipendenze. I paradisi artificiali nascondono inferni reali. La scuola non educa e insegna sempre meno. Si cancella il passato e si teme il futuro. La volontà di potenza sfuma nel suo opposto.
L’Occidente in caduta ricorda la parabola di Bellerofonte, il personaggio della mitologia che dopo aver ucciso il re di Corinto fu sottoposto dagli dèi a diverse prove, tutte superate sino alla cattura di Pegaso, il cavallo alato con cui uccise la Chimera, il mostro dal corpo di leone e coda di serpente. La superbia si impossessò dell’eroe. Il suo desiderio orgoglioso di raggiungere l’Olimpo, sede degli dèi, infastidì Zeus, che mandò un tafano a mordere Pegaso. Disarcionato, Bellerofonte sopravvisse alla caduta ma rimase per sempre solo e infermo. Chi troppo vuole nulla stringe, il destino che ci sta toccando e rende  infelice chi ama la civiltà esausta di cui è figlio, alla quale è diventato estraneo. Il vero esilio non è essere strappati al proprio paese, ma viverci e non trovarci più nulla di quanto ce lo faceva amare ( Edgar Quinet).