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Alcune note su Cina e Taiwan

di Daniele Perra - 02/08/2022

Alcune note su Cina e Taiwan

Fonte: Daniele Perra

Nel 1979, sotto l'amministrazione Carter, vennero ufficialmente instaurate delle relazioni diplomatiche tra Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti. L'atto si poneva come il compimento di un percorso iniziato nel 1972 con la celebre visita di Richard Nixon a Pechino. La mossa seguente, da parte di Washington, fu la cessazione delle relazioni diplomatiche con Taiwan. Tuttavia, allo stesso tempo, gli Stati Uniti si impegnarono tramite il TRA – Taiwan Relations Act a difendere la sovranità territoriale dell'isola attraverso la vendita di armamenti e la fornitura di sistemi di difesa (senza troppi giri di parole, si tratta di uno strumento che consente agli USA di mantenere delle posizioni strategiche nella regione). Di fatto, attraverso scorciatoie semantiche, gli Stati Uniti sostengono che con gli accordi del 1979 non hanno mai riconosciuto il principio della “Cina unica” sostenuto da Pechino. Hanno semplicemente preso atto della posizione cinese, ma non hanno mai dichiarato che la RPC è l'unica Cina. Cosa che secondo il PCC, al contrario, sarebbe implicita nell'accordo. A ciò si aggiunga che esiste una sorta di tacita intesa sull'esistenza di una “Cina Unica” tra PCC e Kuomintang risalente ai primi anni '90 e nota come 1992 Consensus. Tale intesa oggi è sottoposta ad ampie critiche da parte dei partiti indipendentisti di Taiwan (in particolare il Partito Democratico Progressista al governo dell'isola con Tsai Ing-wen). Ragione che ha portato Xi Jinping a mostrare delle posizioni decisamente dure nei confronti dei “separatisti” che hanno ricordato quelle tradizionali del maoismo. Così ha affermato il Presidente della RPC durante il XIX Congresso del Partito Comunista:
“Gli sforzi separatisti saranno condannati dal popolo cinese e puniti dalla storia […] ogni centimetro della nostra Grande Patria non può e non deve rimanere separato dalla Cina”.
La politica di Washington è rimasta estremamente ambigua sull'argomento nel corso degli ultimi quattro decenni. L'amministrazione Reagan, con le “sei assicurazioni” del 1982, si impegnò a non avviare alcune mediazione tra RPC e Taiwan. Nella seconda metà degli anni '90 (dunque in uno dei momenti di maggiore espansione della open door policy di Washington), Bill Clinton, nel corso di una visita istituzionale a Shanghai, mise in atto la politica dei “tre no” nei confronti di Taiwan: a) diniego alle aspirazioni separatiste; b) diniego del possibile sistema una Cina, una Taiwan; diniego di una rappresentanza internazionale per l'isola (cosa che presuppone il requisito ed il riconoscimento della sua statualità). Tuttavia, Clinton fu anche colui che inviò la flotta USA nello stretto di Taiwan. L'amministrazione Bush Jr., a sua volta, attuò una politica di doppia deterrenza sia contro le aspirazioni cinesi alla riunificazione, sia contro le tentazioni indipendentiste di Taiwan. Obama, al contrario, puntò sulla cooperazione sino-taiwanese pur procedendo a tre consistenti vendite di armamenti all'isola durante i suoi due mandati presidenziali. Il repentino incrinarsi del rapporto lo si deve soprattutto alla politica messa in atto dall'amministrazione Trump e “peggiorata” da Biden.

P.S. Nel corso di un incontro con alcuni delegati dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina del 1965, Mao fece un paragone interessante (anche sul piano geopolitico) tra la condizione di Arabi e Palestinesi, rispetto ad Israele, e quella della Cina rispetto a Taiwan. Le due entità politiche, agli occhi di Mao, infatti, erano entrambe degli avamposti occidentali situati strategicamente alle estremità del continente asiatico per consentire all'imperialismo di controllare questa enorme massa terrestre. Così affermò il Grande Timoniere: “L'imperialismo è spaventato dalla Cina e dagli Arabi. Israele e Formosa sono le basi dell'imperialismo in Asia. Voi siete il fronte (la prima linea), e noi siamo la retrovia. Hanno creato Israele per voi e Formosa per noi […] L'Occidente non ci ama, e dobbiamo esserne consapevoli. La battaglia degli Arabi contro l'Occidente è la battaglia contro Israele. Dunque, fratelli Arabi, boicottate l'Occidente!”. Più recentemente il paragone tra Taiwan ed Israele è stato proposto dall'ex Primo Ministro australiano Tony Abbott che, durante una sua visita nell'isola, ha suggerito l'idea che Taiwan dovrebbe trasformarsi in una sorta di “Israele d'Oriente capace di infliggere gravi danni a chiunque cerchi di aggredirla”.

P.P.S. Per chi fosse interessato ho dedicato un intero capitolo all'argomento nel mio libro "Stato e Impero da Berlino a Pechino. L'influenza del pensiero di Carl Schmitt nella Cina contemporanea".