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Alla canna del gas

di Francesco Dall'Aglio - 03/01/2025

Alla canna del gas

Fonte: Francesco Dall'Aglio

All'indomani dello stop al transito di gas russo attraverso l'Ucraina (a occhio 5 miliardi di dollari in meno all'anno per le finanze della Federazione, con forse un terzo recuperabile attraverso il TurkStream) le schermaglie diplomatiche continuano. Già il 31 il Ministro per l'energia ucraino, Herman Halushchenko, aveva detto di non credere alle minacce slovacche di sospendere come rappresaglia i rifornimenti di energia elettrica all'Ucraina, e in effetti ha finora avuto ragione. La Slovacchia, che già deve fare i conti con il problema del gas, non può certo permettersi di rinunciare ai soldi che guadagna dalle forniture, che vengono per l'appunto pagate (che poi lo facciano i contribuenti ucraini o quelli dell'Unione Europea è un altro discorso, ma i soldi alla fine arrivano comunque). Fico, ad ogni modo, anche oggi ha ribadito che la coalizione di governo è pronta a questo passo, aggiungendo anche che è allo studio un provvedimento per ridurre il sostegno ai cittadini ucraini che si trovano in Slovacchia.
L'Ungheria sembra più tranquilla (e al momento deve fare i conti con la mancata erogazione di un miliardo di € da parte dell'UE, con la prospettiva di perderne altri 5 nei prossimi anni): ma la sua situazione, per quanto riguarda il gas, è di certo migliore della Slovacchia dato che può contare sul TurkStream, il gasdotto che porta gas russo attraverso la Turchia a Bulgaria, Serbia e appunto Ungheria. La Slovacchia resta invece esclusa, così come l'Austria, e al momento non ha deciso di seguire la vicina Repubblica Ceca sulla strada della "diversificazione" ottenuta acquistando gas dalla Germania, dalla Norvegia e dall'Olanda per la semplice e ovvia ragione che gli verrebbe a costare troppo, essendo in buona parte gas liquefatto e rigassificato. Il problema, infatti - e non solo per la Slovacchia - non è tanto trovare il gas, ma doverlo pagare sensibilmente di più: se paesi come l'Italia, dove pure il costo sta aumentando (dopo essere aumentato anche negli anni passati, cosa che pare non interessare nessuno) o come l'Olanda, la Croazia eccetera possono costruire rigassificatori sulla costa e poi chiedere royalties per il passaggio del gas verso i paesi esteri, limitando almeno in parte gli aumenti di costo, chi si trova al termine di questa catena paga più di tutti e ha le minori garanzie di ottenere quanto gli serve. E siccome l'economia slovacca non è esattamente mastodontica le autorità e la popolazione, indipendentemente dall'amore che hanno o non hanno per Putin e la Russia, sono piuttosto preoccupate, visto anche che non pare che l'UE, che approva e benedice il taglio del gas russo, abbia messo in piedi dei meccanismi di compensazione o solidarietà.
Chi sta messa peggio di tutti, ad ogni modo, è la Moldavia, che dell'UE nemmeno fa parte. Da ieri il gas non arriva più dall'Ucraina, con tutte le conseguenze che si possono immaginare: stop al riscaldamento degli edifici e delle attività industriali. A complicare ulteriormente le cose, la maggiore centrale termoelettrica del paese, Cuciurgan, dalla quale viene circa l'80% dell'energia moldava, si trova in Transnistria. È passata al carbone per generare un minimo di energia, ma ne ha per una cinquantina di giorni al massimo e ha sospeso i rifornimenti alla Moldavia che sta cercando di accordarsi con la Romania che dovrebbe fornire il 60% del fabbisogno. Ma un terzo delle riserve romene di gas sono già esaurite e il Ministro dell'Energia Sebastian Burduja ha dichiarato che alla Moldavia andrà solo l'energia in eccesso rispetto alle necessità romene, tra l'altro in buona parte al prezzo di mercato, sempre più alto.
Resta infine da chiedersi come l'Ucraina verrà fuori da questa situazione: non solo perde le royalties sul passaggio del gas, ma dei vicini che la rifornivano finora di elettricità la Moldavia non potrà più farlo, la Romania sarà costretta a ridurre e la Slovacchia minaccia di chiudere tutto. La Polonia dovrebbe aumentare l'export, ma per il comparto energetico ucraino la situazione sta diventando complicata: come si vede del grafico che allego, non solo è passata dall'essere paese esportatore a paese importatore ma il divario tra ciò che riesce a produrre e ciò che deve importare aumenta sempre più (in nero quanto importa, in rosso quanto esporta).