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Anatomia politica della destra italiana a stelle e strisce

di Nicola Guerra - 27/01/2025

Anatomia politica della destra italiana a stelle e strisce

Fonte: Franco Cardini

L’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha riempito di gioia buona parte della destra italiana. Lo si può osservare agevolmente dai numerosi post pubblicati sui social media da elettori, militanti e simpatizzanti. Ne emerge il ritratto di un Trump descritto come “uno de’ noantri”. Diversi commenti esaltano, inoltre, la bellezza e l’eleganza della first lady Melania.
A dire il vero, nell’insediamento di Trump vi era ben poco di elegante, a meno che non si voglia pensare che ormai la tradizionale italica eleganza abbia lasciato il posto a modelli d’oltreoceano. Il che, tutto sommato, può essere comprensibile, vista la crescente americanizzazione culturale del paese. L’insediamento di Trump scimmiottava il modello inglese. Del resto, il senso di inferiorità americano verso la “madre patria” cova da tempo sotto le ceneri. Ma era reinterpretato con il tipico kitsch americano da drive-in. Insomma, un po’ come mettere il ketchup o la salsa barbecue al Jack Daniel’s nello Shepherd’s Pie.
C’è poi il saluto romano di Musk (più presunto e somigliante a una mossa degli Avengers che reale) ad aver mandato i destri italiani in visibilio, con buona pace per la Danimarca e il Golfo del Messico, anzi d’America, e ancor più per Panama e il suo canale. Davanti a una posa plastica, in un romanissimo saluto immaginato dell’oligarca americano, val bene persino nascondere sotto il tappeto il sovranismo e abbracciare un po’ di imperialismo a stelle e strisce.
In prima fila alla cerimonia di insediamento c’erano, inoltre, tutti i membri di quella che il fascismo – così rimpianto solitamente dai destri (seppur con democratica e accorta moderazione) – avrebbe chiamato senza mezzi termini plutocrazia. Ma pace anche per questo, perché per i destri non solo Trump è “uno de’ noantri”, ma anche Musk ora viene elevato a fine ideologo anti-woke. E pace soprattutto perché Trump ha consegnato le tavole della legge: da oggi ci saranno solo due generi!
Che poi, a ben pensarci, in prima fila c’era anche quel Mark Zuckerberg, contro i cui fact-checkers su Facebook i destri hanno sacramentato per anni. Ma pare che anche lui sia sulla strada di divenire “uno de’ noantri” e abbia persino cancellato la policy che forniva assorbenti in tutti i bagni maschili delle sue aziende!
Si può dire: la destra odierna è uno spasso. Invoca il made in Italy e lo stile italiano, ma poi si esalta per il carnevalesco insediamento di Trump. Invoca il sovranismo, ma se ne infischia della Groenlandia, di Panama e del Golfo del Messico. È forse un sovranismo americano? È a stelle e strisce? Perché se ne infischia anche del centinaio di basi americane presenti sul territorio nazionale. E qui, in effetti, sta la più alta vena antifascista della destra italiana: va detto, va ammesso, e va portata gratitudine ai liberatori americani dal nazi-fascismo.
Presto Trump varerà, oltre alla crociata contro l’impero del male cinese, anche una crociata contro l’Islam, che dovrà fare spazio alla Grande Israele con capitale Gerusalemme. E, anche in questo caso, ci si può già scommettere: ci sarà la diffusa esaltazione della destra italiana. E pace se, invece, il Duce si proclamava proprio spada dell’Islam. Si possono già immaginare i post che fioccano su Facebook con immagini di neo-crociati intenti a difendere l’Occidente bianco e cristiano dal perfido Islam. Solo che, al posto della croce, i nuovi crociati sfoggeranno l’aquila americana.
È buffa la destra italiana, lo si può dire senza cattiveria, con un certo divertimento intellettuale. È quasi più buffa di quella sinistra che vorrebbe implementare la transizione ecologica e la politica di genere nel Global South, assicurandosi al contempo che l’acqua inviata in Africa sia imbottigliata con tappi di plastica a norma. Tra coloro che santificavano il presidente Obama per il Nobel per la Pace e quelli che oggi santificano Trump, il passo è più breve di quanto si possa immaginare.
Ma con una sana ironia, un po’ amara, possiamo dircelo: è tutto un carosello questa nazione, l’Italia, ormai senza identità, senza politica, senza geopolitica, senza speranza. La realtà supera abbondantemente l’ironia felliniana e, volendo volgere al cupo, siamo ben oltre la “Povera Patria” di Franco Battiato.
E dopo l’insediamento di Trump, scrivono i destri citando i propositi presidenziali: pace fatta in Ucraina in 24 ore. Ma dopo un insediamento del genere, con tutto il capitalismo esentasse schierato in bella vista, con propositi di conquista dichiarati ad alta voce, come in una rivendita di auto usate del Texas, potranno i destri, e non solo loro, continuare a blaterare che Russia e Cina non sono democrazie? Chi difenderà gli abitanti e i pinguini (che in realtà non ci sono) della Groenlandia, ambita tra le terre rare e per il controllo dell’Artico? Chi dirà, a destra come a sinistra, che c’è un aggressore e un aggredito? Tutto però diventa possibile, perché ormai per democrazia si intende quel che Washington ordina, a destra o a sinistra. Tanto basta qualche canzone dei Village People e tutto passa.
Ma, al di là dell’ironia, lo scenario politico e geopolitico reclama considerazioni non secondarie. La destra italiana, che alcuni giornalisti in voga tendono a definire come un’“unica cosa nera” o una immaginaria “NazItalia”, è ormai a tutti gli effetti ideologicamente post-fascista. Non c’è nulla di quanto ricostruito da Zeev Sternhell, con la revisione antimaterialista del marxismo, lo Stato come promotore assoluto di giustizia sociale, la guerra ideologica ai signori del denaro e il collocarsi come terza via in competizione con marxismo e capitalismo.
E c’è poco anche se consideriamo il fascismo, come fanno alcuni politologi anglosassoni, come forma estrema ed estremizzata di nazionalismo. Perché dal 1947 la destra italiana ha scelto l’America. Sia con il MSI, sia con il primo gruppo extraparlamentare dei Fasci di Azione Rivoluzionaria (FAR), integrato nella rete anticomunista organizzata in Italia dall’intelligence americana e denominata Los Angeles Network. E ancor più con Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, integrati tramite l’intelligence americana presso le basi NATO del Veneto o l’agenzia occulta Aginter Press nella Strategia della Tensione.
L’attuale destra italiana, al cospetto del conflitto russo-ucraino, come già embrionalmente durante le guerre jugoslave, si è divisa in una minoranza antioccidentalista ed eurasiatista e in una stragrande maggioranza occidentalista radicale, suprematista e atlantista. Quello che segue al fascismo, più che come neofascismo, è definibile come destra radicale occidentalista, o semplicemente occidentalismo radicale. Dalla “lotta del sangue contro l’oro” si è passati alla “lotta del sangue e dell’oro”, vista la nonchalance con la quale la destra si affianca agli uomini più ricchi del pianeta e al capitalismo più sfrenato. Si concilia, cioè, in una narrativa che va oltre il populismo, la plutocrazia con una presunta ribellione. Dove la ribellione consiste in una narrativa anti-woke e anti-gender che trova il suo vate in Elon Musk.
Come ben ricostruisce Luciano Canfora, dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso sovietico, il comunismo ha vissuto una crisi profonda, con una sinistra che, vergognandosi persino di definirsi tale, ha messo in soffitta ogni ideologia marxista e socialista. La destra, quella nata dalla sconfitta del fascismo, ha intrapreso da tempo la via di Washington, abbracciando il capitalismo e la supremazia americana, dove l’America viene considerata il più forte difensore dell’Occidente.
Ormai, destra ed estrema destra sono spesso sinonimi di occidentalismo radicale, che in fondo si traduce in suprematismo occidentale. Ma, guardando a sinistra, la situazione non cambia granché. Si può parlare di occidentalismo suprematista tanto per l’immigrazionismo selvaggio, finalizzato a fornire manodopera schiavizzata alle industrie, quanto per l’anti-immigrazionismo nazionalista, che si fonda sul nuovo comandamento della “lotta del sangue e dell’oro”.
La destra italiana è, in effetti, solo una parte del puzzle occidentalista, presentato in diverse varianti pseudoideologiche. Che si tratti di esportare la democrazia con la sua cultura woke o green, a sinistra, o di esercitare una supremazia economica e tecnica, spesso mascherata da pretesti religiosi legati all’identità cristiano-giudaica, il soggetto che si pretende dominare lo scenario globale è l’Occidente.
Il discorso politico della destra, come quello della sinistra, è che l’Europa debba essere inscindibile dalle altre potenze “bianche” e che insieme costituisca l’Occidente, sotto la guida americana. Lo scandalo suscitato dall’entusiasmo della destra italiana per Donald Trump non ha fondamento serio. Le reazioni della destra, infatti, non sono poi così diverse da quelle della sinistra per Biden e, come dimostrano le votazioni in Parlamento, destra e sinistra concordano nel sostenere l’armamento dell’Ucraina.
L’Italia, da decenni ridotta a periferia dell’impero americano e stivaletto dell’Occidente imperialista, riflette e scimmiotta la politica americana: il centro-destra con il trumpismo e il centro-sinistra con il Partito Democratico, che esporta la democrazia a piene mani. Ogni analisi politologica che non tenga conto di questa realtà rimane lontana dal vero.